5- But I set fire to the rain
April
La sua felpa? Non me lo aspettavo.
Prendo il mazzo di chiavi nel mio zaino e apro il portoncino di casa, mentre inspiro il profumo di Jasper.
Muschio? Complimenti, Hall.
Chiudo la porta e trovo mia madre che ki guarda, con mille domande in testa.
"Di chi è quella felpa? Non è tua" non è neanche una domanda, è un'affermazione.
"No... È di Jasper, il mio amico" sospriro, già pronta per il quarto grado di mamma.
"Non avete fatto sesso, vero? Non esistono gli amici con benefici" chiede mio padre.
Io esclamo: "Papà!"mentre mia madre: "Jackson!".
"Cos'è il sesso?" chiede Max, con lo sguardo fisso sulla televisione, che sta trasmettendo il suo cartone preferito.
Io, mamma e papà avvampiamo contemporaneamente.
"Niente tesoro. Continua a guardare la scimmietta, sta facendo dei giochi interessanti!" lo distrae la mamma, mormorando.
"Comunque è solo un mio amico. Ed ora faceva freddo, quindi...Beh, mi ha dato la felpa" concludo guardando mio padre.
"Voglio sapere tutto su questo ragazzo,me lo hai già nominato un paio di volte" ordina mia madre, perciò le faccio un riassunto di ciò che è Jasper Hall.
Di ciò che è il ragazzo che ti sta folgorando l'anima, April. Pensi sempre a lui.
Dio, no.
Perché penso queste cose?
Mi accomodo a tavola dopo essermi lavata le mani, e mia madre mi porge un piatto di pasta.
Comincio a mangiare, immersa nei miei pensieri.
Oggi è stato molto carino con te, April.
Si, è vero. Non pensavo che mi avrebbe dato la sua felpa. Sembrava imbarazzato, mentre la rifiutava gentilmente.
Magari è diverso da Tom, si vede che gli piaci. Dagli un'occasione.
No. Qualsiasi essere umano maschile è spregevole. Tranne mio padre e Max, chiaro. Non penso che mi vogliano accoltellare di nascosto.
Beh, neanche Jasper Hall ti vuole accoltellare.
Non lo so, magari ha qualche vita passata da killer. Dopotutto è lui che mi chiama <<Criminale>>.
Si, mi sa che mi sono un po' affezionata a questo soprannome.
Comunque, non voglio dargli troppa fiducia.
Come vuoi. Poi però non venire a piangere da me.
Gioco con gli ultimi fusilli nel piatto, e non ascolto la conversazione.
Le dita dalle unghie smaltate di mia madre vengono schioccate.
"April, ci sei? Ti ho fatto una domanda" mi chiede lei.
"In realtà due" la corregge mio padre, seguito dallo schiaffo di mia madre.
"Si...scusa, non ti seguivo. Puoi ripetere?" le faccio gli occhietti.
"Hai finito tutti i compiti?" chiede per sicurezza, anche se sa già la risposta.
"Si, ho già fatto quelli di lunedì, martedì e mercoledì. Domani in macchina ripasso spagnolo" mi brillano gli occhi per l'emozione.
Domani parlerò con i miei genitori. Cioè, con la tomba dei miei genitori. Anche se so che sono lì ad ascoltarmi.
"Bene, e...Magari sabato prossimo puoi invitare qui il tuo amico Jasper?".
Il mio cervello si spegne, ed entro in contatto con la mia mente.
Cenare con Jasper? Oddio!
Oddio si! Anche no!
Come no, certo che si!
Tanto hai sempre ragione tu, so già le motivazioni per cui dovrei accettare, per cui accetto così non mi rompi i coglioni.
"Si...Va bene" rispondo titubante, "Salgo in camera, preparo le cose per domani" dico a mia madre.
Lei annuisce e prendo una mela dal portafrutta, per poi salire le scalette.
Chiudo la porta di camera mia e collego la cassa bluetooth al mio cellulare, attivando la mia playlist.
Cardigan di Taylor Swift suona alle mie spalle, ed io preparo le cose per andare a Washington, dove sono seppelliti i miei genitori.
Mentre prendo degli auricolari, guardo la scatola.
È il momento, April, sei pronta.
Prendo la scatola, scendo le scale e corro verso mia madre.
"Sono pronta" sussurro al suo orecchio.
"Andiamo a dimenticare insieme i ricordi con quel coglione?" dice mia madre determinata, aprendo un cassetto della cucina.
