28 febbraio 3 (Nick)
“Forse dovremo andare” dice Aurora alzandosi.
Io riporto il mio sguardo su di lei e resto quasi imbambolato.
Non credo sarò mai stanco di dire che è bellissima.
“Cosa c'è?” Domanda vedendo che i miei occhi si sono posato su di lei troppo a lungo.
“Oh, niente” dico riabbassando gli occhi.
“È solo che non capisco come tu possa aver anche solo pensato di…”
Non riesco a terminare la frase.
Fa troppo male anche solo pensarci.
Come può una ragazza così bella come lei pensare al suicidio?
Perché voleva morire?
Glielo chiedo e lei abbassa gli occhi.
“Non avevamo detto di non parlarne più?”
“Ma è che davvero non capisco!” Dico alzandomi fino a trovarmi di fronte a lei.
“Perché?”
“Io…”
“Cosa? Ti prego mi sta facendo impazzire questa cosa.”
Non parla più.
Guarda per terra storcendo la bocca.
Mi ci vuole un po' per capire che sta piangendo di nuovo.
“Ehi,” dico alzandole il mento.
I suoi occhi verdi ora sono lucidi.
Sembrano fatti di vetro traslucido.
Ecco che mi viene di nuovo l'impulso di baciarla.
Mi avvicino, ma lei mi prende alla sprovvista e mi aggira.
Mi abbraccia fino a quando mi sento morire tra le sue mani.
Mi fa male vederla così.
Perché le persone più buone sono quelle che hanno alle spalle il passato più tetro?
Perché non poteva aver vissuto una vita normale?
Ora lei potrebbe scappare dalle mie braccia.
Potrebbe approfittare di qualsiasi occasione in cui io non ci sono per prendere quello stesso cavo e concludere il lavoro già iniziato.
Perché la vita deve essere così ingiusta?
Avrei preferito vivere io ogni sua esperienza e permetterle così di passare una vita serena invece di vederla in questo stato, in bilico tra la vita e la morte.
Tenuta in piedi da un filo sottile o, per meglio dire, dal cavo di un caricabatterie.
Possibile che proprio le persone più buone debbano subire tutta la crudeltà del destino?
Non è giusto.
Aurora si allontana da me e si asciuga gli occhi un'altra volta.
“Scusami, Nick, ma non posso dirtelo.” Dice senza guardarmi
“Non è una cosa che dipende da me e che posso condividere.
Mi dispiace tanto. È stato un momento di debolezza e mi era sembrata l'unica via di fuga dal dolore.
Ma mi rendo conto che non è così.
Devo solo riprendermi e tutto andrà bene.”
Le prendo le mani e lei alza gli occhi.
Cerco di crederle, ma non ci riesco. I suoi occhi parlano.
Lei smette subito di fissarmi e riporta gli occhi al pavimento, ma non fa nulla.
Sono bastati pochi secondi per capire.
Fingo di crederle.
“Cerca di riprenderti presto” le dico schioccandole un bacio sulla guancia.
“Qui abbiamo bisogno di te”
E dette queste cose faccio per andarmene, ma mi sento subito richiamare dalla voce di Aurora.
“ti dispiace non parlarne?” Mi chiede quando mi volto “Del cavo intendo”
“Se ti rassicura, sì. Ma sappi che ci sono se hai bisogno di aiuto.”
Lei mi sorride con quel suo sorriso stupendo.
“Grazie mille, Nick. Sono fortunata ad avere un amico come te”
La parola ‘amico’ mi apre una piaga al centro dello stomaco.
Davvero lei mi vede solo come un amico?
Non sono nient'altro?
Per un momento avevo sperato che anche lei vedesse in me qualcosa di più, ma vedo che mi sono illuso.
Lei non mi ama.
Il colpo sul momento è davvero forte, ma poi passa guardando i suoi occhi.
Mi bastano per non sentire più nulla.
Magari lei non mi ama ‘attualmente’, ma lo farà in futuro.
Mai perdere la speranza.
Le sorrido e rispondo: “non ti preoccupare, Auro. È il minimo che possa fare.”
