28 febbraio 6 (Aurora)
Comincio a guardare negli sportelli del bagno e finalmente la trovo. Ecco la pomata all'arnica che cercavo.
La prendo e svito il tappo. Ne prendo un po' e comincio a spalmarla di nuovo finché non si scioglie.
Leggo che dovrei metterla tre volte al giorno.
La poso di nuovo dove l'ho trovata e mi lavo le mani.
La pomata è utilissima, ma fa una puzza…
Esco di nuovo dal bagno e trovo mia mamma intenta a bere un caffè nella sua tazzina preferita.
“Senti, mamma,” dico cercando di attirare la sua attenzione “ti dispiace se domani non vado a scuola? Non me la sento di affrontare Cole di nuovo nei corridoi. Oggi è andata bene, ma domani non si sa.”
Spero di averla presa nel momento migliore. So che è lunatica e magari adesso potrei avere qualche possibilità di non andare a scuola.
Non ho sinceramente voglia di vedere Nick.
Non è per Cole che voglio stare a casa. Anzi se fosse solo lui il problema andrei a scuola proprio per mostrargli che non ho paura di quelli come lui, ma purtroppo si tratta di Nick.
Lui sa troppo di me. E poi mi ama.
Mi ama forse più di quanto si potrebbe permettere. Ma se penso a me, sono nella sua stessa situazione.
Lo amo anche io.
Ma perché mi sento così?
Perché lo amo anche io?
Non dovrei.
Lui è troppo per me.
Ed io sono troppo sbagliata.
“D'accordo” dice mamma distogliendomi dai miei pensieri.
“Cosa?” Chiedo io ancora mezza imbambolata.
Non mi ricordo più nemmeno cosa le ho chiesto.
“Va bene. Domani se proprio non vuoi, non andrai a scuola.”
Quasi non credo alle mie orecchie.
“Davvero?”
Giuro che sono scioccata.
“Davvero.”
A quanto pare l'ho davvero presa nel momento giusto.
“Grazie per la comprensione, mamma”
Non pensavo che l'avrei mai detto.
Oggi è davvero una giornata piena di sorprese.
Torno in camera e mi sdraio sul letto.
Alla fine ho ottenuto ciò che volevo.
Perché allora mi sento così triste?
Non dovrei stare così male.
Alla fine ho ottenuto ciò che è meglio per lui e anche per me ad essere onesti, ma allora perché sto così male?
La testa dice che è giusto così.
E allora perché sto così male?
Guardo il soffitto distrutta.
Contemplo l'intonaco bianco di cui è fatto.
È strano pensare che mio padre ci sia stato giorni interi a tinteggiare, anni fa.
Adesso non mi ricordo quasi qual è la sua faccia da quanto non lo vedo.
So che stare in esercito è complesso, ma a volte non lo so, anche se non gli voglio chissà quanto bene, sento che mi manca.
Mi manca la sua presenza.
Mi manca sentire un'altra voce oltre a quella mia e della mamma.
Quando siamo noi due la casa sembra quasi infestata.
Non diciamo una parola per ore intere.
Le nostre conversazioni sono di solito a cena e del tipo “mi passi il pane?”.
Per il resto del tempo non diciamo assolutamente nulla.
Almeno quando c'è papà, qualcosa la dicono.
Che sia anche solo pagare le bollette, ma non c'è quel silenzio spettrale, non c'è quella tensione assurda tra di noi.
Non mi calcola lo stesso, ma almeno il silenzio non è così pesante, non si affetta con un coltello.
Tra i due mali, senza dubbio il secondo è il minore.
Ma non posso lamentarmi.
Non è che se mi crogiolo nei pensieri e torno con la mente al periodo in cui c'era papà, lui può apparire qui da un momento all'altro.
Lui ora si trova nell'esercito e anche se non mi manca più di tanto, sento che la sua presenza è importante per questa casa.
Senza di lui manca vita qui.
