28 febbraio 5 (Aurora)

“Forse dovremo andare” dico alzandomi.

Voglio solo uscire da questa stanza.

Troppe cose sono successe.

Parlare con Nick mostra sempre di essere un toccasana, il problema è solo quando tutto si mostra per quello che è.

Quando il dolore prende di nuovo il sopravvento e la mente ricomincia a dire ‘fermati prima di fargli del male’.

Ci rendiamo conto che stavamo per baciarci?

Non deve accadere.

Non può accadere.

Non finché il mio cervello sarà attivo in questa mente assurda, forse l'unica cosa razionale in questa mia vita che è un caos.

Ci stavamo per baciare, ma mi sono fermata in tempo.

Lui non sa a cosa va incontro.

Io sì e so che devo proteggerlo a tutti i costi proprio perché lo amo.

Lui ha abbassato gli occhi quando l’ho rifiutato.

Ora li alza di nuovo e li posa su di me.

Mi guarda fisso, come se avesse perso la cognizione di ciò che sta accadendo.

“Cosa c'è?” gli domando, risvegliandolo dal suo stato di trance.

“Oh, niente” dice riabbassando gli occhi. All'inizio credo che la sua frase si sia conclusa così, ma poi continua: “È solo che non capisco come tu possa aver anche solo pensato di…”

Poi si ferma e strizza gli occhi per un secondo, come in preda ad una tremenda fitta di dolore.

“Perché volevi morire?” Mi domanda poi, tornando a fissarmi negli occhi.

Non posso rispondergli.

Distolgo lo sguardo, ma sento ancora il suo bruciare addosso dal basso.

“Non avevamo detto di non parlarne più?” protesto debolmente.

“Ma è che davvero non capisco!” Dice alzandosi “Perché?”

Mi sento morire dall'interno.

“Io…”

Non so proprio cosa rispondergli. Non posso dirgli nulla che non lo faccia avvicinare a me più di quanto già non sia.

“Cosa? Ti prego mi sta facendo impazzire questa cosa.”

Taccio e guardo per terra.

La vista si annebbia di nuovo e le lacrime minacciano di uscire.

Cerco di trattenerle, ma scendono giù dagli occhi più di prima.

Cerco di non farglielo capire, ma il mio storcere la bocca e il mio inghiottire i groppi che si formano in gola, glielo fanno comprendere.

“Ehi,” dice prendendomi il mento e alzandomelo.

Mi trovo di nuovo a perdermi nei suoi begli occhi ambrati.

Mi accorgo che si sta avvicinando di nuovo.

Il cuore mi spinge ad assecondarlo, ma la mente ordina di nuovo di fermarmi.

Aggiro il suo volto e lo abbraccio con tutta la dolcezza che riesco ad avere.

Anche lui mi abbraccia di rimando.

Perché deve essere tutto così complicato?

Perché non potrei amarlo e basta?

Perché non posso smettere di soffrire?

Lui è così bello, così dolce… ma io non sono fatta per lui e lui non è fatto per stare con me.

Merita molto di meglio.

Mi sento uno schifo a doverlo trattare così, ma lo amo ed è per il suo bene che lo faccio soffrire.

Questo è senza dubbio il male minore.

Sciolgo l'abbraccio e mi asciugo di nuovo gli occhi, per l'ennesima volta pieni di lacrime.

Abbasso lo sguardo e poi cerco ancora di trovare un modo per allontanarlo.

Forse se gli faccio credere che è stata solo una fase passeggiera, lui starà meglio e mi lascerà stare.

“Scusami, Nick,” dico “ma non posso dirtelo. Non è una cosa che dipende da me e che posso condividere. Mi dispiace tanto. È stato un momento di debolezza e mi era sembrata l'unica via di fuga dal dolore. Ma mi rendo conto che non è così. Devo solo riprendermi e tutto andrà bene.”

Lui mi prende le mani e d'istinto alzo gli occhi.

Ci fissiamo per un'altra interminabile volta.

Sento un'eruzione di farfalle nello stomaco, ma non posso permettermi di provare tali sentimenti, così smetto di fissarlo e riporto gli occhi al pavimento.

“Cerca di riprenderti presto” dice poi lui dandomi un bacio a stampo sulla guancia. “Qui abbiamo bisogno di te”.

E detto ciò fa per andarsene.

Le farfalle cominciano a vorticare dentro di me ad una velocità che non so descrivere.

Cerco di ricompormi e poi cerco di richiamare la sua attenzione.

“Nick” dico. Lui si volta ed io sento quasi le parole morire in bocca, ma mi faccio forza e continuo: “ti dispiace non parlarne? Del cavo intendo”

“Se ti rassicura, sì.” Dice lui “Ma sappi che ci sono se hai bisogno di aiuto.”