Lei ricambia, ma poi il suo volto si spegne e abbassa gli occhi.
Mi passa accanto senza dire più nulla mentre io le tengo la porta e si dirige velocemente verso la porta d'ingresso.
Richiudo la porta della stanza e le vado dietro.
Cammina velocemente, molto più del solito.
È come se scappasse da me o forse solo dalla stanza in cui ci trovavamo.
Non lo so cosa le passi per la testa.
A volte vorrei proprio farlo e capirci qualcosa.
Deve avere un casino in quella mente poetica, fare mille pensieri diversi al secondo, vedere il mondo in modo strano, esattamente come lo è lei.
Strana in senso buono, ovvio.
Forse è proprio questo che amo di lei: la sua singolarità.
A volte devo proprio dire che questo mistero che aleggia attorno a lei, tutte quelle azioni, quei pensieri assurdi che senza dubbio ha e che la stavano portando ad uccidersi proprio qualche minuto fa, a volte mi inquietano.
Non so mai cosa le passi per la testa, mai.
A volte anche se sembra che lei dica o faccia qualcosa, in realtà, se la guardi negli occhi, vedi che sta pensando l'esatto opposto.
E i suoi occhi non mentono mai.
Sto usando questa strategia per capirla in questi momenti, ma sembra che lei abbia già compreso e stia cercando di disorientarmi, evitando di fissarmi negli occhi.
Mentre io sto ancora a metà corridoio, lei l'ha già percorso quasi tutto.
Comincio a correre dietro.
Diciamo che ciò che sta accadendo adesso, riassume perfettamente quello che ho fatto da quando lei è arrivata qui.
Le corro dietro da mesi ormai e lei non sembra notarmi.
Forse solo in questi ultimi giorni sembra voltarsi verso di me.
Ma adesso non mi guarda.
Cammina, o forse corre per la sua strada e mi lascia indietro come se non contassi nulla.
Ed io non posso fare a meno di chiedermi perché.
Perché non mi guarda?
Perché non si lascia avvicinare?
Sono d'intralcio?
Le do fastidio?
Le sto facendo del male?
E nessuna di queste domande ha una risposta perché lei si rifiuta di darmela.
Sua madre sta arrivando proprio adesso e lei non si siede nemmeno ad aspettare.
La saluta, saluta le bidelle e se ne va fuori da qui.
Le mie gambe frenano la corsa.
Non so nemmeno perché l'ho intrapresa.
Forse perché era troppo lontana per me e volevo raggiungerla a tutti i costi.
Forse perché era il mio obbiettivo.
Forse perché era il mio scopo.
Non si è voltata indietro nemmeno per un secondo.
Ha fatto come se non mi conoscesse.
Ora mi sento uno schifo. Un rifiuto umano.
Ho un altro capogiro, ma stavolta non mi oppongo quando Genna mi prende sottobraccio.
Mia zia non è ancora qui ed io ho letteralmente corso per tutto il corridoio nella speranza che la ragazza che amo con tutto me stesso si voltasse e mi regalasse un ultimo sorriso.
Ma non è accaduto.
Lei non mi vuole accanto a sé, ora è chiaro.
Adesso non importa più se sono andato contro il mio stesso corpo che durante tutta la corsa mi implorava di fermarmi e che ho ovviamente ignorato.
Mi sono ignorato per lei.
Volevo solo raggiungerla, avere un suo ultimo sorriso.
Mi rendo conto che ormai vivo per vederla sorridere.
Genna mi siede su una sedia e si mette accanto a me, mentre chiede a Carla di portarmi dell'acqua da bere.
Vedo tutto appannato.
Direi che questo capogiro è stato davvero il più violento che abbia avuto da stamattina quando Cole mi ha colpito la prima volta.
Non sento nulla di ciò che dicono le voci attorno a me, ma mi ritorna in mente ciò che è successo stamattina, prima che mi risvegliassi in infermieria con Aurora:
Flashback
Finalmente suona la campanella.
Ho continuato a guardarla per tutto il tempo e lei mi ha sistematicamente ignorato.
Vorrei attirare la sua attenzione, ma lei si alza e se ne va.
