28 febbraio 2 (Aurora)
Appena sono fuori dalla porta, mi invade un'ondata di dolore.
Sono riuscita a non far vedere il mio dispiacere a Nick, ma non sono riuscita a mantenere la mia maschera a lungo.
Corro verso i bagni: non voglio che qualcuno mi veda.
Trovo un posto libero e mi ci chiudo a chiave piangendo tutte le mie lacrime.
Non voglio allontanarlo, ma devo e la cosa mi fa stare male.
Mi fa male ferirlo perché, anche se non posso ammetterlo alla mia coscienza, gli voglio bene.
Cosa mi sta accadendo?
Non dovrei stare così male per lui e invece soffro.
Che problemi ho?
Dovrei essergli indifferente e invece non ci riesco.
Prima l'ho persino difeso col mio corpo per non farlo colpire una seconda volta!
Non avrei dovuto farlo.
Non dovrei provare queste cose.
Gli voglio troppo bene se contiamo che non me lo posso permettere.
Ad un certo punto, un nuovo pensiero si fa largo nella mia mente.
Sospiro forte e mi accascio a terra.
Chiudo gli occhi.
Il mio cuore ricomincia a mormorare qualcosa.
Petto che pulsa
Caldi battiti
Cuore in fermento.
Non mi ci vuole molto per capire che si riferisce al nuovo sentimento che sto provando.
Prendo te, caro diario, e aggiungo questo haiku al primo che ho scritto.
Ti chiudo e ti stringo tra le braccia.
So che non dovrei provare certe cose, ma non posso andare contro il mio cuore.
Eppure devo.
È la mia mente che lo dice e il cuore sa che ha ragione, anche se non sa reprimere le sue emozioni.
Non posso continuare a vivere così.
Se seguo il cuore faccio del male a me e Nick, se seguo la ragione accadrà la stessa cosa.
E non posso continuare a vivere senza seguire una delle due: non c'è una strada alternativa.
Riesco a fermare le lacrime e mi decido ad uscire.
Mi sciacquo e mi dirigo verso il corridoio.
So che avranno già chiamato mia madre per ciò che è successo, ma sicuramente non è ancora qui:
lei è sempre al lavoro a quest’ora.
Evito le zone più affollate della scuola ed entro in aula informatica.
Non c'è nessuno.
Trovo un cavo e lo prendo.
Lo stringo attorno al collo come ho fatto con le cuffie.
Anche stavolta però mi fermo:
qualcosa mi dice che non posso farlo.
Gli occhi cadono su di te, caro diario.
Il cuore suggerisce che tu conservi la risposta.
Poso il cavo su un banco e comincio a sfogliare le tue pagine.
Tra tutte le parole che ti ho scritto c'è la mia vita, la mia anima, tutto.
Tra le tue pagine c'è la mia testimonianza.
Poi raggiungo la pagina degli haiku e finalmente capisco cosa voleva dire il mio cuore.
Mi parlava delle poesie; mi diceva quello che avrei dovuto capire già da tempo: la mia vita dipende da queste.
Il cuore ricomincia a parlare ed io lo ascolto, trascrivendo tutto ciò che dice.
Mi parla di ali, di ferro, di prigioni, di morte…
Poi, anche chiudendo gli occhi, mi rendo conto che non parla più.
Tutto tace attorno a me.
Sento che è il momento giusto.
* spazio autrice *
Hey, ciaoo.
Questa parte nella storia originale l'ho censurata e quindi ve la indico.
Ho descritto in modo breve il suo tentato suicidio, ma se volete potete tranquillamente skipparlo.
* fine spazio autrice *
Prendo di nuovo il cavo e stavolta non ho intenzione di fermarmi.
Lo attorciglio attorno al collo e tiro con tutta la forza che ho.
Ottengo solo di produrre un gemito strozzato, ma le forze mi vengono a mancare prima di riuscire a morire.
Riprovo ma di nuovo non riesco.
Un altro gemito mi viene fuori dalla gola.
Tiro ancora e ancora, ma nulla.
Adesso riprovo e tiro più lentamente, ma mi impegno a mantenere la tensione sulle estremità.
Non sento più l'aria arrivare nei polmoni. La vista si annebbia.
