Breathe - Taekook

Detto schiettamente, Jungkook trovava che la sua gatta fosse una gran testa di cavolo.

Dopotutto, con tutti i momenti che aveva per scappare di casa, proprio alle dieci di sera di una sera molto piovosa doveva farlo? E proprio quando lui stava per nascondersi beatamente sotto le coperte?

-A quanto pare.- borbottò arrancando nel vicolo mentre scivolava nelle ciabatte bagnate fradicie.

Poi chissà dove si era andata a cacciare.

Una volta uscita dal giardino, l'aveva vista schizzare in una direzione a caso fra le abitazioni e le era corso dietro.

Adesso che ci pensava, era almeno un'ora che la stava cercando e trovarla, in quella città piena di tetti, strade, stradine e anfratti vari, era decisamente un'opzione remota. Come cercare un ago in un pagliaio. Solo che, in un buon pagliaio, di aghi c'è solo quello che stai cercando, così quando ti pungi la mano sai che è proprio l'ago. Se il pagliaio è buono. Se invece non lo è, potrebbe anche essere un rovo. Mentre una città che si rispetti è piena zeppa di gatti e uno più uno meno non ci fa caso nessuno.

Immerso in questi suoi pensieri propri di quando stava crollando dal sonno, Jungkook finì per inciampare nella sua gatta, che, fra un passo scivoloso e l'altro, gli si stava strofinando contro le caviglie.

E dopo aver finito per inciamparci, finì lungo disteso per terra, in mezzo al torrentello che l'acqua piovana formava sul selciato, sbucciandosi palmi e gomiti, mentre quella gran testa di cavolo lo guardava con gli occhi traboccanti di rimprovero.

-Che il Diavolo ti porti, Nemu.- grugnì rialzandosi. -Poi guardati, sei tutta fradicia, scema che non sei altro. Rischi una polmonite!- la sgridò per poi sollevarla e mettersela dentro la felpa.

Ora che ci faceva caso, anche lui non è che fosse esattamente quello che si definisce asciutto. Più liquido di un ghiacciolo in estate, avrebbe detto suo fratello Jimin, se solo non fosse stato a chilometri e chilometri di distanza a studiare insieme a Yoongi, l'altro fratello.

Nemu fece un verso di disapprovazione e gli piantò gli artigli nel petto. Lui però non ci fece caso, perché invece stava notando che non aveva più nemmeno la più pallida idea di fosse casa sua.

Si tastò le tasche dei pantaloni alla ricerca del telefono e imprecò rendendosi conto di averlo lasciato a casa.

-Vabbè... Supponiamo che il Centro sia da qualche parte di lì... e allora sempre da qualche parte di lì ci sarà casa mia.-

in base a questa deduzione, si girò e si mise a camminare.

Stava appunto camminando da una decina di minuti quando, in una casa alla sua sinistra, l'unica illuminata della via, sentì un violento scoppio di grida.

Preso alla sprovvista, si spaventò e rimase immobilizzato, il sangue che gli pulsava quasi dolorosamente nella testa, dandogli l'impressione di star bruciando di star per saltare in aria.

La porta della casa si aprì proiettando un rettangolo di luce sulla strada, e un ragazzo volò giù dagli scalini come se qualcuno l'avesse spinto, cadendo a terra come Jungkook poco prima.

-E non osare mai più farti rivedere!- gridò una voce femminile prima che la porta si chiudesse sbattendo.

Il ragazzo non replicò nulla, invece si mise a quattro zampe e tastò la strada alla ricerca di qualcosa.

Lentamente, in un tempo che gli parve infinito, la pressione nella testa calò fino a scomparire e Jungkook tornò a ragionare lucidamente.

Tenendo stretta la gatta addormentata, fece un passo in avanti.

Tossicchiò. O almeno, quella era stata la sua intenzione. Invece fu scosso da un attacco di tosse.

"Ecco. Mi sto ammalando. Se lo scopre Jimin..."

L'altro intanto era scattato in piedi e lo fissava spaventato, il petto che si alzava e si abbassava rapidamente sotto la maglietta già inzuppata.