Ce l'ha ancora con me?
Forse è così e questo è solo un altro segnale che mi vuole tenere a distanza.
Mi odia, sono sicuro che mi odia.
Resto seduto al mio banco per un po'.
Ho i pensieri annebbiati da tutto ciò che sta succedendo.
Il sonno mancato, il sogno, il distacco di Aurora...
Poi lo sguardo mi scivola verso il banco di Cole.
"Cazzo!" Esclamò vedendolo vuoto;
ho già capito.
Corro in corridoio: devo trovarla.
Dove può essere andata?
Esploro i corridoi da cima a fondo, poi la sento urlare.
"Cole!"
Corro verso di lei.
Quello stronzo ha già la mano sotto la sua maglietta.
"Lasciami, Cole!" urla lei, ma lui non sembra volerne sapere.
"Lasciala." intimo, apparendo a fianco a loro.
Cole si scosta un po' e riesco a vederla.
Ansima come se non stesse respirando da chissà quanto tempo.
"Cosa vuoi nanetto?" Chiede lui con fare arrogante.
"Lasciala" ripeto.
Lui ubbidisce, ma mi si para davanti.
So che sono sul serio un nano rispetto a lui, ma non m'importa affatto.
So che probabilmente le prenderò di brutto, ma sarà per una giusta causa.
Lui mi sfida con lo sguardo ed io ricambio.
L'aria attorno a noi si fa tesa.
Cole serra un pugno e prova a tirarlo contro di me, ma non è abbastanza veloce: l'altezza in questo caso è un grande limite.
Lo schivo senza difficoltà.
Forse alla fine non sarà così difficile.
"Smettetela!" Dice Aurora, prendendo Cole per il polso.
"Stanne fuori, bella" dice lui. Senza ritegno la butta a terra.
"Auro, tutto okay?" Chiedo avvicinandomi.
Arrivò solo a sentirle rispondere con un "Sì", poi attorno a me tutto si fa nero.
Fine flashback
Mi riprendo dopo non so quanto tempo.
Ricomincio a sentire le voci e trovo le bidelle ancora accanto a me.
Mia zia non è ancora arrivata.
Non devo essere stato in questo modo per tanto tempo.
Mi alzo e mi viene da ripensare al mio sogno.
Dopo di oggi mi sembra più reale che mai.
Flashback
mi trovo in un mare di nebbia.
Cerco qualcuno o qualcosa che mi aiuti a capire dove sono, ma non c'è nessuno.
Ad un tratto vedo Aurora.
Non ho la prova certa che sia lei: ha un cappuccio tirato sulla testa, eppure ne sono sicuro.
È vestita di nero dalla testa ai piedi.
È difficile non vederla in mezzo a questa nebbia bianca.
"Auro!" La chiamo.
Lei non si volta.
"Auro!"
Continua a camminare, finché non svanisce.
Le corro dietro continuando a chiamarla, ma lei non risponde.
"Auro!" Chiamo ancora e stavolta la vedo.
Non è più vestita di nero: adesso ha un bellissimo abito bianco.
I capelli corvini le ricadono sciolti sulle spalle.
"Auro!"
Stavolta gira la testa all'indietro e mi vede.
Mi fa un sorriso e io continuo ad avvicinarmi, ma ad un certo punto le gambe non mi permettono di compiere un altro passo.
Lei si volta del tutto e vedo che ha un coltello conficcato nel cuore.
"Auro!" Non riesco a dirle altro.
Lei mi sorride e io trovo la forza di proseguire.
Arrivo ad un passo da lei e allungo la mano.
Lei continua a sorridermi.
Decido di avvicinarmi ancora di più e sento l'impugnatura del coltello sotto le dita.
Lei non fa una piega, come se non sentisse dolore.
Eppure il coltello ha aperto una profonda ferita nel suo petto da cui è sgorgato tanto sangue da macchiare il vestito fino all'altezza dell'ombelico.
La guardo negli occhi.
Lei mi continua a sorridere.
Ho la voglia di abbracciarla; sento che sta andando via.
Come se sentisse i miei pensieri, apre le braccia.