* Spazio autrice *
Ecco da qui non c'è nulla che vi possa turbare più di tanto, a parte pensieri di morte, obv.
* Fine spazio autrice *
"Auro! Ma che stai facendo?” domanda Nick in preda al terrore.
Avrei sinceramente preferito che lui non fosse venuto a cercarmi.
O che non mi avesse trovata.
Voglio solo morire.
Stavo proprio per riuscire quando ha aperto la porta.
Non so perché mi sono bloccata.
Avrei benissimo potuto continuare e finire di uccidermi, ma le mani non hanno più risposto al comando del cervello.
O forse il cervello ha smesso di comandare le mani.
Okay, forse ho qualche idea sul motivo per cui non ho finito il mio lavoro, e credo che tu, caro diario, possa ben capire.
Ora mi si fionda letteralmente addosso e mi toglie il cavo dalle mani.
Se avessi ancora un po' di forza mi opporrei, ma non ho più aria nei polmoni e non ho modo di reagire.
Tira via il cavo e mi prende la testa con le mani.
“Vattene via!” Gli urlo quando riprendo fiato.
Piango. Non so nemmeno perché.
Voglio solo morire.
Non mi interessa più nulla.
Torno a correre verso il cavo con quelle poche forze che mi sono rimaste, ma lui mi prende per una mano e mi tira indietro.
Poi mi prende per i polsi e mi chiede:
"Si può sapere che ti passa per la testa?"
È preoccupato per me, lo sento dalla voce, ma non importa più.
Sono sbagliata.
Devo morire.
Devo morire anche per lui.
"Lasciami!" Urlo cercando di scappare.
Lo sento allentare la presa sui polsi e penso che sia il momento giusto per scappare, ma lui mi circonda con le sue braccia e mi sento sprofondare.
Non riesco più a trattenere le lacrime.
Lo abbraccio anche io, con le mie ultime forze.
La sua mano mi accarezza i capelli.
Il suo gesto mi fa crollare.
Ripenso a quello che è successo poco fa:
Flashback
Io e Nick veniamo mandati in infermeria.
Ciò che è accaduto mi dà da pensare.
Nick ci tiene a me, tanto da finire in queste condizioni.
Siamo già andati troppo oltre.
La cosa è che gli ho solo fatto vedere il biglietto di Cole!
Com'è possibile una cosa del genere?
Ci sarebbe da chiedersi anche come possano tenere tutti così tanto ad una come me.
È assurdo.
Mariasole, l'infermiera, ci riceve presto.
Mi dice di mettere una pomata per gli ematomi dove sento dolore, poi si dedica a Nick che senza dubbio è ridotto molto peggio.
Sotto le mani esperte di Mariasole però torna presto in sé.
Anche io, con quella pomata mi sento subito meglio.
Dopo che ha finito con Nick, torna a guardare la mia situazione.
"Stai bene, puoi tornare in classe." Mi dice dopo un po'.
Io sto per andarmene, ma Nick mi chiama dalla sua brandina.
"Resta" mi dice.
Mi fermo e lo guardo per un po'.
"Vi lascio soli" dice Mariasole, uscendo dalla stanza.
Nick aspetta che la porta si sia richiusa per cominciare a parlare.
"Io...".
Esita per diversi secondi, come gli venisse difficile trovare le parole.
"...cosa è successo con Cole?" Chiede alla fine.
"Mi ha detto di essere il mittente del biglietto." Rispondo.
"Come?!" Nick è più arrabbiato che sorpreso.
"Sì, è lui."
"È un falso bugiardo!"
"Ti giuro che è lui!". Adesso alzo il tono anche io: sto sfruttando la situazione per allontanarlo.
"Come fai a dirlo?" chiede ritrovando la calma.
"Come fai tu a dire che non è lui?".
Lo sto aggredendo senza motivo.
"Io... non posso dirtelo"
"E dovrei fidarmi?" Chiedo facendomi molto più arrabbiata di quanto non sia.
"Ecco..."
In quel preciso momento entra la preside.
"Ragazzi, tutto okay?" chiede.
"Sì" rispondo io "tutto a posto".
"Cos'è successo con Cole?"
Ormai ho deciso che parlo io.
Non soppeso nemmeno le parole come faccio di solito.
"Mi ha aggredita, ma Nick mi ha difesa, così si è scagliato contro di lui e lo ha colpito."