Mi viene da sorridergli e lo ringrazio.

“Grazie mille, Nick. Sono fortunata ad avere un amico come te” dico marcando la parola ‘amico’.

Voglio cercare di chiarire una volta per tutte che tra noi non potrà mai esserci niente.

Non smette di fissarmi, come se vedesse chissà che cosa quando mi guarda.

Il suo sorriso si smonta appena alle mie parole, ma poi ritorna subito, forse più raggiante di prima.

Ma come fa ad essere sempre così felice?

“non ti preoccupare, Auro.” Risponde lui “È il minimo che possa fare.”

Di nuovo mi viene da sorridere, ma mi rendo conto che non dovrei e attacco gli occhi al pavimento.

Non dovrei nemmeno sorridergli.

Dovrei essere seria, indifferente, ma non posso non sentire le farfalle ogni volta che mi passa vicino, ogni volta che mi abbraccia o sta per baciarmi.

Devo allontanarmi da lui una volta per tutte e riflettere.

Devo essere determinata e decisa a non parlargli più, per il suo bene.

Lui mi tiene la porta ed io gli sfreccio accanto con tutta la velocità che riesco a sostenere.

Quasi corro verso la porta d'ingresso.

Mia madre sta arrivando: vedo la sua figura illuminata dalla luce del sole all'esterno dell'istituto.

Quando sento la porta dell'aula chiedersi alle mie spalle, sono già abbastanza lontana per garantirmi di fuggire da lui.

Non devo fermarmi.

Non devo guardare indietro.

Devo fargli capire che voglio che lui stia fuori da tutto il casino che è la mia vita.

Sento che lui accellera il passo, poi corre, ma io sono quasi alla fine del corridoio e mia madre è già qui.

Sfrutto le mie gambe lunghe al massimo e raggiungo l'uscita.

Saluto le due bidelle con la mano ed esco.

Sento che Nick frena la corsa, ma non mi volto a guardarlo.

So già come deve essere triste la sua espressione in questo momento.

Scendiamo le scale in religioso silenzio.

Mamma non dice nulla, come al solito, del resto.

Dopotutto che avrebbe da dirmi?

È la solita indifferente.

Conoscendola mi chiederà qualcosa solo in macchina.

E infatti…

“Cos'è successo oggi con Cole?”

Mi tornano in mente gli avvenimenti di oggi:

Flashback

Mi metto al mio nuovo posto, attaccata alla maniglia.

Da qui, osservo i ragazzi come ieri mattina.

Nick mi sta guardando. Ha l'aria di chi vuole dire qualcosa ma non riesce a farlo.

Anche io devo avere la stessa espressione.

Mi volto, osservando gli altri ragazzi.

Tutti stanno facendo qualcosa, esattamente come ieri.

Poi però un paio di occhi si alzano verso di me.

Sono quei bellissimi occhi verdi di Cole.

Ricambiamo uno sguardo, ma lui smette di fissarmi dopo un attimo.

I miei occhi si perdono nel vuoto: credo di sapere chi sia il mittente.

Devo chiederglielo.

Sto per incamminarmi verso di lui, ma una buca mi fa perdere l'equilibrio.

È Nick ad afferrarmi.

"Grazie" dico più fredda che posso, appena mi rialzo.

"Di niente."

Nick ricambia la mia freddezza, ma dalla sua voce traspare un velo di dispiacere.

Credo che anche da me sia saltato fuori.

Torno al mio posto: la strada è piena di buche come questa e, se non voglio fare un'altra figuraccia, devo aspettare che si fermi.

Sfortunatamente la prossima fermata è quella vicino alla scuola.

Lo perderò prima di arrivare a parlargli.

No problem: lo cercherò a ricreazione.

Arrivo in classe.

Come al solito non capisco niente di quello che si dice.

Finalmente suona la campanella.

Nick mi ha guardata tutto il tempo, sicuramente aspettando questo momento per potermi parlare e io invece mi alzo per cercare Cole.

Non voglio parlargli: devo anzi raggiungere Cole e mettere fine a questa storia.

Lo trovo in cortile, circondato da una marea di compagni di classe.

Mi assale l'ansia sociale.

Cerco di attirare la sua attenzione e appena sono sicura che mi abbia vista, gli mimo di incontrarci davanti il portone d'ingresso.

Mi dirigo lì e lo aspetto.

Lui ci impiega un po' per arrivare.

Non lo vedo molto bene visto che è distante da me, ma lo scorgo dar gomitate a destra e a manca ai suoi amici e ridere.

