12.

Ennesima sfilata. Ennesima giornata del cazzo. Ennesima maschera da indossare.

Il backstage di quell'edificio sembrava un labirinto di corridoi stretti e lunghi male illuminati da neon mezzi fulminati. Scenario perfetto per un horror di qualità mediocre.

Verosika aveva appena finito di esibirsi e si era allontata per un momento di respiro, lontano dalle telecamere, dai fan urlanti e dal fumo delle sigarette di Valentino.

Blitzo, intanto, si era allontanato per andare a prenderle qualcosa da bere. "Ci metto un attimo, non fare cazzate" le aveva detto poco prima di sparire dietro un corridoio.

Verosika si poggió contro una parete, passandosi una mano tra i capelli induriti dalla lacca.
Tiró un lungo sospiro e chiuse gli occhi per scacciare via la tensione e lo stress.

Ma una voce la interruppe.

"Hey bellissima"

Verosika spalancó gli occhi e si irrigidì. Non era Blitzo, nemmeno Valentino o Vox. Era una voce bassa, roca, intrisa di un tono che non le piaceva affatto.

Si voltó appena per guardarlo. Era un uomo sulla trentina, con l'aspetto e il sorriso di un coglione pervertito che al liceo spiava le ragazze in doccia.

Si avvicinó a lei con passo lento.
"Ho visto il tuo show.. Sei pazzesca." mormoró, alzando una mano verso di lei.

Lei senza pensarci due volte si scansó come se fosse una malattia e lo fulminó con uno sguardo accusatorio.

Ma lui non si scompose, le si avvicinó di nuovo, con quel sorrisetto del cazzo che le faceva venir voglia di vomitare.

"Sai, sono il tuo fan numero uno. Ti seguo da anni. Ho tutte le tue foto, ogni singola canzone..."

"HEY!"

La voce di Blitzo rimbombó nel corridoio come un tuono. E nell'arco di pochi secondi, l'uomo si ritrovó sbattuto a terra col viso schiacciato contro il pavimento sotto lo stivale di Blitzo.

"Ti piace rompere le palle, eh? Vediamo come farai quando non avrai più le tue di palle."

E poi inizió a colpirlo. Pugni su pugni, calci su calci, senza sosta, mentre l'uomo cercava di scusarsi o coprirsi il volto con le mani.

Verosika osservó la scena, pietrificata per un momento, il cuore le martellava nel petto , bloccando i suoi tempi di reazione.
Ogni colpo che Blitzo gli sferrava sembrava intriso di una rabbia incontrollata che non aveva mai visto, o almeno, non in quel modo.

Era come se ci fosse qualcosa di diverso nel suo modo di difenderla.

"BLITZO!" urló lei, afferrandolo da dietro. "BASTA! LO AMMAZZI SE CONTINUI COSÌ."

Blitzo si fermó, col respiro affannoso e le nocche sporche di sangue che non era il suo.

"Andiamocene prima che qualcuno chiami la sicurezza." sibiló Verosika, afferrandolo per il polso e trascinandolo via.

"Tsk, sono io la sicurezza" borbottó lui.

Verosika lo ignoró e lo trascinó fino al parcheggio all'esterno, nonostante piovesse.

Lo spinse contro la portiera dell'auto e lo fissó con sguardo furente.

"Ma che cazzo ti dice il cervello? Potevi ammazzarlo! Bastava dargli due sberle e allontanarlo, cazzo."

Blitzo distolse lo sguardo, incapace di replicare.

"QUINDI?" insistette lei, alzando il tono.

"CAZZO, LO SO , OKAY? È solo che.."

"CHE COSA?" replicó lei, incrociando le braccia.

Blitzo sbuffó e riprese il contatto visivo.
"Che quando l'ho visto provare a toccarti non ci ho visto più. Mi ha dato più fastidio di quanto dovrebbe darmene."

"Eh? Che cazzo dici?"

Blitzo aprì bocca per rispondere, ma la richiuse. Era come se le parole gli si bloccassero in gola ancor prima di uscire, bloccate in un nodo troppo intricato da sciogliere.

"Senti..." disse poi, toccandosi la nuca. "Forse è meglio se ti trovi un'altra guardia del corpo. Io non credo di essere più adatto a questo ruolo."

Verosika lo fissó, sbigottita. "Ma che cazzo stai dicendo?"

Blitzo si passó una mano sul volto.
"Dico solo che forse sta iniziando a coinvolgermi troppo questa cosa di proteggerti."

Verosika lo fissó in silenzio per un istante, mentre la pioggia bagnava entrambi senza sosta.

"Non capisco dove vuoi arrivare."

Blitzo sbuffó, nervoso.
"Cristo, sei stupida o lo fai apposta?"

"Sei tu che non riesci a spiegarti."

"Cosa cazzo c'è da capire? Non posso più lavorare per te. Mi tocca troppo quello che ti succede."

Verosika sentì il suo battito accellerare improvvisamente.
"Perché..?" disse, con tono più basso di quanto avrebbe dovuto essere.

Blitzo serró i pugni e mantenne lo sguardo basso.
"Dio- mi piaci, ok?"

Silenzio. Rotto solo dall'insistente rumore della pioggia che sbatteva sulla terra.

"E quindi? Anche tu mi piaci." rispose Verosika con voce che tradiva nervosismo. "Non mi sembra un problema."