Sorpasso il fatto che anche io lo abbia difeso: lui era incosciente ed è meglio che non lo sappia.
Complicherebbe soltanto il mio piano per allontanarlo.
"Sarà sospeso per quello che ha fatto.
Non preoccupatevi: non vi torcerà più nemmeno un capello."
"Grazie prof." Rispondo.
La donna esce dall'infermeria ed io con lei.
Nick vuole fermarmi, ma io non gli permetto di dire nulla:
"Considerala l'ultima volta che ci parliamo".
"Ma che ti ho fatto?" Mi chiede allibito.
Non gli rispondo: ho già chiuso la porta alle mie spalle.
Fine flashback
"Scusami" gli dico "Mi dispiace tanto.
Non avrei dovuto dirti quelle cose".
"Hey, Auro, tranquilla, non fa nulla." Mi risponde.
"Non preoccuparti. Avevi tutto il diritto di essere arrabbiata con me fino a volermi sfondare l'altra tempia.
Ma non è un buon motivo per provare a strozzarsi con un cavo."
Non riesco a smettere di singhizzare.
Mi sento uno schifo.
"Non avrei dovuto dirti quelle cose.” Dico
“Non dopo che mi hai difesa in quel modo con Cole."
"Dovevo farmi perdonare per ieri." Risponde.
Mi sento morire.
Questa volta internamente.
Davvero si sente in colpa per ciò che è successo ieri?
Mi allontano un po' da lui, scossa da uno spasmo.
Davvero l'ho fatto stare così male?
Sono un disastro.
Lo guardo cercando di capire.
Vedo nei suoi occhi un misto di senso di colpa e di dolore.
È sincero.
L'ho fatto stare davvero male.
Un'altra lacrima mi scende sulla guancia.
L’asciugo in fretta e torno ad abbracciarlo, più forte di prima.
Lui è teso. Non ha ancora capito che non è affatto colpa sua se stavo come stavo.
Poi ricambia l'abbraccio dolcemente e poggia la testa sulla mia spalla.
Gli accarezzo i capelli.
Che cosa ho fatto?
L'ho sempre detto io di essere una persona sbagliata.
Ora ne ho la certezza.
Vedere Nick in queste condizioni per colpa mia è insopportabile.
Sento che non dovrei dirglielo, ma non posso continuare a farlo stare così male.
"Non hai nulla di cui farti perdonare, Nick.
Non sono mai stata arrabbiata con te, ma con me stessa."
Mi viene da ripensare a ciò che è successo ieri a scuola:
Flashback
Le ore di lezione alla fine sono passate regolarmente.
Non ho avuto modo di scoprire però, chi fosse il mittente misterioso.
È suonata la campanella e non me ne sono quasi accorta.
Tiro fuori la mia solita barretta e comincio a mangiarla.
Sto per prenderti e cominciare a scriverti, ma appena infilo la mano nello zaino, il mio compagno di banco attira la mia attenzione.
“Ciao Auro”.
Nessuno mi ha mai chiamato così.
Nessuno mi chiama più per nome da una vita.
Nick continua a stupirmi.
“Ciao” rispondo.
“Ti ho vista pensierosa in corriera. Tutto bene?”
“Sì, tutto ok.” Mento.
“Potrebbe andare meglio…” dico in un sussurro.
Per fortuna non sembra accorgersene.
“Che è successo con quella signora?” mi chiede.
Decido di essere sincera con lui.
“Mi ha dato un biglietto. Ha detto che era da parte di un ragazzo ma non mi ha detto chi.”
“Hai avuto un’avance?” Mi chiede sorpreso.
“Credo di sì.”
“Dai, voglio sapere. Cosa ti ha scritto?”
“Una poesia.”
“posso leggerla?”.
La domanda mi lascia un po' sorpresa.
Non ero pronta a qualcosa del genere, ma ovviamente avrei dovuto aspettarmelo.
“…sì” rispondo dopo un momento di esitazione.
Prendo la poesia e gliela consegno.
Non so perché mi sto fidando di lui.
Potrebbe benissimo prendermi in giro come hanno fatto tutti gli altri;
prendere il biglietto e sventolarlo in giro per l'aula;
urlare ciò che c'è scritto per una ventina di minuti finché non è sicuro che tutti l'abbiano sentito…
potrebbe farne di tutto ed io glielo sto lasciando fare.
