Capitolo 9

Per la terza volta in meno di una settimana la casa di Lee Yujin fu invasa dalla gente e lei non era neanche tanto sicura che la cosa le dispiacesse.

Siccome Yeonjun e Beomgyu non ne volevano sapere di lasciarla camminare e lei non ne voleva sapere di farsi portare in schiena come una bambina piccola, alla fine Kai aveva adocchiato un pullman fuori servizio (perché un taxi, ma quando mai), e gli aveva fatto segno di fermarsi.

Yujin non si era stupita più di tanto quando quello si era fermato veramente e li aveva fatti salire; aveva già più che compreso che quel branco di cretini disponeva di un'autorità decisamente sospetta.

Una volta che quel branco di teppisti aveva fatto irruzione in casa sua, lei si era ritrovata ulteriormente senza uno straccio di autorità. Taehyun l'aveva segregata sul divano con l'assoluta proibizione di muoversi, pena l'avrebbe legata al letto; Soobin era andato al piano di sopra a prendere Bho e ora le stava dando da mangiare; Yeonjun stava cercando dei vestiti per Yujin, che possibilmente non fossero sporchi di sangue, mentre Beomgyu e Kai stavano mettendo a soqquadro la cucina nel tentativo di capire se ci fosse effettivamente qualcosa di commestibile che non fossero banane e pesche.

Appurato che in casa non c'era altro che appunto pesche, banane, due litri di latte fresco intero e una collezione pressoché illimitata di scatole di cereali, Kai e Tae furono incaricati di andare a fare la spesa.

Appena loro furono usciti, Yujin, passata sotto la dubbia supervisione di Beomgyu, si ricordò di una cosa abbastanza importante.

-Nell'incidente mi si è rotto il telefono e io devo sempre avercelo perché se devo dire qualcosa ai miei genitori... Posso andare a prendermene un altro? C'è un negozio qui vicino.- chiese.

-Tu non ti muovi di lì!- la rimbrottò il ragazzo.

-Ma...- provò ad obbiettare lei.

-E niente ma! Non si discutono i miei ordini! Ti ho detto che tu non ti muovi di lì, e tu non ti muovi di lì!-

-Però, se per caso i miei genitori mi chiamano e io non li richiamo entro un'ora, mia madre prende l'aereo, arriva qui con il fucile spianato e e fa a pezzi tutto.- obbiettò la ragazza.

Un tempo, era strato veramente così. Ormai non più. Se i suoi genitori la chiamavano era solo perché avevano sbagliato numero e se anche poi lei si disturbava a richiamarli loro non le rispondevano mai.

Però aveva assolutamente bisogno di un motivo per scappare alla prigionia di quel divano e quindi qualunque scusa era buona; anche trasformare sua madre in una specie specie di mostro iperprotettivo era lecito.

-E sai che cosa? Non me ne frega assolutamente niente.-

-Me ne frega a me, specie di deficiente! Hai una vaga idea di quante domande farebbe una volta arrivata?!-

-Cielo santissimo, quanto scassi le palle, Lee Yujin. Proprio non capisco come faccia Yeonjun a starti così attaccato che manco una cozza con uno scoglio.- sbuffò annoiato Beomgyu.

-Lui non mi sta...- iniziò scocciata Yujin.

-Lui non ti sta per caso attaccato come una cozza? Ma dove vivi te?-

-Esattamente in questa casa, caso mai non l'avessi notato.-

-Non si direbbe, sai? A parlare con te si direbbe piuttosto che tu venga da un'altra dimensione.-

-Ma che accidenti vuoi, te?!-

-Solo farti notare che stai riducendo in pezzi quel povero ragazzo, come se non avesse già abbastanza problemi senza di te.-

Era la seconda volta in pochi giorni che glielo dicevano. E, per di più, due persone che fra loro c'entravano come i cavoli a merenda.

Perse definitivamente la pazienza.

