I was only waiting for you - Yoonmin

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I Reali Min avevano tutto quello che potessero desiderare.

Un Regno ricco e vasto, sudditi fedeli e benestanti, funzionari celeri ed efficienti, bestiame e castelli in abbondanza

Non gli mancavano neppure i figli.

In ventun anni di matrimonio, la Regina Grazia aveva felicemente dato alla luce otto figli, di cui le prime sette erano femmine.

Strategia, Forza, Astuzia, Determinazione, Vittoria, Competizione e Prosperità erano tutte sane, forti e insolitamente alte e bene piantate. Dalla più grande alla più piccola, andavano dai venti ai quattordici anni e, fin da piccole, erano sempre state interessate a qualunque cosa avesse anche lontanamente a che fare con armi e cavalli, finendo per essere addestrate alla difesa del Regno e pattugliarne i confini come sette valchirie agguerrite e dalle cui bocche uscivano oscenità a non finire.

L'unica volta che un qualche principe aveva osato chiedere la mano di una di loro, lo avevano guardato con commiserazione e la settimana successiva avevano messo sotto assedio il suo Regno, facendolo capitolare in meno di quattro giorni, con il minor spreco di risorse possibile.

L'ottavo dei Principi Min, nonché unico maschio, invece, era tutta un'altra cosa; le sue sorelle e lui non si somigliavano proprio per nientre, come il giorno e la notte: in effetti, l'unica cosa che avevano in comune era il chiamarsi Min di cognome, oltre che, quasi incredibilmente, i genitori.

A dieci anni Min Yoongi era abbastanza basso, pallido come un fantasma molto pulitto, aveva un'ossatura delicata da sembrare trasparente, la pelle perfettamente liscia pronta a scottarsi al primo raggio di sole primaverile e abradersi quando avesse preso in mano l'elsa di una spada o dei finimenti per cavalli.

Il piccolo era il cocco della famiglia, tutti lo amvano lo viziavano a tempo pieno, gli facevano avere qualunque cosa potesse desiderare, era lo zuccherino di suo padre, la luce degli occhi di sua madre, il gattino dei suoi cinque cugini Namjoon, Seokjin, Jungkook, Hoseok e Taehyung, le sue sorelle lo adoravano quasi più delle armi e ogni momento che avevano libero lo passavano con lui oppure a trucidare male chiunque considerassero che avrebbe potuto dargli anche un minimo di fastidio.

Yoongi, di per sé, aveva due passioni importanti: il pianoforte e i fiori.

Tutta la sua vita girava intorno a queste due cose.

La mattina, rigorosamente non prima delle nove, visto che amava dormire e che se appunto non dormiva abbastanza finiva per ammalarsi, il Principino si alzava e dopo aver fatto un giro nelle cucine del palazzo, dove la cuoca non mancava mai di rimpinzarlo dei suoi cibi preferiti, correva nei giardini; lì, quando non aiutava i giardinieri, se il tempo era buono, dopo poco finiva per addormentarsi in una qualche aiuola, oppure, se faceva freddo, continuava a camminare fra le suddette aiuole. In ogni caso, era nei giardini che al pomeriggio andava a cercarlo la sua famiglia, per riportarlo fr le sicure mura domestiche, dove non c'era verso di fargli studiare nient'altro se non il pianoforte, sul quale finiva per addormentarsi quasi ogni sera.

Nella vita perfetta del Principe c'era un solo dispiacere, uno a cui nessuno della sua famiglia, neanche volendolo, avrebbe potuto porre rimedio: i fiori viola. Negli infiniti e magnifici giardini del Palazzo, fra tutte le piante di tutte le specie, non ce n'era nessuna che facesse i fiori viola. E Yoongi avrebbe davvero voluto saper che aspetto avessero e di cosa odorassero. Era anche piuttosto sicuro che gli sarebbero piaciuti.

-Perché non ci sono fiori viola?- chiedeva a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo.