Solo consegnandogli quel biglietto, mi rendo conto di aver gridato i sentimenti di qualcuno ai quattro venti.
Inizio a pentirmi di ciò che ho fatto.
Chiunque ne sia il mittente, ha già avuto una grande delusione con la mia risposta,
pensa se questo biglietto diventasse dominio pubblico…
Comincio ad allungare di nuovo la mano per riprendere quel pezzo di carta.
Non mi fido più di lui.
Lui alza gli occhi dal biglietto e mi guarda.
In questo momento mi aspetto qualsiasi cosa;
sono tesa come una corda di violino.
Ho un braccio sul banco teso verso il biglietto, l’altro appoggiato alla sedia, pronto a dare lo slancio se per caso cominciasse a correre per l'aula.
La schiena non è più sullo schienale.
Quasi non oso respirare.
Lo fisso negli occhi, ricambiando l'intensità del suo sguardo.
Dischiudo a malapena le labbra.
Non so cosa stia pensando, ma mi preoccupa.
In questo momento la dignità di una persona si trova nelle sue mani.
Potrebbe farne ciò che vuole...
“È stupenda.” Mi dice invece avvicinandomela.
Guardo il biglietto e allungo lentamente la mano verso di lui.
Non mi fido ancora.
Torno a guardarlo negli occhi.
Mi aspetto un qualsiasi scherzo, un urlo, una corsa improvvisa...
Cerco di cogliere ogni possibile intanzione malevola che ci possa essere in lui,
ma non trovo niente.
Passo di nuovo lo sguardo da Nick al biglietto e poi ancora a Nick.
Mi sembra impossibile che non faccia qualche scatto improvviso.
Alla fine mi decido a prenderla.
Afferro velocemente il pezzo di carta, sperando di essere più svelta di lui e di non permettergli di ritirarlo prima di averci le mani addosso.
Ho le dita sulla carta, ma non la riprendo ancora.
Mi accorgo che non si è minimamente mosso dalla sua posizione.
Alzo gli occhi e incontro i suoi.
Mi sorride.
Solo adesso riprendo la lettera.
Ricambio il sorriso;
è la prima volta che qualcuno è gentile con me.
Ad un certo punto non posso non chiederglielo:
“perché non…?”.
Vorrei domandare perché non mi ha presa in giro, ma non riesco a trovare le parole.
“Non sono come Sam…” risponde, comprendendo la mia domanda.
Lo guardo allibita.
Non è mai successo in vita mia.
Gli sorrido di nuovo. “grazie” gli dico.
“Non mi devi ringraziare, Auro. Ti puoi fidare di me.”
Lo dice guardandomi negli occhi: è sincero.
È la prima volta che vedo pura sincerità nello sguardo di qualcuno.
Per un momento il mio cuore sembra alleggerirsi di un peso.
Stare con gente come lui mi fa bene, ma realizzo che a lui non fa bene stare con gente come me.
Il mio sorriso si spegne.
Vorrei solo essere normale e avere la possibilità di trovare qualcuno come Nick da tenere accanto tutta la vita, ma non lo sono:
sono depressa e lui è una persona splendida.
Lo rovinerei, esattamente come rovinerei quella persona che mi ha mandato il biglietto.
Perché la vita deve essere così ingiusta?
Non riesco a rispondermi.
Lascio a Nick un'altro sorriso; stavolta però è molto più spento:
non m'illumina gli occhi.
Mi alzo e lo lascio lì.
Non guardo la sua espressione: immagino già come possa essere.
So di averlo deluso.
Magari si aspettava qualcosa di più da me e invece io me ne sono andata via.
Mi dirigo in cortile: ho bisogno di un po' d'aria.
Mi appoggio al muro d'ingresso per sentire quando sarebbe suonata la campanella.
Non voglio vedere Nick.
Non voglio vedere nessuno.
Se non l'ho ferito, senza dubbio l'ho turbato.
Sapevo che non avrei dovuto parlargli.
Sono dannosa per chiunque mi stia intorno.
Cado in ginocchio e comincio a piangere.
Il cielo si addensa di nuvole grigie.
Sono un fallimento; un completo fallimento.
