20- Ma dimmi che sapore ho, che so che tu sai di veleno
Dean
Quando arrivo a scuola, come al solito, penso a lei e alla sua eterna dolcezza e bellezza. Tutti mi ignorano, così, indisturbato, le invio un messaggio: Buongiorno, che materia hai alla prima ora?
Dopo poco, mi risponde, e sento l'entusiasmo dalle parole che usa: Ho grafica, che figo! Teoricamente oggi abbiamo una prova pratica, quindi prega per me.
Rido sommessamente: Va bene, incrociamo le dita... Ci vediamo oggi pomeriggio.
A oggi pomeriggio, amore.
Spengo il telefono dirigendomi assieme a Natalie nella classe di Tedesco.
"Come va con Artemis?" mi chiede Nat curiosa come al solito, "Bene, come sempre. È una ragazza fantastica" rispondo vago. Parlo spesso di lei, e non abbiamo quasi mai problemi, quindi in realtà non ho mai da dire nulla di particolare.
"Invece come va con Ava?" le chiedo io, sapendo della loro situazione.
"Come dovrebbe andare? Sono devastata, ma ormai è così da anni. Lei cerca di baciarmi ma la respingo, ho paura che i paparazzi possano vederci e scattare qualche foto. Mio padre sa che ci frequentiamo da amiche, ma come posso fare senza di lei?" una minuscola lacrima cade dal suo controllo.
Gliela asciugo, e le strizzo la mano per infonderle sicurezza.
Lei sorride, anche se è un sorriso fragile, che alla prossima parola potrebbe distruggersi.
Così, per non rattristarla, le dico un'ultima frase di incoraggiamento: "Vedrai che anche voi raggiungerete il vostro finale" continuiamo a camminare verso la classe che stiamo raggiungendo.
Non sono mai stato bravo a consolare, non mi piace che gli altri si confidino con me. Nessuno mi ha mai chiesto come vivevo la vita, a parte alcuni miei amici, quindi io ho semplicemente reagito di conseguenza.
A volte, però, credo di essere un amico di merda.
Una persona che reputi tua amica dovrebbe consolarti, no? Io non ne sono capace. Ho smesso di relazionarmi con il mondo, di credere che tutto sia perfetto, perché, cazzo, non lo è.
Viviamo in un universo che ci mette davanti i pericoli peggiori, che non sai come affrontare.
L'ho vissuto, un pericolo che non sapevo come gestire. L'anoressia. È stato inaspettato, ho smesso di mangiare ma non sapevo per quale motivo.
E ho cominciato a perdere peso. Non avevo più le forze di fare nulla, non uscivo mai di casa e, cosa più strana... Nessuno se n'è mai accorto.
O forse sei tu che non lo hai mai mostrato, Dean.
Può essere anche così. Mia madre però, ha notato un cambiamento d'umore e di peso, solo quando, allo stremo delle forze, sono svenuto durante una cena di famiglia.
Da quella fatidica notte, tutti mi controllano ogni mese e si accertano che stia bene e che mangi ad ogni pasto.
Provengo da una famiglia ricca. Mio padre è un famoso venditore di auto, perciò diciamo che ho sempre goduto di qualsiasi confort desiderassi, da bambino così come adesso
Dopo la lezione, noto un messaggio da parte di Artemis: È andata peggio di come credessi, cazzo. Il compito è stato difficilissimo.
Scontento, le rispondo: Tranquilla, un insufficienza non rovinerà il tuo duro lavoro. Se hai bisogno di un calmante, dopo scuola sono sempre libero ;).
Lei risponde con una risata e spengo nuovamente il telefono, pensando che è una ragazza fantastica. E, modestamente, anche io.
È l'unica persona che riesco a rincuorare con un sorriso sincero, senza che pensi alle conseguenze che potrebbero avere le mie parole. Perché lei sa che sono così a causa del mio passato, e non ha mai detto nulla al riguardo, ascoltandomi sempre con attenzione e ripetendomi che lei ci sarebbe sempre stata e che avremmo trovato una soluzione assieme.
Alla fine, l'avete trovata.
Tirando un sospiro di sollievo, mi dirigo verso la classe di matematica.