Blitzo rise, ma una risata vuota e acida, senza un briciolo di allegria.
"No. Tu mi piaci più di quanto dovrebbe piacermi una che mi scopo. Mi piace passare il tempo con te , anche quando non lo facciamo. Mi piace guardarti dormire. Mi piace sentire la tua voce e cristo, è tutto troppo per me, ok? Non posso continuare a proteggerti in modo professionale o discreto se ogni volta che qualcuno ti tiene gli occhi addosso per un secondo di troppo , mi viene voglia di spaccargli i denti."

Verosika non trovó le parole. Si limitó a guardarlo col respiro appena spezzato.

Quella che aveva appena sentito era una... dichiarazione?

Blitzo abbassó di nuovo lo sguardo e fece per andarsene.
"È meglio se smettiamo di vederci."

Fece due passi verso l'uscita del parcheggio, ma Verosika lo afferró per la manica della giacca.
"Fermo."

Blitzo si voltó, coi capelli bagnati dalla pioggia incollati alla fronte e lo sguardo teso.

Verosika lo guardó, senza un filo di arroganza o sarcasmo.

E mentre osservava quel viso marchiato,stanco ma stupendo, le tornarono in mente ognuno dei momenti in cui si era sentita al sicuro con lui. Ogni parola che l'aveva tirata su di morale. Ogni sguardo dolce dopo il sesso.

E realizzó quello che aveva evitato di vedere prima.

Fu un lungo momento di silenzio dove entrambi sembravano star trattenendo il fiato. Poi, senza dire nient'altro o pensarci ancora, Verosika lo tiró a se, afferrandolo per il colletto della giacca, e lo bació.

Blitzo perse un battito, ma rispose al bacio, con un urgenza disperata e un bisogno che va oltre il pagano bisogno carnale.

La pioggia continuava a cadere, mescolandosi coi loro respiri affannati e carichi di parole che non serviva pronunciare.

Si staccarono e si guardarono senza fiatare.

"Verosika... io non posso. Non sono bravo a gestire un cazzo nella mia vita"

"Non mi interessa quanto sei bravo o meno. Non ti permetteró di allontanarti da me per colpa dei tuoi complessi."

"Non sono complessi. È la realtà dei fatti."

"E io me ne sbatto." sbottó lei con tono severo ma sincero.

Blitzo sorrise amaramente ma con un filo di fragilità. "Senti.. È complicato.."

Verosika sorrise, un sorriso vero.
"Amo le cose complicate."

E Blitzo sembró cedere a quella frase. Accennó una risata e la guardó.
"Anche io."

"Tu sei complicato."

"Anche tu."

E si baciarono un'altra volta. Con meno disperazione e più sincerità. Un bacio imperfetto, complicato, caotico, ma privo di dubbi.

La pioggia li stava inzuppando del tutto, ma entrambi, per una volta, erano esattamente dove volevano stare.







Intanto, altrove...

Vox appoggió il suo bicchiere su un tavolo di vetro, lo sguardo fisso alla finestra , sulle luci della cittá , e sul suo riflesso appena visibile nel vetro.

Si era preso una pausa dall'evento a cui stava partecipando. Come se per un attimo, la sua compostezza avesse vacillato e avesse avuto il bisogno di allontanarsi dalla folla.

Aveva il solito sorriso da cartellone pubblicitario sul volto, ma le dita gli tamburellavano sul vetro.

Valentino lo raggiunse alle spalle.
"Hai idea di quanto sei bello stasera?" sussurró, accostandosi al suo orecchio con un mezzo sorriso brillo. "Se non fossi io quello che ti scopi, sarei invidioso di te."

Vox non rispose subito. Si limitó a sorridere, come se quel complimento gli fosse dovuto.
"Risparmiati le smancerie, Val. Siamo ad un evento di cortesia, non ad una luna di miele."

"Oh ma io non faccio cortesie.." mormoró Valentino, posandogli le mani sul petto da dietro.
"Consumo solo la mia proprietá privata."

Le sue mani scesero rapide e sicure, toccando ogni centimetro di Vox come se fosse un oggetto prezioso di sua appartenenza.
E Vox, per un momento, lo lasció fare. Chiuse gli occhi, respiró lentamente mentre sentiva il calore del corpo di Valentino incollarsi al suo.

"Non qui." disse poi, ricomponendosi, ma senza spostarsi.

"E perché no?"

"Perché ci sono occhi."

"E tu non ami essere guardato?" sussurró Valentino con le labbra contro la sua nuca.
"Ti eccita sapere che ti desiderano.. che ti venerano.. Ti fa sentire importante."

Vox incroció il suo sguardo nel vetro della finestra davanti a loro. Il suo riflesso era lì, come al solito, perfetto e scultoreo.

Importante.

La vanità e l'ego gli salì alla testa come uno shot di assenzio.

E sorrise, chiudendo gli occhi e tirando un lieve sospiro che faceva da invito a Valentino.

E lui sorrise trionfante. Lo spinse lentamente contro il vetro, iniziando a baciarlo lungo la mascella, il collo, il petto, l'addome... fino a inginocchiarsi.

Vox si morse un labbro, tra i suoi pantaloni slacciati e le labbra abili di Valentino.
La sua vanità si fondeva all'eccitazione in un mix tossico e romantico.

E quello che raggiunse non fu solo un orgasmo, ma una performance per un solo spettatore.

E tutto accadde lì, dietro un terrazzo. Con solo una parete di vetro e un cielo scuro a fare da scenografia.

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Bella raga, l'avevo detto che sarei tornata più carica di prima PERIODT.

Modestamente, amo questo capitolo, mi sono data una pacca sulle spalle da sola, spero piaccia a voi tanto quanto piace a me✨✋🏻

preparatevi ai drammi, ci si becca pupi👀🫦

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