Capitolo 3
Se prima non sapeva dire perché gli piaceva, ora non avrebbe certo saputo dire perché la amava.
Forse perché l'aveva abbracciato.
Forse perché gli aveva detto che gli voleva bene.
Forse per tutte e due le cose assieme.
Forse perché la amava e basta.
Forse, allora, averebbe anche potuto smetterla di farsi domande idiote, viste che le cose stavano così.
Si era innamorato di lei.
Si era innamorato del modo in cui, tutti i giorni, quando tornava a casa, lo abbracciava.
Si era innamorato del modo in cui lei gli dava affetto.
Si era innamorato del modo in cui poteva darle affetto.
Si era innamorato del fatto di amarla.
Poteva amarla.
Anche se lei gli voleva bene, anche se, anche se, anche se qualunque cosa, nulla poteva impedirgli di amarla.
E amare era così bello.
Era veramente una sensazione meravigliosa. Quasi quanto la consapevolezza che gli voleva bene, forse addirittura di più.
Jee gli aveva chiesto se veramente poteva rimanere lì, se veramente non dava fastidio, e a lui era quasi venuto da ridere per l'assurdità di quella domanda.
Lei? Dargli fastidio? Ma in quale mondo?
Aveva smesso di evitarlo, il che era una cosa decisamente bella.
Le aveva detto che, se voleva, poteva uscire. Solo, per favore, di ritornare alla sera.
Ma Jee non voleva uscire, se non per portare giù la spazzatura o, al massimo, andare al minimarket lì vicino per fare la spesa.
Gli aveva detto che, sempre, da quando era piccola, l'unica cosa che tutti, inevitabilmente, per un motivo o per l'altro, avevano fatto, era stato cacciarla, buttarla fuori di casa, cercare di liberarsi di lei in tutti i modi possibili.
Essere rinchiusa era decisamente una novità, aveva aggiunto ridacchiando mentre con le dita sfiorava i fiori di garofano.
E non sapeva proprio se fosse peggio non avere mai un posto dove tornare, sapere che ovunque sarebbe andata l'avrebbero cacciata, oppure essere richiusa in u posto e sapere di non poter uscire.
Lui era l'unico ad averle dato un posto da dove potesse uscire e in cui potesse ritornare.
"E qualcuno." aveva concluso voltandosi e sorridendogli.
E lui amava il suo sorriso.
Amava tutto di lei.
Sarebbe rimasto all'infinito a guardarla, se avesse potuto l'avrebbe abbracciata e non l'avrebbe più lasciata andare.
Strinse i pugni e sbatté la testa contro il cuscino, esasperato da sé stesso.
Era completamente andato.
Innamorato perso di una ragazzina che gli era capitata fra i piedi da un giorno all'altro.
Be', se l'era decisamente cercata.
Quando gli era andata a sbattere contro, lei si era scusata e aveva fatto per passare oltre.
Era stato lui che l'aveva fermata.
Forse si era preoccupato per via di quella macchia di sangue che le si stava allargando sulla felpa beige. Forse per l'espressione di puro terrore che aveva stampata sul viso. Forse perché aveva capito che non si sarebbe fermata e aveva avuto paura di che cosa avrebbero potuto farle quegli uomini, che l'avessero presa o meno.
E se invece l'avesse lasciata andare?
Non l'avrebbe mai dimenticata e avrebbe passato il resto della vita a chiedersi "E se...?", ne era sicuro.
Le lenzuola sapevano di lei, visto che la sera prima, mentre, in teoria avrebbero dovuto parlare, ma in pratica erano rimasti sdraiati a guardare il sorrisetto, Jee si era addormentata e lui non aveva avuto voglia di svegliarla per mandarla in camera sua.
Poi lei aveva il suo stesso odore, dal momento che utilizzava lo stesso detersivo per lavare i vestiti di entrambi, ma al ragazzo sembrava lo stesso che quello fosse il suo odore.
Perché sapeva che quello era il suo odore e non il proprio.
-Yeonjun, se vuoi è pronto.- lo chiamò Jee fuori dalla porta della stanza.
-Arrivo subito.- rispose mettendosi a sedere sul bordo del letto per poi alzarsi in piedi.
L'avrebbe volentieri aiutata a cucinare, se solo lei non gli avesse chiaramente detto che "non lo voleva fra i coglioni" quando era in cucina "altrimenti c'era veramente il rischio che lo infilzasse con un coltello".
Erano passate tre settimane da quando lo aveva abbracciato per la prima volta, e se non abbracciarla a sua volta ogni volta che aveva l'impressione di non darle fastidio, lui non aveva trovato nulla da fare per lei.
A parte regalarle quei vasi di garofani screziati.
Jee li ava adorarti e ora il davanzale della finestra si era trasformato praticamente in un giardino.
-Yeonjun?-
Alzò lo sguardo e rimase sconcertato dalla faccia palesemente scioccata della ragazza.
