Capitolo 11
Yeonjun era confuso.
Decisamente molto confuso.
Però era anche felice come non gli era mai capitato in tutti i suoi diciassette anni di vita.
E se la confusione era il prezzo da pagare per quella felicità, be', se la sarebbe anche fatta andare bene.
Quell'insufficienza, però, no. Quella no. O meglio. Quella montagna di insufficienze. Quelle non poteva proprio farsele andare bene. E non perché delle insufficienze di per sé gliene fregasse qualcosa, quanto piuttosto per il fatto che se l'avessero bocciato non sarebbe più stato in classe con Soobin.
E quello decisamente non poteva farselo andare bene.
Soobin gli piaceva come non gli era mai piaciuto nessuno.
Fra l'ultimo anno di medie e il primo di superiori aveva avuto un paio di cotte, ma ovviamente non si era mai azzardato ad andargli a parlare, anche perché gli parevano particolarmente etero. E onestamente non se la sentiva proprio di uscire dal suo mondo, di rischiare per qualcosa che non avrebbe portato a nulla se non a prese in giro e altre cose spiacevoli. Quindi si era limitato a divertirsi a traumatizzare Misun.
Ma Soobin...
Soobin era tutta un'altra cosa.
Da quando gli aveva scritto quel primo bigliettino, non aveva smesso un istante di chiedersi da dove l'avesse tirato fuori, il coraggio di fare una roba del genere. L'unica spiegazione che fino a quel momento aveva trovato era che gli era parsa un'occasione unica nella vita e che se sarebbe stato un vero idiota a lasciarsela sfuggire.
E poi per nemmeno un secondo si era pentito di quello che aveva fatto.
Perché, appunto, era sicuro di amare Soobin.
E se ne era già sicuro dal primo giorno che lo aveva visto, ora che trascorrevano praticamente tutti i pomeriggi assieme in giro per la città, ne era sicuro all'ennesima potenza.
La vita era bella.
Tutto stava andando bene.
A parte le interrogazioni e le verifiche.
Quelle stavano andando tutto fuorché bene.
Quanti anni erano che non si arrangiava a studiare? Almeno cinque. E, onestamente, non aveva la più pallida idea di come si facesse. Tutti i compiti a casa glieli aveva sempre fatti Misun, le verifiche in classe le aveva sempre compilate grazie ai bigliettini della sua amica, o peggio, gliele aveva sempre fatte lei, e quanto alle interrogazioni, be', aveva sempre preso delle pallidissime sufficienze grazie a quei quindici minuti al giorno in cui si degnava di studiare fra un fumetto e l'altro. Ma ora, uscendo con Soobin, non trovava il tempo di fare neppure quello.
Sentì qualcuno salutare ma non ci fece caso.
Era l'intervallo e mente tutti, compreso Soobin, erano usciti dalla classe per sgranchirsi e andare alle macchinette, lui era rimasto al proprio posto per studiare. O almeno, provarci. Con risultati decisamente deludenti.
Qualcuno gli batté le mani davanti al viso e lui sobbalzò.
-Ma che cazzo...-
-Eh, se magari tu mi cagassi almeno di striscio, quando ti saluto.- brontolò Misun davanti a lui incrociando le braccia sul petto.
Che accidenti le era successo?
Perché aveva il labbro rotto e due cerotti in faccia?
Perché era così pallida?
Perché aveva quelle occhiaie viola?
Perché non sembrava per niente contenta?
E, sopratutto, quanto tempo era che non la vedeva?
Improvvisamente, la consapevolezza gli cadde addosso come un'enciclopedia caduta dal soffitto.
Erano passate due settimane dall'ultima volta che si erano scritti, dall'ultima loro chiamata, quando le aveva detto di essersi dimenticato di lei, dall'ultima volta in cui l'aveva guardata, dall'ultima volta in cui aveva pensato a lei.
Si era dimenticato di lei.
Come accidenti era possibile?
La ragazza lo stava ancora fissando, con un sopracciglio sollevato e con un'aria a metà fra il perplesso e l'interrogativo.
-Scusami.- riuscì solo a borbottare.
Come accidenti avrebbe dovuto comportarsi ora?
Si era dimenticato di lei, l'aveva ignorata per due settimane e non aveva la più pallida idea di che cosa le fosse successo nel frattempo. Non poteva certo fare come se non fosse successo nulla.