Jungkook si ricompose mentre Nemu protestava assonnata.

-Tu...- la voce dell'altro non era fragile, ma aveva un che dava l'impressione che sarebbe bastato un niente a spezzare tutto. -Tu hai visto tutto, suppongo?-

-Se con tutto intenti il fatto che venivi spinto giù dagli scalini, sì, ho visto.- annuì Jungkook.

Tacque per qualche secondo.

-Senti, ti accompagno dalla Polizia e...-

Il ragazzo scosse la testa.

-No, lascia perdere. Non serve. Chiamerò Jin o Hobi e gli chiederò di venirmi a prendere, anche se ci vorrà un po'. Grazie.-

Si girò nella direzione opposta e fece un passo per andarsene.

-Fermati un po', te! Hai detto che ci vorrà un po'. Un po' tipo quanto?- indagò il ragazzo, deciso a non chiudere gli occhi davanti a quella palese ingiustizia.

Certo, quel tipo appena cacciato di casa avrebbe tranquillamente potuto esserselo meritato, avrebbe potuto essere una cattiva persona, avrebbe e avrebbe. Ma qualcosa gli diceva che non era così. L'aurea di quel ragazzo era di un sacco di cose, tristezza, dolore, solitudine, rassegnazione, orgogli, forza spezzata, repressione... un sacco di cose, ma non un minimo di cattiveria.

-Bho. Un giorno o due. Vivono lontani e in questi giorni hanno degli importanti impegni di lavoro...- scosse le spalle.

-E nel frattempo dove hai intenzione di andare? In hotel? Dubito che tu abbia dei soldi. E se anche ce ne fosse qualcuno che fa a credito, dubito che sia aperto a quest'ora.-

Mentre parlava, Jungkook fu scosso da un brivido di freddo.

Tutta quell'acqua di cui era inzuppato e che non accennava a smettere di cadere stava iniziando a dagli sui nervi. Rendeva tutto fastidiosamente soffocante.

-E quindi? Che cosa te ne frega a te? Non è che stai cercando di abbindolarmi per poi rapirmi, eh?- fece l'altro incrociando le braccia sul petto.

-Senti un po', tipo...-

-Mi chiamo Taehyung.-

-Okay. Signor Taehyung...-

-Senza il "signor", grazie.-

-Va bene. Già che ci sono ti chiamo Tae, prima che tu mi interrompa per dirmelo...-

-Ecco, bravo.-

-Ma chi te l'ha chiesto.

-E poi adesso mi sono dimenticato che cosa ti dovevo dire.-

Senza accorgersene, i due, mentre bisticciavano, si erano affiancati e stavano camminando verso non si sa bene dove, in ogni caso lontano dall'ex abitazione di Taehyung e, si spera, verso quella di Jungkook.

-Meglio così. Non mi ricordo precisamente, ma so che stavi sparando una serie di stronzate epocali.-

-Mi sento offeso.-

-Fai come vuoi.-

Tae tacque un momento prima di strofinarsi le mani e commentare:

-Che freddo porco. Ci vorrebbe una cioccolata.-

-Se vieni a casa mia te la offro.- borbottò Jungkook sbirciando la gatta che si era riaddormentata nella sua felpa.

-Davvero? Sicuro che non disturbo? Cioè, non vorrei...-

-Se te l'ho detto è perché non disturbi. E poi credo di averne anche io un gran bisogno.-

-Ah.-

-Comunque mi sono ricordato che cosa ti dovevo dire.-

-Che cosa?- chiese curioso Tae, infilando le mani nella tasche dei Jeans.

-Volevo dirti che potevi stare a casa mia, fino a che non avessi trovato una sistemazione migliore.-

-Ah, giusto. E perché io ero così riluttante?-

-Perché sei scemo, immagino.

-Comunque quella è casa mia.-

-Era ora. Sto andando in ipotermia.

-Piuttosto, com'è che siamo sempre vissuti così vicini e non ci siamo mai incontrati prima?-

-Invece, com'è che cercando la gatta ci ho messo un'ora ad arrivare davanti a casa tua e ora per tornare indietro ci abbiamo impiegato nemmeno venti minuti?- chiese perplesso Jungkook spingendo la porta di casa, che si aprì subito.