-Porca miseria, avete finito tutti di fare come se io fossi qualcuno di così importante, rilevante eccetera e menate varie?! Onestamente, ne ho proprio le palle piene, sai?!-

-E non sono cieca, me ne sono accorta che quel cretino non sta bene. Non lo conosco abbastanza, non so cosa gli stia succedendo.

-L'altro giorno, in palestra, stava per svenire perché erano giorni che non mangiava, lo sai?! Mi ha proibito di dirvelo, ma sarebbe meglio che voi lo sapeste. So che qualcuno l'ha picchiato, so che voi sapete chi e anche perché. Ma non ci posso fare assolutamente niente. Vorrei, non sai quanto vorrei. Quindi, se non vuoi che ti spacco la testa contro il muro, finiscila immediatamente di accollarmi cose con cui non c'entro niente e...-

Beomgyu l'ascoltò quasi fino alla fine, le braccia incrociate sul petto, un'espressione strafottente stampata in faccia, e poi la interruppe.

-Lo sai perché quella volta non stava mangiando da giorno, almeno?-

Yujin rimase un momento spiazzata per essere stata interrotta in una maniera così spudorata.

-No che non lo so, ovviamente! Ho provato a chiederglielo, ma quel cretino non ne ha voluto sapere di dirmelo.- rispose poi, scocciata.

Aveva effettivamente provato a chiederglielo, ma lui non aveva voluto dirglielo, eludendo l'argomento in una serie di maniere stupide, fino a che lei non si era rassegnata a lasciarlo in pace, accontentandosi del fatto che a quel punto si stesse ingozzando di pizza alla doppia mozzarella nel ristorante italiano in cui l'aveva trascinato nascondendosi Bho nella tasca della felpa.

-Per tua norma e regola, ha smesso di mangiare dopo che hai detto che dovevamo starti lontani o qualche colossale minchiata come solo te riesci a tirarne fuori.-

Beomgyu sapeva benissimo che le stava parlando in maniera tutt'altro che cortese, e sapeva anche che se solo Yeonjun avesse sentito mezza parola di quello che stava dicendo, molto probabilmente l'avrebbe preso a calci da un capo all'altro della città per almeno quattro volte. Però non ne poteva onestamente più di quella situazione. A chiunque, tranne che a quella testa di cavolo della signorina Lee Yujin, sarebbe parso evidente che lei e Yeonjun avevano un livello d'intesa e compatibilità decisamente troppo alto per permettersi di perdere tempo con questioni stupide come "E' pericoloso se c frequentiamo", "Forse dovresti starmi lontano", "La mia presenza ti rovina la vita e basta".

Quelle erano frasi che figuravano nei libri da quattro soldi per adolescenti e nelle canzonette per rovinarsi la vita, non certo nella vita reale.

Sembrò che qualcuno avesse improvvisamente trafitto Yujin con una spada e poi avesse rapidamente estratto l'arma dal suo corpo.

-N... Non è possibile... Vuoi dire che è...-

-Dopo che siete usciti assieme, invece, era così felice che avrebbe potuto spiccare il volo.

-Yujin, dato che sei proprio scema, non te ne sei resa conto, ma quel ragazzo ti vuole un mondo di bene.

-In questa settimana in cui non gli hai più risposto al telefono, abbiamo dovuto bloccarlo quindici volte, perché continuava a volerti venire a cercare per parlarti...

-Quindi, capisco che forse non ti senti capace, che forse non ci credi, ma, per favore, non lasciarlo più così solo, non essere troppo dura con lui... E' un ragazzo molto sensibile, più d quanto il suo comportamento abituale e il suo lavoro possano lasciar credere, sai?

-Tu... tu cerca di essergli amica, perché ne ha proprio bisogno.- concluse il ragazzo mettendosi le mani nella tasche dei jeans e girandosi per andare in cucina.

Yujin non chiese che lavoro facesse Yeonjun, non era per niente sicura di volerlo sapere.

Si strinse nelle braccia, sentendo di nuovo freddo, e annuì.

-Sì, ci proverò.-

La porta della sala fu violentemente mandata a sbattere contro il muro e Yeonjun entrò incespicando.