Sembra tutto morto.
Esattamente come accade con Nick.
Il mio cuore è come questa casa e Nick è come mio padre.
Senza di lui non c'è vita.
Non ci sono io.
E non capisco perché.
Perché sento di dipendere da lui?
Non dovrebbe accadere nulla del genere.
Lui merita di meglio di una ragazza depressa come me.
Merita di essere felice con qualcuno che non sia io, che possa renderlo felice senza essere un fardello per lui.
E se io dipendo da lui, in un modo o nell'altro lo avvicinerò.
E quando avverrà, lui comincerà a stare sempre peggio, esattamente come me.
Non posso fargli questo.
Non posso essere la causa della sua perdita della felicità.
Non posso.
Sento che starei ancora peggio e con me anche lui.
No, non posso farlo.
Non deve stare male per me.
Lui merita di vivere. Io no.
Mi alzo dal letto e mi dirigo di nuovo verso la mia scrivania.
“Qui abbiamo bisogno di te” ripete la voce di Nick nella mia testa.
Mi fa stare male pensarlo, ma fa senza dubbio più male l'idea di vederlo stare sempre peggio per colpa mia.
Prendo le cuffie e stringo il cavo bianco attorno al collo.
Mi torna in mente la prima volta che l'ho fatto, il giorno in cui ho mostrato il biglietto a Nick:
Flashback:
La campanella suona e sto ancora piangendo.
La mano sanguina dall'attaccatura del polso fino alla punta del mignolo.
Fa male, ma mai quanto ne fa la consapevolezza.
Mi asciugo le lacrime con le dita e mi alzo da terra.
Vado in bagno a prendere della carta per tamponare il sangue.
Sono bagnata dai capelli in giù.
Non m'importa.
Mi siedo accanto a Nick, ma non lo guardo nemmeno.
Sento il suo sguardo addosso. So che vuole dirmi qualcosa ma non osa farlo.
Alla fine si gira, provando ad ignorarmi.
Per l'ennesima volta non capisco nulla delle lezioni. Ormai sembra star diventando un'abitudine.
La campanella suona stanca e monotona la fine di ogni ora.
Le ore mi scorrono addosso senza che me ne renda conto.
Faccio finta di tenere la penna in mano e prendere appunti, ma non lo sto facendo.
Non riesco nemmeno a sentire le voci dei prof.
Tutti i suoni sono completamente ovattati.
L'unico che sembra sentirsi più distinto è quello della campanella, ma solo perché più forte degli altri.
Capisco che sono finite le lezioni solo perché con la coda dell'occhio vedo Nick alzarsi accanto a me.
Mi alzo di rimando, ma continuo a non sentire niente.
I miei compagni sono solo delle sagome informi che non hanno alcun significato.
Le evito, anche se non le distinguo.
Tutti i colori sembrano grigi, sbiaditi fino alla fermata dell'autobus.
Non cerco neanche il mio posto.
Trovo la maniglia di stamattina e mi ci attacco, appoggiandoci la testa.
Tengo gli occhi sul finestrino, osservando il paesaggio che scorre veloce sotto i miei occhi.
Non lo distinguo: le fermate si susseguono una dopo l'altra senza significato.
Ad un certo punto mi accorgo che ho perso la mia: sono passata davanti al supermercato a qualche chilometro da casa.
Mi guardo intorno: non c'è nessuno che scende alla mia fermata.
Aspetto che l'autista si fermi e poi scendo.
Faccio un paio di chilometri a piedi e arrivo nella mia strada.
Solo quando giungo alla soglia mi rendo conto che avrei potuto esaminare di nuovo i ragazzi in corriera come stamattina.
Diciamo che oggi non è proprio la mia giornata.
Entro e saluto la mamma nel modo più allegro che riesco a recitare.
Filo in camera mia e mi metto a fare i compiti.
Non ci capisco niente.
Mi continua a tornare in mente ciò che è successo con Nick.