Strano, si ricordava di averla chiusa.

-La spiegazione è una sola: a essere scemo sei tu e... Chi sono loro?-

Jungkook, mentre cercava di liberarsi di Nemu, che pareva essersi molto affezionata alla sua maglietta, alzò lo sguardo, incrociando quelli di Jimin e Yoongi, che, appoggiati ognuno ad una parete del corridoio, lo squadravano ironici.

-Allora, fratellino,- fece Jimin staccandosi con slancio dal muro. -ti diverti?-Il ragazzo fece un passo indietro, andando a sbattere contro Taehyung, mentre la gatta finalmente saltò giù, solo per andare a strusciarsi contro le caviglie di Yoongi.

-Non è come pensate! Posso spiegare!-

-In che senso non è come pensiamo? Intendi che non sei uscito di casa il martedì sera per andare ad una qualche festa in un qualche locale, dimenticandoti pure l'ombrello e...-

-Esattamente! Cioè, sì, ho dimenticato l'ombrello, ma ero andato solo a cercare Nemu e poi ho incontrato Taehyung e...-

Non andò come Taehyung si era aspettato.

Né Jimin né Yoongi li sgridarono. Dopotutto nessuno di loro due aveva mai sgridato il loro fratellino, ma lui era abituato in tutt'altra maniera.

Rovesciando mezza cucina, Jimin preparò la cioccolata mentre il suo gemello asciugava la gatta e gli altri due si facevano una specie di bagno negli asciugamani.

Quando poi Tae chiamò per sapere quando sarebbero potuti venire a prenderlo e gli dissero che prima di quattro giorni non sarebbero riusciti ma che se voleva poteva andare in albergo oppure raggiungerli in treno che tanto avrebbero pagato loro, e parlando con dei tali Hoseok e Namjoon, che a quanto pareva erano i cugini di Tae, disse un mucchio di parolacce oscene il cui significato, in linea generale, era: "Non preoccupatevi, al patato ci pensiamo noi, tanto in questi giorni giorni è vacanza."

-Ma tu come ti chiami, scusa?- chiese Tae mentre, scottandosi la lingua, mangiava la cioccolata.

-Tu chi?- sbadigliò Jungkook lasciandosi cadere all'indietro sullo schienale della sedia.

-Tu! Hai presente, quel tipo scemo che sembra un coniglio e che non mi ha ancora detto come si chiama. Per caso lo conosci?-

-Ah, quello. Lui si chiama Jungkook ma preferisce...- non riuscì a finire la frase, perché la sua sedia si rovesciò all'indietro, facendolo cascare a terra per la seconda volta in neanche due ore.

Si rialzò, massaggiandosi la nuca.

-Vabbè, io vado a dormire. Tae, quando vuoi raggiungimi. Su dalle scale, seconda porta a destra. Lascio la luce accesa.-

Per tutta la settimana successiva continuò a piovere a dirotto, così tanto chhe anche solo per andare dalla porta alla macchina, benché munito di stivali, ombrello e impermeabile, Yoongi si inzuppò fino al midollo e dovette tornare subito indietro senza aver fatto la spesa.

-Forse se andassimo in costume...- meditò Jimin.

-No, cretino, quello è un modo per farsi sbattere dentro o beccarsi una polmonite.- lo rimbrottò Yoongi.

-Oppure per attirare le ragazze.-

-Vivi con la testa fra le nuvole, te, altroché.-

I parenti di Taehyung non erano ancora riusciti a venire a prenderlo, in compenso, però, avevano chiamato ogni sera, insistendo anche per poter mandare dei soldi, al punto che stavano per litigare con Yoongi, se Jungkook non gli avesse strappato di mano il telefono e non avesse pacificato gli animi.

Tae li guardava dubbioso.

Non voleva dare fastidio, diceva.

Non dava assolutamente fastidio, gli rispondeva Jungkook tirandogli addosso i cuscini.