-Ma non potresti essere giusto un pochino più delicato, uhu?!- lo aggredì la ragazza. -Mi hai fatto venire un accidente!-

-Eh, scusa. Sono inciampato, mica ho fatto apposta.

-Di che cosa stavate parlando?- borbottò il ragazzo lanciandole addosso dei pantaloni della tuta, delle calze e una felpa.

-Cose complicate. Niente che un cretino come te possa capire.- rispose Yujin infilandosi i pantaloni sporchi di sangue e indossando quelli puliti.

-BEOMGYU!- chiamò poi verso la cucina.

-Che cosa c'è?- chiese lui affacciandosi alla porta.

-E il mio telefono?-

-Ti ho detto che non puoi...-

-E allora, per cortesia, vai tu a comperarmelo. I soldi sono nella scatola dei cereali.-

-Ma se di scatole di cereali ce ne sono almeno quindici!-

-Be', sono in una di quelle. Se vuoi vengo lì e ti trovo quella giusta.-

-Assolutamente no! Tu non puoi muoverti!-

Yujin sogghignò e poi si rivolse a Yeonjun, che si era accomodato sullo schienale del divano.

-E Soobin che fine ha fatto?-

-E' di sopra che...- il ragazzo esitò.

-Che?-

-Che cerca di rimettere in piedi l'armadio che io ho fatto cadere cercando le calze.-

Yujin scosse la testa, sorridendo.

-Ti giuro, sei qualcosa di incredibile, Yeonju. Dai, vai a dirgli di lasciare perdere e di scendere, che appena Beomgyu esce facciamo la cioccolata.-

Yeonjun ritornò di sopra e Beomgyu, imprecando oscenità, uscì per andare a comperarle il telefono.

In punta di piedi, cercando di non gridare per il dolore alle gambe, Yujin si avvicinò alle scale e tese un orecchio al piano di sopra. Come aveva immaginato, invece di tirare giù Soobin, quel cretino di Yeonjun si era fermato di sopra e le giungevano parolacce soffocate mentre, probabilmente, qualcuno si schiacciava le dita nelle ante dell'armadio.

Ottimo.

Sogghignando e sempre in punta di piedi, si diresse in bagno e riempì di acqua accuratamente fredda gelata uno dei secchi che di solito usava per la tempera da muro. Sollevarlo le fece un male cane ai polpacci, ma non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua vendetta per un motivo così futile, quindi, in un qualche modo, riuscì a trascinarlo fino a di fianco alla porta d'ingresso.

-Che cosa ci fai te in piedi?!-

Si prese un tale spavento che quasi quasi non finì dentro al famoso secchio pieno d'acqua fredda.

-Hai finito te di farmi venire degli accidenti, specie di cretino?!-

-E te hai finito di alzarti senza permesso?-

-Ho chiesto al divano. Mi ha detto che potevo.- si difese la ragazza.

Yeonjun la guardò incredulo.

-Sei sicura di non aver preso una botta in testa, nell'incidente? No, perché una scusa così idiota non l'avevo mai sentita, dico sul serio.-

-Ma io dico sul serio!-

-Appunto per questo dico forse hai preso una botta in testa e...

-E che cavolo sto qui a spiegartelo? Andiamo.-

Per la seconda volta in poche ore, Yujin si ritrovò sulla sua schiena.

-Mollami, cretino!-

-Invero, non credo che lo farò.-

-Ma che accidenti state combinando voi due sballati?- chiese Soobin guardandoli come si guarda qualcosa di unicamente idiota al mondo mentre svitava la ghiera del biberon di Bho per lavarlo.

-Chiedilo a lui!- sbottò Yujin mentre veniva scaricata sul divano.

-Chiedilo a lei!- sbottò Yeonjun mentre scaricava Yujin sul divano.

-No, tranquilli, ho trovato la risposta da solo.-

-Ossia?-

-Cretinate. D'altronde, non vedo che altro potrebbero combinare due cretini come voi messi assieme.-

-A proposito di cretinate... Voi due siete riusciti a mettere a posto il mio armadio?-

-Sì!- risposero all'unisono i due.