Non devo stare con nessuno.
Il male che ho addosso è contagioso.
Dovrei rinchiudermi in casa e deprimermi tutto il giorno.
Dovrei morire: quelli come me non meritano di esistere.
Sono solo una povera illusa.
Per un attimo, Nick mi aveva fatto sperare che ci fosse ancora una possibilità per me.
Che stronzo, penso ad un certo punto.
“CHE STRONZO!” grido tra le lacrime.
Crollo a terra.
Do un pugno sul cemento del marciapiede.
La mano si graffia e sanguina.
Non so se fa più male il sangue del cuore o quello della mano.
Comincia a piovere.
Piango più forte. Stavolta non riesco a smettere.
Non è lui lo stronzo: sono io.
Sono io la stronza che continua ad illudersi, non è lui che mi fa sperare.
Non ha alcuna colpa: è stato solo troppo gentile con me ed io non riesco ad accettarlo.
Come sempre del resto.
Il mio cuore va in pezzi.
Mi rendo conto che sanguina molto più della mano.
Ora lo so: non ci sono ferite più profonde di quelle del cuore.
Fine flashback
Mi rendo conto che mi sono persa tra i miei pensieri.
Lui cerca i miei occhi, ma so che se li incontrassi ricomincerei a piangere.
"Mi sono odiata nel profondo quando non mi sono fidata di te.” Confesso
“Tu sei una persona stupenda ed io sono sbagliata. È per questo che non mi fido.
Non riesco a fidarmi nemmeno delle persone come te."
Tiro su col naso e mi asciugo gli occhi.
Forse non avrei dovuto dirglielo.
Non avrei dovuto dargli questa chiave per accedere al mio cuore.
Avrei dovuto trovare un modo per allontanarlo.
Siamo troppo vicini.
Ma nonostante tutto non riesco a pentirmene.
"È per questo che hai preso il cavo?" Domanda.
Solo a sentire queste parole mi viene di nuovo da piangere.
Perché Nick si preoccupa così tanto per me?
Non gli fa bene.
Io ho una marea di problemi e lui è una persona splendida.
Perché si deve rovinare la vita pensando a me?
Nemmeno i miei si sono mai rovinati la vita così tanto per me.
Perché dovrebbe farlo lui?
Perché continua a voler sapere?
Mi sento male pensando a quanto lui debba star soffrendo in questo momento.
"Ti prego" chiedo "possiamo non parlarne più?"
Ho il respiro mozzato, il battito irregolare.
Non so se sia dovuto al fatto che devo ancora tornare a respirare in modo normale o perché sapere il suo dolore non fa altro che accrescere il mio.
Lo stringo forte.
Non voglio che lui soffra per me.
È come se cercassi di recuperare quel dolore che gli ho iniettato nel cuore.
So che non avrò successo, ma non posso lasciarlo così.
Cercò di tornare a respirare in modo normale e allento la presa.
Lui mi circonda con un braccio e mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla.
Perché i ragazzi straordinari come Nick devono sempre preoccuparsi per le persone come me?
Mi dà un bacio sui capelli.
È come se mi sentissi amata per la prima volta in vita mia.
Ho i brividi, ma non sono per il freddo.
Gli stringo la mano e lo guardo negli occhi.
Non so perché ma mi viene da sorridere.
Lui incatena gli occhi ai miei.
È la prima volta che noto il colore ambrato dei suoi.
Lo vedo sempre più vicino e mi sento male.
No. Non può succedere.
Lui merita di meglio.
Il cuore mi porterebbe a baciarlo, ma la mente mi ferma in tempo.
Distolgo lo sguardo e vedo che anche lui abbassa gli occhi.
Non voglio nemmeno provare ad immaginare come si senta lui adesso.
Probabilmente proprio come mi sento io.
È innamorato di me? Perché?
Non sono una persona da amare.
Dovrebbe odiarmi e invece mi ama.
Perché? Perché il cuore umano è un affare così complicato?
Spero che dopo questo cominci a pensare che io non lo ami.
Magari si allontanerà e smetterà di soffrire.
Sarà difficile, ma visto il punto a cui siamo giunti, è l'unica speranza che mi resta per fare in modo che lui sia felice.
Spero solo di riuscire a gestire il mio cuore fino ad allora.
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