Il ragazzo non si comportava come uno che è appena stato cacciato di casa, e a Jimin la cosa non piaceva per niente.

Sosteneva che doveva parlarne, sfogarsi.

Jungkook non concordava per niente. Non era così che funzionava, sosteneva. Aveva senso sfogarsi, piangere e fare qualunque cosa del genere quando si era dentro ad una tale situazione, ma se ormai era passata, no, bisognava andare avanti e basta, senza pensare alle cose brutte. Quasi chiudere gli occhi sul passato, lasciandoli socchiusi quel tanto che bastava per non cascarci di nuovo.

-Tu sei strano. Sei sempre stato strano. Con questa cosa di insistere che andassimo pure in culonia a studiare. Da un momento tu potresti morire e noi che cos'avremmo fatto? Ti saremmo strati schifosamente ed inutilmente lontani.- sbottò il maggiore sbattendo un bicchiere vuoto sul tavolo.

Jungkook buttò giù un sorso del suo milkshake alla banana.

-Tanto morirò lo stesso. Prima o poi. Però intanto sono vivo. Quindi non vedo proprio il motivo di preoccuparsi di dove siete, di cosa fate, di come, quando, perché, percosa e menate varie.

-Non è che piuttosto potresti cucinare qualcosa di decente? Questi milkshake stanno iniziando a farmi un po' troppo shake shake nella pancia.-

-Stai cercando di cambiare discorso, guarda che me ne accorgo. E poi non posso cucinare proprio un bel accidente di niente, se non c'è niente da cucinare e...-

-Se questo è il problema, ecco risolto.- lo interruppe Yoongi, entrando in cucina con le braccia piene di sacchetti della spesa bagnati fradici.

Taehyung lo seguiva con altri sacchetti, ancora più fradici perché li aveva fatti cadere a terra mentre cercava di chiudere il baule della macchina.

Li posò sul tavolo, inondandolo tutto di acqua, e scosse i capelli, inondando anche Jimin, che si mise a saltellare a destra e a sinistra lanciando imprecazioni oscene.

Jungkook, invece, si distrasse a guardare le punte bionde dei capelli di Taehyung, che catturavano la luce artificiale della lampidina e splendevano quasi come l'oro.

Stava ridendo mentre minacciava Jimin con la borsa fradicia.

Era bello, realizzò. Scandalosamente bello.

Per un attimo gli parve di poter respirare liberamente, senza nessun impedimenti, senza tutta quell'umidità che ormai permeava tutto; quel respiro invece sapeva di terra toccata dal sole dopo giorni di pioggia.

Durò solo un attimo, e poi se ne andò, lasciandogli nel petto la sensazione di un peso in più.

Era l'unico a non avere i capelli tinti, lì dentro, notò poi. Tae aveva quelle manche bionde dannatamente sexy, Jimin con quella tinta azzurra sembrava più che altro un confetto, mentre Yoongi era, ormai da anni, una mentina.

"Se arrivo vivo al mio ventesimo compleanno, me li tingo anche io." decise.

Poi pensò un colore che potesse stargli bene, ma non ne trovò.

"Eh vabbè, mi tingerò di nero. Sempre che io ce la faccia, a sopravvivere. Sento questo strano peso nel petto...-

Tae aveva anche un odore buono, notò respirandolo.

Solo un paio di secondi dopo si rese conti che il ragazzo gli si era avvicinato e lo stava guardando negli occhi dalla distanza di circa due centimetri.

Andò quasi nel panico, voleva sentire ancora quell'odore, però non riusciva a non trattenere il fiato.

-C'è qualcosa che non va, Kookie? Mi sembri pensieroso.-

Jungkook gli sfiorò le labbra con un dito, delicatamente.

-Quando ci sei tu, niente del genere.-

Due giorni dopo, i parenti di Tae vennero a prenderlo. Erano tre ragazzi poco più grandi llui, quindi all'incirca dell'età di Jimin e Yoongi.

Per l'occasione smise addirittura di piovere.