Io mi avvicino a lei e la stringo forte.
Sento le sue braccia circondarmi leggere con la stessa delicatezza che aveva il primo giorno di scuola.
Io invece la stringo forte e non so perché piango.
Lei mi accarezza la testa dolcemente.
Non riesco a smettere di piangere.
Poi le sue braccia diventano sempre più leggere.
Alzo la testa e vedo che lei si è sollevata da terra.
Mi guarda e sorride, mentre il vento la porta via da me.
Voglio trattenerla, ma non ne ho il modo.
"Aspetta!" Le dico.
Lei mi indica di voltarmi ed io obbedisco.
A pochi passi da me vedo il suo disteso per terra.
Indossa di nuovo quel cappuccio nero.
Mi volto verso l'altra Aurora, ma non c'è più: è sparita nella stessa nebbia in cui è apparsa.
Fine flashback
“Nick” mi sento chiamare.
Zia Anna mi sta scuotendo il braccio.
Mi sono di nuovo perso nei miei pensieri.
“vogliamo andare?”
“Sì, scusa.” Dico ridestandomi.
So che la zia ha capito che sono distratto, ma non mi ha chiesto niente.
"Vieni, andiamo a casa." dice.
Mi alzo e la seguo, ma non riesco a non pensare a lei.
È ormai una fissa nei miei pensieri, la mia costante.
Mi guardo attorno sperando di vederla arrivare, ma nulla.
Quasi cado sulle scale.
Non m'importa.
Adesso l'unica cosa che conta è dirle la verità.
Probabilmente non l'accetterà, ma se non gliela dico probabilmente la perderò per sempre.
Devo parlarle per forza.
Salgo in macchina e andiamo a casa.
Non ho detto una parola per tutto il viaggio.
Sento di aver bisogno di lei.
Le devo parlare il prima possibile.
Domani sono disposto a farle perdere la corriera pur di farmi ascoltare.
Ho bisogno di lei.
Deve sapere tutto.
Glielo devo dire.
Cerco di non pensarci, ma non riesco a concentrarmi: un peso nel petto mi schiaccia.
"Ti ho fatto una domanda, Nick!" mi sveglia la voce arrabbiata della zia.
"Cosa?"
"cos'è successo oggi con Cole?"
"È un maledetto stronzo"
"Lo dici ogni volta, ma non sei mai arrivato a casa con un livido alla tempia."
"Ha importunato una mia compagna di classe." le confesso.
"E ti piace..."
"Non è vero!" Dico.
La zia mi guarda dallo specchietto retrovisore.
Ha gli stessi occhi con cui mi ha guardato Gianni il giorno in cui Aurora è arrivata nella mia classe.
Mi ritorna in mente quel giorno:
Flashback
Oggi ci saranno delle novità.
È da quest'estate che so che quest'anno avremo una nuova compagna.
Non mi ci è voluto molto per capire che si trattava di Aurora.
Aurora è una ragazza stupenda, dai grandi occhi verdi e i capelli corvini.
È davvero molto bella, lo sapevo già da tempo. Non è stata la prima volta che l'ho vista.
Quando sono entrato in classe lei era già lì, in piedi.
"Ciao" le dico "sei Aurora, giusto?"
"Sì, sono io." Poi va subito al sodo.
"Mi puoi dire dove sta il mio posto?"
L'unico posto libero è in fondo, all'ultimo banco, ma qualcosa mi spinge a mentirle.
"C'è un posto qui" dico indicando il banco accanto al mio.
Dovrò dare delle spiegazioni a Gianni, il mio migliore amico, ma troverò una scusa.
Non so perché, ma sento il bisogno viscerale di averla accanto.
So cos'ha passato.
Come ho già detto, l'ho vista nei corridoi e veniva sempre presa in giro da Sam e Tom.
Non ho mai capito chi fosse il peggiore tra i due, ma entrambi si divertivano a stuzzicarla.
Capisco bene perché ha deciso di andarsene.
Sicuramente aveva bisogno di un po' di respiro.
I prof non ci hanno detto nulla al riguardo, ma è ovvio che dovremo cercare di farla sentire accolta.