Non so di cosa, però.

Alla fine sembra ricordarsi di me e viene.

"Ciao, di che volevi parlarmi?"

"Di una cosa..."

"Cosa?"

"Senti... sei tu il mittente del biglietto?"

"Che biglietto?"

Lo tiro fuori dalla borsa e glielo porgo.

"Questo biglietto."

Cole mi guarda allibito.

"... Sì, sono io." Risponde dopo qualche momento di esitazione.

"Tu?"

Sono scioccata.

"Sì, io."

"Da quanto tempo...?".

Non riesco a terminare la frase da quanto sono sorpresa.

"Da sempre. Solo che non te l'ho mai detto. Sii la mia ragazza, ti prego." Dice inginocchiandosi.

Non riesco più a parlare.

"Cole... io"

"Ti prego."

Come farei a rifiutare? Nessun sano di mente lo farebbe, ma io ne ho motivo.

"Non posso. Ero qui per dirti questo di persona."

"Perché no?"

Ha negli occhi la delusione che potrebbe avere solo Romeo al rifiuto di Giulietta. In effetti è anche un bel paragone perché l'anno scorso ha recitato la parte di Romeo nella recita di fine anno.

"Non posso dirti perché, ma sappi che ti farei molto più male se non rifiutassi." È la pura verità.

"Ma io ti amo."

"Mi dispiace."

Faccio per andarmene, ma lui mi prende per il polso e mi spinge al muro.

"Cole..."

"Mi dispiace...".

Mi sta palesemente imitando.

Si avvicina a me e mi bacia.

"Cole!" Cerco di farmi valere, di dimenarmi alla sua presa, ma non ci riesco.

"Hai detto tu che ti dispiaceva...".

A questo punto sono convinta che mi prenda in giro.

Mi blocca il fiato con un altro dei suoi baci e infila la mano sotto la maglietta, tastando la mia schiena.

"Lasciami, Cole!" urlo.

"Lasciala." intima Nick parandosi al mio fianco.

Cole si scosta un po' e mi lascia respirare.

"Cosa vuoi nanetto?"

"Lasciala" ripete con lo stesso tono.

Cole ubbidisce, ma si para davanti a Nick con tutta la altezza.

Si guardano in cagnesco per diversi minuti.

Cole prova a colpirlo, tirandogli un pugno allo stomaco, ma Nick per fortuna è più veloce e lo schiva.

"Smettetela!" Dico tenendo Cole per un polso.

"Stanne fuori, bella" dice lui buttandomi a terra.

"Auro, tutto okay?" Chiede Nick, avvicinandosi a me.

"Sì" rispondo.

Solo che distrarsi dà al rivale l'occasione perfetta per colpirlo alla tempia.

"Nick!" Urlo parandomi al suo fianco per impedire a Cole di ferirlo ancora.

Il rivale sferra un secondo pugno verso di lui, ma io lo paro col mio corpo.

Mi becco un bel livido alla schiena.

Crollo sopra il mio protetto che ormai giace a terra privo di sensi.

Mi rialzo subito e fronteggio Cole, anche se so che è di gran lunga più forte.

Per fortuna però, arriva la prof che lo frena e lo chiama in presidenza.

Fine flashback

Rispondo esattamente con le stesse parole che ho detto alla preside, senza aggiungere altri particolari.

Mamma annuisce. Sembra soddisfatta dalle informazioni. Non le interessa sapere altro.

Le basta avere una versione parziale dei fatti.

Per quanto riguarda il livido, dirò che è stato Cole quando mi ha spinta a terra.

Non le interessa sapere di più.

Ma ho comunque buoni motivi per credere che non mi chiederà nulla.

Non gliene importa niente di me.

È come se non esistessi per lei.

Non credo mi verrà a controllare la schiena.

E poi io credo di sapere cosa fare per farmelo passare.

Mi serve dell'arnica.

Ho sentito il suo odore quando mi passavo la pomata.

Mi pare che in casa ne abbiamo una simile in bagno.

Arriviamo a parcheggiare nel cortile di casa ed io esco in fretta sbattendo la portiera.

Basta solo constatare per l'ennesima volta che mia mamma non si interessa della mia salute per farmi venire voglia di spaccare tutto.

Mamma fa girare la chiave nella toppa e con uno scatto la porta si apre.

Lascio che sia lei la prima ad entrare e poi la seguo solo quando sono sicura che ci siano almeno un paio di passi a separarci.

Poi mi dirigo in bagno e mi alzo la maglietta fino a scoprire il livido.

Vedo che già sta meglio, ma credo che quella pomata dovrei metterla ancora.

Bạn đang đọc truyện trên: truyentop.pro