-Ah. E in che modo?- indagò la ragazza.

-Abbiamo incollato le assi con una buccia di banana marcia che abbiamo trovato dietro alla porta.- disse Yeonjun, palesemente molto soddisfatto dalla faccia scioccata dell'amica.

-Io sarò pure strana, ma non è che voi scherzate, eh.-

Soobin stava per ribattere qualcosa ma il suo telefono squillò per una notifica e lui si distrasse.

-Beomgyu dice che è fuori dalla porta e se gentilmente quell'idiota della signorina Lee Yujin può andare ad aprirgli o se deve buttare giù tutto.-

-Vado, vado.- borbottò la ragazza alzandosi.

-Ehi, aspetta! Tu non dovresti...- provò a fermarla Yeonjun.

-Oh, dai, bro, non scassare le palle. Che cosa vuoi che siano quattro passi da qui alla porta?-

I due ragazzi si guardarono e scossero la testa, esasperati.

-E' solo una gran testa di cavolo.- commentò Soobin.

Nel frattempo Yujin aveva sollevato il secchio pieno d'acqua fredda e aveva aperto la porta, pronta a lanciarlo addosso a Beomgyu, mentre sperava che, nel caso egli fosse effettivamente riuscito a comperarle il famigerato cellulare, questo avesse la custodia impermeabile.

L'aveva già alzato per rovesciare il contenuto quando vide chi c'era tre o quattro passi dietro al ragazzo.

Il secchio le cadde lungo il fianco, sempre appeso al braccio, e quindi, come se non bastasse, rischiando di stirarglielo.

-Minseo! Che cosa cci fai anche tu qua?!-

-Be', sai, stamattina a scuola non ci siamo viste e poi ti ho chiamata mezzo miliardo di volte e tu non mi rispondevi... Sono venuta a controllare come stai, ovviamente!-

-Ma scusa, porco cavolo, abiti dall'altra parte della città! Ti dovevi proprio fare tutta questa scarpinata solo per sapere come sto? Non potevi semplicemente mandarmi un messaggio?- chiese perplessa Yujin, sempre ferma davanti alla porta con il secchio pieno d'acqua in mano.

-Scema, ti ha appena detto che non le rispondevi e che per questo è venuta a vedere se bla bla bla.- sbuffò Beomgyu alzando gli occhi al cielo, sempre fermo di fianco alla porta.

Di solito quella ragazza non era così scema. L'incidente doveva averla proprio mandata sotto shock, per quanto lei avesse sostenuto di no.

-Ah, sì? Scusa, non avevo sentito. Chissà perché, poi. Sarà sicuramente colpa di quelle dannatissime compagnie telefoniche. Domani vado là e gli spacco...-

-Yujin.- la interruppe Beomgyu, rifiutandosi categoricamente di stare a sentire una parola di più.

-Eh?-

-Non le rispondevi perché ti si è rotto il telefono.- le fece presente.

-Ah. Uhm. Ehm... Deve essere così, in effetti.-

A quel punto il ragazzo si rese conto che lei era in piedi, quando le aveva ordinato di non muoversi da quel dannatissimo divano.

E poi perché quegli idioti di Yeonjun e Soobin le avevano permesso di alzarsi?

Forse lei li aveva stesi? Era probabile, in effetti. Quella tipa, anche senza le sue sviste, era palesemente un individuo pericoloso.

Stava per aprire la bocca per dirgliene di tutti i colori, quando la voce di Taehyun lo interruppe.

-Che sta succedendo qui? Prendete il tè?-

Lui e Kai avanzavano lungo il vialetto trascinandosi dietro le borse della spesa.

-Dai, levatevi, che 'sta roba pesa un botto!-

-Che cosa fai te con un secchio d'acqua in mano?- chiese poi Beomgyu mentre Minseo chiudeva la porta.

-Ah, niente, stavo andando a dare da bere alle piante.- rispose Yujin scuotendo le spalle.