*
Quando l'ultima campanella, finalmente, suona, prendo le cuffiette mettendo un po' di musica e uscendo dal cancello principale. Mentre cammino, con Limitless di Central Cee nelle orecchie, penso a cosa fare per far tornare su il morale a Demetra.
Una cosa la hai in mente, però, Dean.
Oddio, la solita pervertita, eh, coscienza?
Non dire che non è così, Dean.
Okay, forse per un attimo l'ho pensato. Ben più di un attimo, va bene.
Appena arrivo davanti casa, prendo il mazzo di chiavi aprendo il portoncino e salendo le scale, arrivando all'ingresso del mini appartamento.
"Sono a casa" urlo per farmi sentire.
Silenzio.
Mi levo la giacca di dosso appendendola all'appendiabiti, mi tolgo le scarpe e mi lavo le mani.
Ancora nessun rumore.
Si sta trasformando in un film horror, per caso?
Cammino fino alla camera, chiudendomela alle spalle. Ed eccola lì, in tutta la sua bellezza.
Artemis Demetra Karalis.
La osservo, pensando al nostro passato.
Ho conosciuto Artemis ad una festa di beneficienza di mio padre, due anni fa. Lei è la figlia di un ricco donatore, conosciuto in tutto il paese non solo per i suoi gesti d'affetto verso le altre culture, ma per la moglie, attrice greca di fama mondiale.
Non subito ho capito fosse la figlia del donatore.
Mi si è avvicinata per flirtare, come qualsiasi ragazzo di terza superiore, con un drink in mano e un sorrisetto sghembo stampato il volto. Io la ho guardata increspando gli occhi.
Abbiamo cominciato a parlare, era una ragazza simpatica.
La nostra relazione è stata turbolenta. Lei era innamorata di me ma io non di lei. Mio padre, inizialmente, mi ha costretto a fidanzarmi con lei. L'ho trovato ingiusto e ipocrita, ma l'ho lasciato fare per non farlo arrabbiare.
Artemis sapeva che non provavo che amicizia, ma più tempo passavo con lei, e più capivo che ragazze del genere non mi sarebbero più capitate. E ad una festa, mentre danzavamo a ritmo della musica, l'ho baciata per la prima volta non in presenza di mio padre.
Da lì è iniziata la nostra storia, e tutt'oggi penso ancora a cosa sarebbe potuto succedere se non mi si fosse avvicinata quella sera, all'evento.
Muovo qualche passo a peso morto, guardandola malizioso.
Si sfila il maglioncino. Ora indossa solamente una gonna che le evidenzia le forme, e un top, che se sfilassi adesso...
"Lo sai che così mi fai impazzire" bisbiglio con voce roca prendendole i fianchi e avvicinandola a me, "Ti voglio... Ora" sussurro ad un filo dalla sua bocca.
"Non pranzi nemmeno?" chiede ridacchiando, accarezzandomi le braccia.
"Sarai tu il mio pranzo, amore" continuo con voce sensuale.
Lei si stacca da me e mette le mani sui fianchi.
"Va bene, ma staremo alle mie regole, stavolta" sghignazza, e io divento rosso come un pomodoro.
Le sue regole, mmh?
Mi prende per mano e mi trascina sul letto, facendomi sdraiare.
Cazzo. Voglio sbattermela in ogni angolo di questa camera, finché non mi pregherà di smetterla.
Artemis sorride.
Comincia a sfilarmi la felpa e poi la maglia, con una lentezza tale da farmi impazzire. Basta.
Comincia a tracciare con un dito le linee dei miei pettorali, stregata. Con quella bocca malefica, si avvicina al mio collo, lasciando dei baci umidi su di esso.
Così non vale, è scorretto.
Raggiunge il mio petto, più precisamente all'altezza del mio cuore, e, come al solito, lascia un succhiotto che mi fa gemere ad alta voce, e che so che mi provocherà un ematoma viola intenso.
"Artemis" dico in tono d'avvertimento.
Lei però, non si ferma.
Continua a spogliarmi, freneticamente, togliendo pantaloni e boxer contemporaneamente. Rimane incantata a fissarmi, e mi incatena con lo sguardo mentre si sfila il top.
Interessante.
Così mi mette curiosità.