Annuisco, e prendendo degli accendini, ci mettiamo il giubbotto e salutiamo.
"Dove andate?" chiede mio padre sospettoso.
"Niente, io ed April dobbiamo sbrigare delle commissioni urgenti" risponde mia madre facendomi l'occhiolino.
Fuori piove a dirotto, perfetto.
Io e mia madre guidiamo fino ad una discarica.
Usciamo nell'oscurità della notte e la pioggia mi inzuppa i capelli, bagnandomi il viso e i vestiti.
Apro la scatola.
Rovescio per terra tutte le foto Polaroid e i regali che nel tempo Tom Davies mi ha fatto.
Sembravi felice. Stai facendo la scelta giusta.
Prendo un accendino dalle mani di mia madre, e accendo la fiamma.
Questa però viene poi coperta dal temporale, che ne cancella ogni traccia.
La riaccendo, creando un'aura luminosa intorno a me.
Prendo una prima foto, che ritrae me e Tom a Parigi.
Passo la fiamma sul contorno metallico di essa, cominciando a bruciarla.
Io e mia madre facciamo questo per tutti i regali e lettere rimanenti, tralasciandone una.
Quella dove ammetteva tutto.
Passo subito il fuocherello su di essa, ormai sono accaldata e sudo per lo sforzo di piegarmi continuamente.
"È fatta" sussurra mia madre, alla fine, "Sei stata coraggiosissima, tesoro. Sono fiera di te".
"Grazie, mamma", la abbraccio e torniamo a casa a braccetto, come se fossimo parenti di sangue.
Salgo in camera e mi sistemo nel mio letto, scrollando un po' sui social e addormentandomi profondamente.
Mi sveglio al suono di qualcuno che bussa alla porta.
"April, tesoro, inizia a prepararti. Tra un'ora partiamo" mi dice mia madre con tono gentile.
Sa che per me andare a trovare i miei genitori è importante, e ogni anno, andiamo a Washington per un intera giornata.
È un rito famigliare.
Prendo dei pantaloni cargo di jeans e una maglietta a maniche corte, aggiungendo la felpa di Jasper.
Mi trucco leggermente e mi pettino o capelli, raccogliendoli in due piccole codine.
Scendo in soggiorno per fare colazione.
Prendo il telefono e apro la chat con Jasper.
Sabato prossimo vieni a pranzare da me? I miei vogliono conoscerti.
La risposta arriva dopo qualche secondo: È per caso una trappola per uccidermi? Sennò accetto di buon grado.
Ridacchio. No, non ti voglio uccidere, Hall. Però preparati, potrei lanciarti sul viso delle buonissime fragole con del cioccolato fuso.
D'altronde sapevo fin dall'inizio che eri una Criminale. Ci sto, martedì ci organizziamo meglio.
Visualizzo senza rispondere.
Sono delusa del fatto che non ci vediamo prima?
Oh, ma dai April, lo conosci a malapena. Non puoi essere delusa!
Prendo il mio zaino e prendo le chiavi di casa, chiudendo il portoncino.
Salgo in macchina e durante il viaggio ripasso un po' spagnolo con la musica nelle orecchie.
Successivamente, vengo interrotta durante il mio zapping su Netflix da una notifica di Instagram.
Una richiesta di follow.
JasperFantasticoHall?
Scoppio a ridere e l'accetto, chiedendo di seguirlo a mia volta.
Guardo i suoi post.
Sembra che abbia un gruppo di amici molto unito.
Mi aveva detto che sono in sette: due maschi e tre femmine.
Sento qualcosa che si muove dentro di me, ma ieri non ho bevuto.
È gelosia?
No, penso che sia qualcosa più come l'invidia.
Sono invidiosa del suo gruppo di amici, dei suoi amici, sono gelosa di lui.
Perché?
Non è giusto.
La vita mi ha riservato questo destino e non posso più tornare indietro.
Forse se non fossi scappata via e avessi chiesto aiuto, ora i miei genitori non sarebbero morti e io ogni anno non dovrei far sprecare soldi di benzina alla mia famiglia adottiva per andarli a trovare.
Il respiro si fa affannoso, mi tremano le mani.
Fermo il tempo.
Tutto diventa grigio e io resto colorata, il blu dei jeans e il nero della felpa in bella vista.
Poco dopo mi arriva un messaggio da Jasper: Perché hai fermato il tempo?