-Che c'è?- chiese.
-Hai... Hai la faccia sporca di sangue.- rispose Jee indicando, con mano leggermente tremante, il suo volto.
-Ah, porca schifa!- imprecò Yeonjun alzandosi così in fretta da rischiare di rovesciare la sedia e correndo in bagno.
Guardandosi allo specchio, appurò che sì, aveva ancora uno schizzo di sangue su una guancia.
Era convinto d i essersi pulito bene prima di tornare a casa.
Accese l'acqua freddda e si strofinò ripetutamente la guancia, fino ad essere sicuro che non ci fosse più nulla, poi prese uno degli asciugamani appesi alla porta del bagno e si asciugò la faccia.
Che stupido.
Ma non era capace di stare attento?
-Scusa.- disse poi risiedendosi al tavolo.
Jee scosse la testa, spingendo via il piatto ancora praticamente pieno, evidentemente nauseata.
-No.
-Non c'è bisogno che ti scusi.
-Non con me, almeno.-
Stettero un momento in silenzio.
-Hai fatto male a qualcuno, vero?- chiese poi la ragazza, continuando a guardarlo fisso.
Yeonjun sentì il cibo rivoltarglisi nello stomaco.
Certo che aveva fatto male a qualcuno.
Faceva male alla gente praticamente ogni giorno.
Non che la cosa gli facesse necessariamente piacere, anzi, ma era praticamente la sua quotidianità.
Spinse a sua volta via il piatto, mandandolo a cozzare contro quello della ragazza, in centro al tavolo.
Non avrebbe voluto che lei lo sapesse. Ovvio, sicuramente lo aveva già intuito. Però, evidentemente, dal momento che non conosceva il suo nome, non era informata. E lui avrebbe preferito tenerla nell'ignoranza, giusto per evitarle pensieri spiacevoli.
-Sì.-
-Perché?
Perché?
Perché?
Bella domanda.
Perché?
-' il mio lavoro.-
Che risposta idiota.
Jee strinse le labbra, e Yeonjun intuì che era arrabbiata.
-E non potresti cambiare lavoro?-
-E a te che cosa te ne frega?-
Non avrebbe dovuto risponderle così. Non ne aveva motivo. Jee stava solo cercando di aiutarlo, lo sapeva. E lui stava comportandosi esattamente come lei il primo che la aveva incontrata. Però c'era la differenza che lei non lo avrebbe costretto come aveva fatto lui.
-Scusa.- si affrettò a scusarsi il ragazzo.
Aveva paura.
Erano anni che faceva solo quello. Come se la sarebbe cavata in un altro ambiente? Non ne aveva la più pallida idea. Però aveva paura che non sarebbe andata così bene.
-Ti ho detto che non ti devi scusare.-
Il ragazzo si strinse fra le braccia e chinò la testa.
La verità era che era un buono a nulla, ecco cosa.
Anche se nel suo ambiente era uno dei migliori, che cavolo di vanto era, quando questi migliori facevano le peggio cose.
-Ho paura.- ammise visto che nasconderlo non aveva nessun senso.
-Mi dispiace che sei finita fra le mani, che ti sei affezionata a me, che sono solo un vigliacco.- aggiunse.
-ma non è vero che sei un vigliacco!- si scocciò Jee battendo un pugno sul tavolo. -Avere paura è normale, addirittura sano, oserei dire!-
-Però è la paura che mi impedisce di cambiare.-
-E tu sfidala!-
-Ho paura.-
non ne poteva già più.
Non ne voleva parlare.
Aveva paura anche solo a pensarci.
E se veramente fosse cambiato? Se veramente avesse osato provare a cambiare? A fare quello che voleva? Se avesse smesso di fare male alla gente?
Che cosa sarebbe successo?
Sentì le lacrime affiorargli agli occhi e si alzò, sperando che Jee non si fosse accorta di nulla, intenzionato a scappare da lei, uscir di casa, e rientrare solo quando fosse stato sicuro che la ragazza stesse dormendo.
Non aveva fatto neppure due passi che si sentì afferrare per la felpa e poi Jee lo abbracciò da dietro, stringendolo più forte che poteva e appoggiando una guancia sulla sua schiena.
-Non andare, per favore.-
-Jee...-
-Per favore. Non ti voglio fare male. Vorrei solo...-
Vorrei solo aiutarti.
Non lo disse mai.
Si sentì il chiaro rumore di uno sparo, poi quello di vetri rotti e l'istante dopo la presa delle braccia della ragazza sul suo busto scomparve, mentre lei si accasciava contro di lui.
L'avevano uccisa.
L'avevano uccisa al posto suo, ne era sicuro.
Sì, così.
In ogni caso, non è finita.
(l'ultima parte l'ho descritta da schifo, lo so).
Bạn đang đọc truyện trên: truyentop.pro