Prende il mio membro con irruenza, mettendolo in bocca facendo dei movimenti con la testa che mi fanno impazzire.
Gemo il suo nome, ma lei decide di pedinare la partita, proseguendo a succhiare e mangiarmi con gli occhi.
Accaldato, strascico il suo nome mentre la guardo negli occhi: "Artemis Demetra Karalis, cazzo, fermati oppure verrò in due secondi" sussurro con voce roca. Artemis si stacca, pronta a vivere il paradiso di piacere che le faccio provare ogni volta.
"Tesoro, ora tocca a me" la stendo sul letto e mi accomodo sopra di lei. Vado dritto ai suoi capezzoli, già turgidi, e li accarezzo, succhiandoli. Artemis geme.
"Vai così, tesoro" metto in bocca direttamente un seno e lei urla il mio nome, già disperata.
Ridacchio, divertito.
Con lentezza, le tolgo la gonna striminzita che indossava e la osservo solo con un paio di mutandine addosso. Ha il volto arrossato e le guance a fuoco, i capelli scompigliati e le pupille dilatate. E io la guardo con ammirazione, pensando che nessun altro coglione impazzito, come me, potrà osservarla in questo modo. Mai.
"Tesoro, se vuoi posso smetterla in questo momento" le dico ammiccante, già esausto.
"No... No, continua pure" biascica lei, sorridendomi.
"Benissimo".
Le sfilo l'intimo, e ora i nostri corpi posso essere vicini veramente.
Cazzo, quanto è bagnata.
"Cazzo. Sei bagnatissima, tesoro" le faccio notare, le sue labbra si aprono in un ghigno.
Senza perdere tempo, faccio entrare un dito dentro di lei, la goduria che si fa spazio in entrambi. Mugolo, e Artemis geme.
Continuo a fare dentro e fuori con l'indice, facendola supplicare di smettere.
Mi avvicino alla sua bocca. "Baciami" le ordino. Mentre ci baciamo le nostre lingue si intrecciano in un dolce tango, il suo sapore che si mescola con il mio.
Artemis si stacca e mordicchia il mio collo, io tolgo le dita dalla sua intimità. Prendo un preservativo da dentro il cassetto del comodino e Demetra mi aiuta ad infilarlo. Cazzo, questa ragazza mi farà impazzire prima o poi.
Voglio che sia la madre dei miei figli.
Senza fare attenzione alla cautela che uso, entro dentro di lei con una sola spinta decisa. Artemis geme, sul punto di venire, e io sono in uno stato pietoso, cercando di mantenere il controllo e non arrivare all'orgasmo all'istante.
Non ci riuscirò mai, sono esausto.
Artemis mi tira i capelli. Esco fuori e, prendendo coraggio, non pronto a finirla, dò un ultima spinta forte, che mi fa venire la pelle d'oca. Veniamo nello stesso momento, arrossati e felici, come sempre.
Artemis mi indica di stendermi accanto a lei, e io obbedisco, ammirandola. I lunghi capelli sono scompigliati e gli occhi si increspano, contenti.
Devo dirglielo.
"In futuro, voglio che tu sia la madre dei miei figli" ammetto tutt'un fiato, mentre ansimo. Artemis si paralizza, e i muscoli si irrigidiscono a vista.
Penso di non aver mai detto una cosa così dolce ad una ragazza. Non ho mai espresso il desiderio di avere quel tipo di relazione sdolcinata con Artemis, ma ora, quello che provo per lei è forte e non intenzione di lasciarlo scappare.
"Dean..." sussurra stupita, "Cazzo. Ti amo, Dean Morgan" continua, baciandomi la guancia, "Voglio che tu sia il padre dei miei figli" mi risponde, tirando nuovamente fuori l'argomento principale.
"Ti amo, Artemis Demetra Karalis" le abbraccio i fianchi, pensando di essere fortunato.
{spazio autrice: ciao a tutti! in questo capitolo avete conosciuto Artemis, la ragazza di Dean🫶 mi piace molto come personaggio ed è probabile che approfondirò la loro storia in un altro capitolo, che potrebbe essere anche dalla parte di Artemis stessa, chi lo sa. per ora, ci sentiamo in bacheca e al prossimo capitolo💜⭐}
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