Capitolo 8

Misun guardò scoraggiata le cose da studiare per quella settimana.

Sapeva già tutto, aveva anche già fatto i compiti.

Avere un intero weekend a propria disposizione per non poter uscire dalla porta di casa, non poter andare al parco, non poter andare al fast food, non potersi sedere sul davanzale con le gambe a penzoloni, non poter fare un cazzo di niente in generale solo perché le era venuta la febbre e quel cretino del suo amico l'aveva minacciata di orribili torture se avesse fatto qualcosa di anche solo molto lontanamente stressante, voleva dire che qualcosa doveva pur fare.

Quindi aveva studiato.

Con il meraviglioso risultato che ora non aveva idea di che cosa fare se non fissare a vuoto il libro aperto sulla pagina assegnata. Per le prossime sei ore.

Non poteva nemmeno fare i compiti a Yeonjun, perché glieli aveva fatti la sera prima.

In teoria, quel giorno non avrebbe nemmeno dovuto andarci, a scuola, e aveva passato tutta la strada da casa fino a lì litigando con l'amico, il quale sosteneva che avesse bisogno di almeno altri due giorni di riposo.

E forse aveva anche ragione.

Ma lei era stufa di stare in casa a leggere e guardare il telefono. In più Yeonjun le aveva detto e ribadito che fino al momento in cui non fosse guarita, lui non sarebbe andato da nessuna parte che non fosse il supermercato lì vicino per prendere qualcosa da mangiare. E, se l'avesse fatto stare chiuso in casa per altri due giorni, si sarebbe sentita troppo in colpa; ovviamente senza calcolare il fatto che a un certo punto non ne poteva proprio più delle sue battutine dal gusto decisamente discutibile.

Avrebbe voluto poter parlare con lui almeno durante il cambio d'ora, ma dal momento che lui stava sempre parlando con Soobin, a lei non rimase altro da fare se non appoggiare la testa sul banco e chiudere gli occhi.

Li avrebbe riaperti subito, non appena avesse sentito i passi del professore di geografia entrare in aula.

-Papà, papà!

-Papà, dove sei?- chiamò correndo lungo il corridoio, mentre sentiva il sangue inzupparle le maniche della felpa.

Dove accidenti poteva essersi cacciato?

Non poteva essere già ripartito, vero?

Le aveva detto che non se ne sarebbe andato prima di tre giorni. Non poteva aver cambiato programma senza dirle nulla. O no?

-Jimin, dove seeiiii?- chiamò cadendo in ginocchio sulle piastrelle della sala e rendendosi conto, con un certo disappunto, che stava piangendo.

Che marmocchia, che era. Li dimostrava proprio, i suoi cinque anni.

Se lui non era più a casa, come avrebbe fatto lei?

Aveva bisogno di essere aiutata.

O no?

Forse voleva solo essere aiutata.

Forse non ne aveva veramente bisogno.

E se anche ne avesse avuto bisogno, non c'era nessuno che l'avrebbe aiutata, quindi avrebbe comunque dovuto arrangiarsi.

Nessuno avrebbe fatto le cose al posto suo.

Anzi.

Le avrebbero lasciato anche le loro da sbrigare.

E lei che avrebbe dovuto fare?

Nulla, come tutti gli altri?

Male, come tutti gli altri?

Lei voleva veramente essere come tutti gli altri?

Voleva veramente essere così?

Voleva veramente comportarsi come gli altri, che facevano solo cose che non le piacevano?

Non ne era molto convinta.

Con una smorfia, si rimise un minimo dritta, e con i dorsi delle mani si asciugò le lacrime, sporcandosi il viso del suo stesso sangue.

Decisamente non voleva.

-Misun, Misun... Tutto bene?-

Qualcuno la stava decisamente chiamando e lei si era decisamente addormentata.

Aprì di scatto gli occhi e sollevò la testa dal banco, sentendo uno scricchiolio poco piacevole nel collo e trovandosi a guardare la professoressa di arte, che a sua volta la guardava, preoccupata.

-Oh, mi scusi, prof... Mi scusi.... Devo essermi addormentata.- farfugliò impappinandosi.

-Decisamente, cara. Decisamente.-

.Mi spiace, veramente. Mi scusi.- ripeté Misun.

Se solo fosse stata in piedi avrebbe finito per inchinarsi.

Non è che usualmente facesse così con tutti i professori, anzi. Di solito però non si addormentava neppure durante le lezioni. E, sopratutto, non durante le lezioni della sua professoressa preferita, che poi, guarda a caso, insegnava una delle sue materie preferite.