-Odio questi maledetti aggegi. E, dite quello che volete, ma io li odierò fino a che non ci sarà modo, per il conducente, di cucinare.- borbottò un terzo ragazzo, districandosi dalla cintura di sicurezza e scendendo dall'auto.

Appena lo vide, Taehyung gli si gettò fra le braccia e lui si mise a dirgliene di tutti i colori, a tastargli le costole per essere sicuro che non fosse dimagrito, gli controllò addirittura le orecchie e gli fece i complimenti perché se le era lavate bene.

-Ah, ci credo, con tutta questa pioggia. E ora, per cortesia, lasciami respirare.-

-Lui è Seokjin, il mio ragazzo.- disse Namjoon a bassa voce, palesemente imbarazzato.

Quello fu anche il giorno in cui il cuore di Jungkook cedette e lui fu ricoverato in ospedale in terapia intensiva.

Ci fu un tuono improvviso e, con uno scroscio violentissimo, rincominciò a piovere. Il ragazzo si spaventò e il suo cuore, fragile da sempre, non resse.

I dottori non vollero dare false speranze né alla sua famiglia né ai suoi amici.

Dissero chiaro e tondo che non ce l'avrebbe fatta.

Anche se ora si era svegliato, quell'organo non era più in grado di funzionare da solo.

Quando fu il suo turno di entrare, Tae lo guardò dritto negli occhi, ignorando il resto della stanza.

-Lo sapevo, io, che c'era qualcosa che non andava.

-Perché non me l'hai detto?-

-Detto che cosa?-

-Che hai i giorni contati.-

-Non dirmi che non lo sapevi.-

-Non vedo come avrei potuto.-

-Tae...- Jungkook chiuse gli occhi e tirò un respiro così lungo che l'altro temette che fosse morto. -Tae, tutti abbiamo i giorni contati. io. te. Quei cretini dei miei fratelli. I tuoi cugini. Eomma Jin. Tutti. Solo che c'è chi ne ha di più e chi ne ha di meno. Io non trovo che il fatto che io ne abbia di meno della media sia una cosa rilevante.-

-Ma...-

-Dimmi la verità. Ti sei innamorato di me, vero?-

Tae sussultò. Non voleva. Non voleva essere deriso. E, meno che tutto, da Jungkook.

-La verità.- ripeté l'altro ragazzo.

-Sì.-

Jungkook sorrise, chiudendo di nuovo gli occhi.

-Anche io, sai? Di te, però, non di me.-

-Ehm... che cosa si dice di solito, in questi casi?- chiese Tae, che non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

-Che cosa si dica in questi casi non ne ho idea... ma...

-Tu andrai in pezzi, lo sai. Non provare a non farlo. Non provare a rincollare niente. Anzi, allarga bene ogni crepa perché è da lì che entra, che deve entrare la luce.

-Okay?-

Taehyung strinse le labbra, per niente convinto.

-Okay.-

-E ora sorridi, patato.- disse Jungkook allungando una mano e sfiorandogli le dita.

E Tae sorrise, un po' tristemente.

In quel momento smise di piovere, le nuvole si divisero e un raggio di sole colpì in pieno i due ragazzi.

Hobi aprì cautamente la porta ed entrò.

-Ho due belle notizie.

-Bella notizia numero uno: Nemu era strana e così Jin l'ha portata dal vetrinario ed è venuto fuori che è incinta. Nemu, non Jin, intendo.

-Bella notizia numero due: i laboratori hanno appena sfornato una nuova scoperta per cui... In poche parole: sei salvo, Jungkook.-



Hobi Raggio di Sole.

Nell'idea originale Jungkook non si doveva slavare, ma poi, quando ho fatto la copertina e ho iniziato a scrivere, non ho avuto l'anima di farla finire con quell'"okay". Non so se sia un bene o un male.

Questa volta non sono così soddisfatta. Mi sembra un po' dispersiva. E forse ho trattato dei temi un po' troppo seri per i miei standard.

Ma cooooomuuuunqueeee... mi piace.

P.S. In tutto questo, i miei personaggi perferiti sono Jimin, Yoongi e Jin.

P.S. del P.S. Il mio personaggio preferito in assoluto è Jin.

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