-E' per la maledizione.- gli rispondevano tutti, rifiutandosi categoricamente di aggiungere qualcos'altro se non -Non ce ne sono, quindi non è importante.-

Yoongi non la pensava così.

Per lui, se non c'erano fiori viola, era perché nessuno si era impegnato abbastanza perché ce ne fossero.

Quindi, all'età di quattordici anni si decise finalmente a sacrificare un'ora del tempo che solitamente dedicava al pianoforte per dedicarla allo studio della a lui ignota teoria dei colori.

-Dunque, se metto assieme una margherita blu con una margherita rossa, dovrebbe nascere la tanto agognata margherita viola, giusto? E dovrebbe funzionare con tutti i fiori. In teoria.- rifletté, poco prima di addormentarsi con la faccia sulla tavolozza dei colori di cui si era servito per condurre i suoi esperimenti.

E così iniziò per il giovane Yoongi un lungo periodo di sperimentazioni segrete in cui cercava in tutti i modi di ottenere dei fiori viola.

Invano.

Nacquero magnifici fiori screziati, a cerchi concentrici, a pallini, addirittura a macchie trapezoidali; ma di viola nemmeno una spruzzatina nascosta fra i petali.

-Be', arrivo quindi ad una conclusione: la teoria dei colori, qualunque essa sia, è solo una gran fregatura. Ecco cosa. Vado a dormire.- dichiarò, ormai sedicenne, il Principe, rivolto al cugino, prima di ritirarsi.

Jungkook rimase a grattarsi la testa per un bel po' di tempo, perplesso.

-Chissà cos'avrà voluto dire.- concluse infine, riscuotendosi e tornando alle sue occupazioni. -Quel ragazzo sembra sempre viaggiare in un'altra dimensione, che solo occasionalmente incontra quella di noi comuni mortali.-

Il ragazzo dovette attendere ancora due anni prima di potersi finalmente deliziare della vista di un fiore viola.

Si era di ottobre e le rose si appropinquavano alla fioritura.

Una mattina particolarmente ventosa, Yoongi uscì nei giardini ancora deserti e fece il suo solito giro di perlustrazione, come d'altronde ogni mattina.

Aveva quasi finito quando vide la rosa viola.

Non era il viola pieno ed inteso che si era spettato; anzi, era quasi un violetto tenue. Ma era viola. Era la prima rosa della stagione, sbocciata su una grande pianta rampicante, i cui altri boccioli erano palesemente bianchi.

Il Principe rimase immobile a osservarlo per un tempo che parve infinito, il fiato corto per il freddo e la sorpresa.

Infine si riscosse.

Proprio come un bambino, corse all'interno del portone, fino alla sala da pranzo, dove il resto della famiglia stava ancora consumando la colazione.

-L'ho trovata, finalmente!- esclamò il ragazzo, interrompendo così una lotta per il burro fra Forza, Determinazione e Taehyung.

Tutti si voltarono verso di lui, esterrefatti.

Non er mai successo che il Principe rientrasse anzitempo dai giardini, tanto meno per rivolgere la parola ai suoi simili.

-Cos'hai trovato, Suga?- gli chiese il padre.

-Una rosa! Una rosa vola!- quasi gridò, tanto era eccitato.

-Cos... Non è possibile!-

Allarmati dalla notizxia, tutti i commensali si alzarono in piedi, lasciando il cibo a metà nei piatti e facendo scorrere lo sguardo fra il Re e il Principe.

-Sì, vi dico! E' una rosa viola! Dai, venite a vedere, sennò non mi credete!-

Senza aspettare risposta, Yoongi si lanciò nuovamente fuori dalla stanza, diretto verso il roseto, mentre il dubbio che fosse stata tutta un'allucinazione lo assaliva quasi dolorosamente.

-Yoongi, no! Fermati!- provarono a fermarlo tutti, lanciandosi simultaneamente all'inseguimento del giovane.

Ma lui non li sentiva, si stava già precipitando giù dagli scalini d'entrata, fino alla pianta di rose.