Gli rispondo. Credo di star avendo il mio secondo attacco di panico e non so come gestire la situazione. Le dita formicolano e non so se ho scritto bene il messaggio.
Non voglio farlo preoccupare, perciò aggiungo: Ma ora lo riattivo, non ti preoccupare.
No. Risponde solo.
Poco dopo mi arriva una chiamata. Da Jasper.
Rispondo, a corto di parole.
"Ehi" dice, la voce roca.
Non vorrei dirlo, ma sembra che abbia appena avuto un orgasmo.
April!
Scusa, non è il momento.
"Jasper, non ti preoccupare sto...bene... veramente" ansimo.
"No. Ehi, no" risponde lui, "Non mi ritengo una persona abbastanza importante per te da sapere cosa succede, ma per ora voglio solo farti calmare, ok?" continua.
Non abbastanza...Importante per me?
Che idiota.
No, è vero. Magari è come Tom Davies. È meglio di no.
"Respira con me", "Inspira, Espira".
Provo a respirare ma l'ossigeno non viene inalato dal naso, e comincio a tossire.
"Cazzo, April. Inspira" faccio quello che mi dice, "Espira" dice dopo qualche secondo.
Dopo una pausa, sento il battito cardiaco tornare alla normalità.
"Bevi un sorso d'acqua" sussurra.
Prendo la borraccia, tenendo il telefono in mano, e con un leggero tremolio prendo grandi sorsate.
"Va meglio?" chiede, e dopo un mio cenno d'assenso e una breve pausa, mi dice delle parole che non pensavo sarebbero uscite dalla sua bocca: "Sono qui per te. Se hai bisogno chiama" mi sorride e non posso fare a meno di fare lo stesso.
Ci salutiamo e riattivo il tempo.
Il viaggio continua tranquillo, anche se rimaniamo bloccati nel traffico e papà sussurra una serie di imprecazioni all'automobile davanti a noi.
Quando arriviamo nel mio parco preferito, vicino al cimitero, la macchina parcheggia.
Washington.
Non sono particolarmente legata a questa città, ma dalla prima volta che ho messo piede in queste stradine sono rimasta incantata dai grattacieli enormi di essa.
Cammino nel percorso familiare, e raggiungo i cancelli del cimitero.
Prendo dallo zaino due rose.
Arrivo alla bara dei miei genitori, e Andrea e Jackson, assieme a Max, mi lasciano un po' di spazio.
Mi siedo sulla superficie di pietra.
"Ciao mamma, ciao papà" dico, con un tremolio sconosciuto nella mia voce, "Nell'ultimo anno sono successe molte cose".
Comincio con la fine dell'anno scolastico, e arrivo fino ad inizio settembre.
Ai miei genitori posso dire tutto, no?
E allora perché ho questo groppo in gola che non se ne vuole andare?
"Beh, io...Il primo giorno mi hanno dato il potere di fermare il tempo. Il tempo, riuscite a crederci? Robe da matti" ridacchio, "E...Ho conosciuto un ragazzo. So che ti sarebbe piaciuto saperlo,mamma, e penso che a me piaccia. Si chiama Jasper. È veramente carino e gentile."
Andrea mi chiama.
"Beh, penso che ora devo andare. Mi mancate tanto. Ci rivedremo, un giorno, lo so. Troverò il modo" chiudo gli occhi e respiro il profumo di fiori di ciliegio degli alberi.
Appoggio le due rose sulle due lapidi. "Ci rivedremo presto" li rassicuro.
Bacio la pietra e mi allontano, con gli occhi lucidi.
"Andiamo a mangiare, tesoro?" chiede mio padre.
Annuisco e ci dirigiamo in un semplice, ma efficace McDonald's.
Nel pomeriggio facciamo alcune compere e ci rimettiamo in viaggio.
Ripensando alla giornata, e a come Jasper mi aveva trattata, come se fossi un pezzo di vetro da non rompere, guardo il tramonto e mi addormento sulle note di 505 degli Arctic Monkeys.
{spazio autrice: ciao a tutti! benvenuti nel capitolo 5 di Eternals! se ora sembra tutto abbastanza "calmo" [si BookslifeofElena dico proprio a te] dai prossimi capitoli (non per mettervi ansia, non è proprio adesso, ci vorrà un po') non sarà più così.
Auguro a tutti un buon halloween, ci sentiamo in bacheca🧡🎃}
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