A disagio, si grattò la nuca.
-Come stai?- chiese.
Anche se era una domanda idiota. Era evidente che no stava bene. Probabilmente, oltre ad essersi fatta male in un qualche modo ignoto, non era neppure guarita del tutto.
Misun scosse una mano in aria, come a liquidare l'argomento.
-Adesso non importa.
-Che cosa stai facendo?-
"Sto cercando di capire quanto sono scemo."
-Studiando.
-Quindi, ora, se non ti spiace...-
-Vuoi una mano?- domandò la ragazza tendendo una mano verso il libro di Storia.
-No!- quasi gridò, spostandogliela con uno schiaffetto.
L'aveva ignorata per due settimane, peggio, si era dimenticato di lei, e nel frattempo chissà che cosa le era successo per essere conciata in quel modo; di certo a quel punto non avrebbe potuto lasciarle fare i suoi compiti come sempre, come se nulla fosse successo.
Era assolutamente fuori discussione.
Lei lo guardò per un secondo, allibita.
Poi scosse le spalle, mentre la sua bocca si piegava in una smorfia evidente.
-Okay, come vuoi.- disse.
E dal tono gli parve che fosse arrabbiata, o delusa.
Forse il suo messaggio non le era arrivato molto chiaro.
-Misun, aspetta...-
Ma lei stava già uscendo dalla porta dell'aula, ed era sicuro di averla vista asciugarsi gli occhi con il dorso della mano.
L'aveva fatta piangere?
Di nuovo?
E perché, poi?
Perché era stato distratto, ecco perché. Aveva perso la testa per Soobin, e si era dimenticato della sua migliore amica.
Perché era impreparato. Si era fatto cogliere alla sprovvista da tutti quei sentimenti, quelle emozioni, tutte quelle cose nuove, e si era dimenticato della normalità.
Misun era la sua normalità.
E lui se n'era dimenticato, l'aveva accantonata.
Solo perché era schifosamente inesperto.
Ma quella non era decisamente una giustificazione. Per nulla.
Ora che ci pensava, non l'aveva neppure più vista al corso di danza, che lui e Soobin frequentavano regolarmente quattro giorni a settimana. Sapeva che ballare non le piaceva particolarmente, che avrebbe preferito sicuramente iscriversi a un qualche corso di karate o pugilato. Però, per lui, si era sforzata di andare a quella "roba", come la chiamava lei. Quando aveva smesso? Probabilmente era successo tutto quello stesso giorno in cui lui era uscito con Soobin per andar al bar e alla sera lei l'aveva chiamato per sapere che fine avesse fatto.
Le aveva detto che l'aveva dimenticata.
Lei gli aveva augurato la buonanotte.
Ora che ci pensava, però, ci doveva essere rimasta male.
Al suo posto, lui si sarebbe offeso a morte.
Doveva considerarsi fortunato che non l'avesse appeso da qualche parte.
Chiuse di scatto il libro e appoggiò la fronte sul banco.
"Idiota idiota idiota idiota idiota idiota..."
-Yeonjun, tutto okay?-
Alzò lo sguardo, vedendo Soobin che lo guardava preoccupato.
Scosse la testa.
-Decisamente no.-
-Che è successo?-
-Niente.-
L'altro lo guardò sollevando un sopracciglio, proprio come aveva fatto Misun pochi minuti prima.
-E allora che è? Ti è andato un moscerino nell'occhio? Perché mi pare che tu stia per piangere.-
E in quel momento, dato che mancava meno di un minuto alla campanella, gli altri studenti iniziarono ad entrare.
I due rimasero a guardarli fino a che non entrò quel tale Yang, con un braccio attorno alle spalle di Misun, che ancora si asciugava gli occhi.
Yeonjun si mise le mani sul volto, portandosele poi fra i capelli, esasperato da sé stesso.
Soobin avrebbe voluto dirgli qualcosa, consolarlo, aiutarlo, ma non aveva idea di come fare, di che cosa dire.
Sperò solo che riuscissero a sbrigarsela da soli.
Nota: Non è come pensate. Qualunque cosa stiate pensando, non è così. Tanto per essere chiari.
Bạn đang đọc truyện trên: truyentop.pro