Lei posa la sua roba vicino alla sedia che prima era di Gianni e si siede, anche se la lezione deve cominciare tra dieci minuti.
Io sto in piedi accanto a lei.
Vorrei dirle qualcosa, ma non riesco.
Il suo passato, il suo volto irrigidito dal dolore creano un muro che non riesco ad infrangere.
Alla fine mi siedo anche io.
Lei mi fissa con la coda dell'occhio, come ad assicurarsi che io sia innocuo.
Io mi mostro indifferente e tolgo la mia roba dallo zaino.
Lei sembra tranquillizzarsi e smette di guardarmi.
Sistema anche lei la sua roba.
Solo allora mi volto a guardarla.
Nel disfare lo zaino, ha un'eleganza nei movimenti che potrebbe avere solo una ballerina dell'Opera di Parigi.
Mi ipnotizza.
Non riesco a distogliere lo sguardo.
È troppo bella, anche se l'espressione è dura e tutto ciò che ha passato le ha irrigidito inevitabilmente il cuore.
Eppure nei suoi gesti vedo una bontà nell'animo che mi affascina.
Sento che è una brava ragazza oltre che bella.
Una ragazza che non meritava di passare quello che ha passato.
Vorrei solo farglielo capire.
Provo una fitta al cuore a contemplare quella durezza.
So che è solo una maschera, ma vedo che si è perfettamente attaccata alla sua faccia.
La cosa mi fa male.
Adesso ho l'impulso di abbracciarla, ma non credo che accetterebbe.
Mi freno.
Ci vorrà pazienza, ma riuscirò ad instaurare un rapporto con lei; lo sento.
Cominciano ad arrivare gli altri.
Lei li analizza ad uno ad uno, come ha fatto con me.
Il primo ad entrare è Cole con il suo amico Julian a seguito.
Non riesco nemmeno ad esprimere la repulsione che provo per quel tipo.
Si sarà fatto mezza scuola quello stronzo.
Cadono tutte ai suoi piedi solo perché è alto e ha un bel fisico.
Dovrebbero vedere oltre il suo aspetto, prima di andarci a letto.
Ha usato mezza scuola solo per il sesso.
Ci metterei una mano sul fuoco sul fatto che va con una persona diversa a notte.
Mi viene spontaneo guardare la mia nuova compagna di banco.
Lo sta studiando.
Vedo che anche lei è colpita dal suo fisico, ma so che non farà lo stesso errore di mezza scuola.
Le sue esperienze non la fanno ingenua e senza dubbio non stupida.
Forse sarà l'unica che capirà chi è Cole prima di fantasticare di stare con lui, penso.
La classe si riempie.
Gianni arriva per ultimo e la guarda un po' di traverso.
Sta per dirle che quello è il suo posto, ma io mi alzo e lo richiamo a me.
Gli spiego la situazione e lui mi guarda con un'espressione che già insinua che mi sia preso una cotta per lei.
Lo ignoro e gli dico di cambiare posto.
In realtà so di fargli un favore: lui odia stare in prima fila.
Anche io in realtà, ma non ho alcuna scusa per spostarmi e poi sento che stare accanto a lei in prima fila, sarà come sarebbe stato stare in ultima con Gianni.
Entra la prof e ci fa presentare ad Aurora.
"Mi chiamo Nick" le dico.
"Io Gianni"
"Katia"
"Io sono Aurora" dice lei.
La sua voce è bella e vellutata; degna del suo aspetto.
"e vengo dalla sezione A, ma per quest'anno starò qui con voi e vedremo come va..."
"È un vero piacere conoscerti, Aurora." Dice la prof.
"Speriamo solo che in questa classe ti senta più accolta di quella precedente."
Una cosa che mi auguro anche io.
Lei annuisce e cominciamo la lezione.
Ecco che la scuola ritorna noiosa.
Fine flashback
La ignoro: non sono dell'umore per rispondere ai suoi scherzi.
"È quella Aurora?" Chiede ad un certo punto.
"sì"
"Quella della corriera."
"esatto"
"È proprio carina..." commenta lei.
"già" rispondo sovrappensiero.
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