-C'è ancora.- disse, la voce colma di gioia e sollievo, vedendo la rosa esattamente come l'aveva lasciata.

Tese una mano per accarezzare i petali ancora spruzzati di rugiada.

Ma un momento prima di raggiungerli, il suo dito incontrò una spina e si punse.

-Ahia, cazzo.- imprecò.

E poi si addormentò.

Con lui si addormentò anche tutto il resto del palazzo.

La maggior parte delle persone stava ancora dormendo e quindi, semplicemente, non si svegliarono e continuarono a poltrire beatamente nei loro letti.

In cucina, invece, una delle cuoche si addormentò mentre metteva una salsiccia sul fuoco; avrebbero potuto essere guai sia per lei che per la salsiccia, se non fosse stato che anche il fuoco si era addormentato.

Il rresto della famiglia Reale si addormentò mentre stava ancora rincorrendo il Principe, a mezz'aria sulla scalinata d'ingresso.

Di fatto, l'unica cosa che non finì addormentata, fu la pianta di rose bianche responsabile di tutto.

In breve avvolse tutti i giardini e tutto il Palazzo in una corte fitta e impenetrabile di spine e rose bianche.

La leggenda che si diffuse per ogni dove era che, oltre quella coltre, ci fossero sette feroci guerriere addormentate e che chiunque avesse osato disturbare il loro sonno incantato sarebbe stato ucciso fra atroci sofferenze proprio per mano delle dette guerriere.

E a nessuno venne in mente di fare una cosa stupida come cercare di superare le spine.

A nessuno per molti anni.

Ma, si sa, ogni tanto, nasce qualcuno di particolarmente stupido, pronto a rimediare all'insperata intelligenza dei suoi predecessori.

In questo caso, lo scemo di turno si chiamava Park Jimin ed era il figlio cadetto del Re di un Regno molto lontano. All'età di circa diciannove anni, il ragazzo, preda di non si sa bene quali idee, decise di tingersi i capelli di rosa, prendere un cavallo e andare all'esplorazione del mondo.

-Questa mi sembra un'avventura interessante.- commentò, vedendo una muraglia impenetrabile di spine e rose bianche.

Da gran testa di cazzo qual'era, ci si mise di picca e non desistette fino a che le piante, stufe di lui, gli aprirono un varco e lo lasciarono passare, pur di non sentire le sue imprecazioni talmente infantili da essere quasi cringe.

Una volta all'interno dei giardini, Jimin lasciò il cavallo a brucare quelle che parecchi anni addietro erano state le preziosissime camomille del Principe Yoongi e si mise a girare fra il resto delle aiuole ammirando i fiori che negli anni si erano presi il proprio spazio, rose bianche permettendo.

E fu vicino ad una di quelle aiuole che Jimin trovò Yoongi, sdraiato fra le camomille e svrastato da un tetto di rose, manco a dirlo, bianche.

Il ragazzo dai capelli rosa gli si inginocchiò di fianco, guardando quasi estasiato quella pelle così bianca e perfetta, i capelli che coprivano appena appena gli occhi, le labbra rosee...

-E' così perfetto.-

E senza starci troppo a pensare, Jimin prese delicatamente una mano dell'altro ragazzo e ne baciò le dita perfettamente levigate.

Yoongi aprì gli occhi e lo guardò.

-Certo che ce ne hai messo di tempo, eh. Stavo aspettando solo te.- grugnì, la voce impastata da decenni di sonno.

-Eh, abbi pazienza, prima dovevo nascere, sai?- rispose a tono Jimin.

-Chi cazzo è quel tizio brutto vicino al mio fratellino?!- ruggì Forza, arrivando alla carica.

-Oh cazzo... e adesso che cosa faccio?- chiese Jimin, guardandosi attorno, spaventato per la prima volta in vita sua.

-Baciami, stupido.-


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Se c'è una cosa che odio, quella sono i finali. Infatti, come si vede, non li so scrivere.

Però, devo dirlo, ho adorato scrivere questa OS.

(dedicata a Sno0z3)

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