A proposito.

Quel giorno non ricordava di avere arte.

E poi arte si faceva nel laboratorio di arte, e lei era decisamente nella sua solita aula.

Che, in più, era deserta.

-Tesoro, sei sicura di stare bene?- le chiese la donna, sempre più preoccupata.

In effetti, Misun non si sentiva esattamente quello che si dice "in forma". Aveva male a tutte le ossa, a tutti i tendini, a tutti i muscoli, a tutte le cose di cui magari non sapeva neppure l'esistenza e in più le girava la testa.

In pratica, non stava per niente bene.

-No, non molto...

-Dove sono finiti tutti?- chiese strofinandosi gli occhi.

-Misun.... Le lezioni sono finite da un'ora e mezza.

-Mi stupisco che nessuno ti abbia svegliata.-

La ragazza spinse all'indietro la sedia e si alzò in piedi, iniziando a riordinare i libri sul banco e ringraziandosi mentalmente per non averci sbavato sopra mentre dormiva.

-E' esattamente quello che mi stavo chiedendo anche io.- mugugnò.

La professoressa la guardava ancora, a metà fra l'incerto e il preoccupato.

-E il tuo amico, Choi, oggi non è venuto a scuola?- chiese.

Misun si stropicciò di nuovo gli occhi.

-Certo che è venuto. Ma... Ma...-

Continuò a strofinarsi gli occhi, perché l'altra non si accorgesse che stava piangendo.

Non l'avrebbe mai ammesso, ma ci era rimasta male.

Era successo esattamente quello che aveva temuto da quando Yeonjun aveva iniziato a parlare di persona con Soobin, ossia da quando si erano scambiati il posto.

Si era dimenticato di lei.

In meno di una settimana, il suo migliore amico si era dimenticato di lei.

Non pretendeva certo che dovessero stare appiccicati ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette; sopratutto non ora che l'amico sembrava aver iniziato a conoscere nuova gente, fosse anche questa dei lampioni con la lampadina azzurra.

Socializzare con dei lampioni era sempre meglio di niente. E sicuramente meglio di socializzare con lei.

Però...

Però poteva almeno svegliarla, prima di andarsene.

O no?

A quanto pareva, no.

No.

Senza neppure provare a trattenersi, scoppiò a piangere.

L'altra parve capire che qualcosa non andava, anche se ne era stata già abbastanza sicura nel momento in cui, affacciandosi all'aula per controllare che le finestre fossero chiuse, aveva visto la ragazza addormentata sul banco.

Le era addirittura venuta paura che fosse morta, quando l'aveva scossa leggermente e lei non si era svegliata.

-Avete litigato?- chiese posando delicatamente una mano sul braccio di Misun.

Lei scosse la testa, asciugandosi le lacrime, che però continuavano a scendere.

-No, no, per niente...

-E' solo che.... Ha presente Choi Soobin? Di questa classe? Quello alto?-

Di solito i professori non si ricordavano il suo nome, li sentiva riferirsi a lei con aggettivi del tipo "quella strana", quindi non poteva sapere se quelli degli altri invece se li ricordavano.

Ma la professoressa Kim annuì.

-Sì, certo, quel ragazzo così studioso e gentile... Quindi?-

-Be', posso contare sulla sua discrezione?-

-Mi pare evidente.-

-Grazie.

-Comunque.

-Loro due... Si piacciono, ecco. Yeonjun è cotto di Soobin. E credo anche Soobin di Yeonjun...-

-E a te piace uno di loro due?-

Misun sgranò gli occhi, sconvolta.

-Cosa? No, no, no! Ma che cosa va a pensare?! No, assolutamente no. Neanche un po'.

-Il fatto è che... Detto così le farà ridere. Ma Yeonjun... Si è dimenticato di me, okay? Altrimenti non mi avrebbe mai lasciata in classe senza nemmeno svegliarmi

-Cioè, dico, almeno dirmi che le lezioni erano finite poteva, no?!- sbottò infine, stropicciandosi ancora di più gli occhi.

Delicatamente, la professoressa la abbracciò, posandole le mani sulla schiena per tranquillizzarla.

-Puoi chiamare qualcuno che ti venga a prendere?- le chiese quando sembrò che avesse smesso di piangere.

-Oh...

-Allora, dai, vieni con me. Non puoi certo stare da sola in queste condizioni.-



Capitolo incasinato come il cervello di Misun perché sì.

E premete quella dannatissima stellina o vi cade un meteorite in testa, giuro!

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