Beomgyu stava per replicare che avrebbero benissimo potuto farlo quegli altri due cretini, che lei non avrebbe dovuto muoversi. Poi però qualcuno lo chiamò dalla cucina e lui lasciò perdere.

Non appena fu scomparso in fondo al corridoio, Minseo afferrò la sua amica per una spalla, stringendogliela fino a farle male.

-Si potrebbe sapere chi sono questi tizi?- le chiese.

La ragazza sorrise.

-Cattive frequentazioni, niente di diverso. Ma tu non ti preoccupare: sono cinque bravi ragazzi.- rispose.

Minseo fece rapidamente i conti.

-Ma se erano in tre!-

-No, è solo che Yeonjun e Soobin sono di là.- rispose Yujin indicando approssimativamente una parte della casa.

-Yeonjun? Allora sono lui e i suoi amici? Quindi avete fatto pace?- indagò l'altra, rassicurata (si fa per dire), dal fatto che non fossero entrati in scena altri personaggi a complicare le cose.

-Qualcosa del genere, suppongo.

-Anche se, in verità, sono solo loro che mi si sono accollati come delle sanguisughe dopo l'incidente e...-

-Che incidente? Di che cosa stai parlando?-

-Eh, niente, quando sono uscita da scuola qualcuno ha provato a mettermi sotto e...-

-Lee Yujin, credo che tu mi dovresti spiegare un pochino di cose.-

-Oh, guarda, lo farei davvero volentieri, se solo le capissi io.-

Nonostante le sue proteste, alla fine Yujin fu piazzata seduta sul banco della cucina, gambe a penzoloni, a pelare le verdure mentre gli altri preparavano da mangiare e si insultavano oscenamente, smettendo solo quando Minseo li guardava troppo male, magari battendosi un mestolo sul palmo della mano.

Con attorno tutte quelle persone che la controllavano a vista e la sgridavano se muoveva anche solo un pochino troppo le gambe, la signorina Lee Yujin si sentiva più che altro una cretina. E dire che quello avrebbe dovuto essere il ruolo di Yeonjun, pensò.

A Minseo, invece, interessava capire solo una cosa: qual'era il grado di confidenza che la sua amica aveva con quel branco di palesi teste di cavolo.

Non le piaceva che Yujin si fidasse troppo di qualcuno, trovava che spesso le persone non fossero sufficientemente degne di fiducia, e la sua amica, nonostante il suo atteggiamento, era particolarmente fragile, se avesse finito per fidarsi delle persone sbagliate chissà che fine avrebbe fatto.

Non le andava neppure che si fidasse del tutto di lei, figurarsi di que cinque capitati fra capo e collo dal nulla.

E Yujin si fidava decisamente troppo di Yeonjun, decise quando, mentre, dopo mangiato, stavano guardando un film, la ragazza si appoggiò con la testa sulla spalla del suo amico, tenendogli pure la mano.

Normalmente, vedere una scena del genere le avrebbe fatto venire la nausea, ma Yujin e Yeonjun assieme erano qualcosa di strano, di diverso. Assieme, loro stavano sempre bene. Quando lui le tirava le orecchie, quando lei gli tirava il ciuffo, persino quando dormivano abbracciati.

All'una di notte stavano dormendo quasi tutti, ancora seduti su divano.

Svegli rimanevano solo Kai e Minseo, intenti a cercare un qualche film più decente di quello che avevano guardato fino a quel momento; e così fecero più o meno le tre e mezza del mattino, orario in cui crollarono anche loro, addormentati sul tappeto.

Alla mattina furono svegliati dal telefono di Tae che squillava; era il loro Capo che voleva sapere dove accidenti, porca puttana, lurida troia, si fossero cacciati quei cinque fancazzisti.

-A fare gli emeriti cazzi nostri almeno fino a stasera. Non ci rompere le palle o ti piazziamo una bomba sotto l'auto.- rispose il ragazzo prima di riattaccare e spegnere il telefono.

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