Forse dovrei chiedergli scusa.
Ma per cosa poi? Perché non posso parlargli? Perché gli faccio del male?
Non posso promettergli che non lo farò più, perché fare del male alle persone è qualcosa che non voglio ma che succede.
Sono sbagliata.
Non posso lasciare che mi si avvicini.
Dovrei semplicemente ignorarlo, fingere che non esista, così magari per lui sarebbe più semplice.
Dopotutto non abbiamo mai parlato tanto.
Se continuassimo a farlo però, lui potrebbe affezionarsi a me ed io a lui.
Sì, allontanarlo è la soluzione migliore per entrambi.
Allontanare tutti è la soluzione migliore.
Mi illudo di essere a posto con la mia coscienza, ma non è così.
La verità è che parlare con lui mi ha fatto bene. Mi ha come ristorata, ma poi mi ha buttata ancora di più nello sconforto perché so che non posso essere felice.
Sento di aver bisogno di persone come lui, ma so anche che ciò che farebbe bene a me, non farebbe bene a lui.
Lo renderei triste come sono io, soprattutto se sapesse di me qualcosa in più.
Non può entrare a fare parte della mia vita; non deve: ne va della sua.
Non potrei permettermi di gettarlo nello sconforto per ciò che riguarda me.
So che entrerebbe in empatia con la mia situazione e vedere che non migliora lo farebbe stare male.
E io so già che non migliorerà. Non ho bisogno di prove per esserne certa.
Il mostro mi graffia di continuo.
È lui che m'impedisce di essere felice.
Ha fatto dei tagli sul mio cuore che non guariranno mai.
Non so perché ma comincio a piangere.
Pensare al futuro mi devasta perché so di non avercelo.
Parlare con Nick mi ha ridotta peggio di come mi hanno ridotta gli insulti di mamma o di Sam.
Eppure è stato così gentile con me...
Cosa c'è che non va?
Ciò che mi fa bene mi distrugge.
Mi distrugge perché sono abituata al dolore fisico e morale, ma non all'amore, perché mi mostra che il mondo non è violento come l'ho sempre creduto e questa consapevolezza fa male.
Mi mostra che non avrei dovuto soffrire come ho sofferto.
Per questo la gentilezza fa più male del dolore.
Non c'è futuro per me.
Ridotto in questo stato, il cuore è talmente abituato a ricevere schiaffi che non riesce ad accettare carezze.
Un terribile pensiero comincia ad inquinare la mente.
I miei occhi corrono, in un lampo di pazzia, per tutta la stanza, cercando qualcosa che possa farlo. Mi va bene qualunque cosa.
Vedo le cuffie.
Il loro filo bianco mi tenta.
Tendo la mano verso di loro e le prendo.
Le srotolo e le metto dietro al collo.
Comincio a stringere.
Il filo aderisce perfettamente alla pelle del mio collo.
Stringo ancora finché non mi manca l'aria.
Ad un certo punto mi fermo.
Allento il filo e torno a respirare.
Mi rendo conto solo ora di quello che stavo facendo.
Poso le cuffie terrorizzata da me stessa.
Non so cosa mi abbia fermata.
Mi abbandono sullo schienale e pesco un libro dallo scaffale.
Non voglio pensare.
Scorro le pagine leggendo velocemente ciò che c'è scritto, anche se non capisco nulla.
Leggo pagine e pagine di libri interi, ma nessuna parola ha senso, come fosse scritto in chissà che lingua.
Non fa nulla, continuo ugualmente.
Non prenderò più le cuffie: ormai quell'oggetto mi spaventa.
Se le riprendessi, probabilmente ricomincerei a strangolarmi.
Non posso chiudere questo libro, anche se non ne so il titolo, perché i miei pensieri andrebbero verso la morte.
La mia vita è appesa ad un libro.
I minuti mi scorrono addosso, diventando ore.
Di nuovo mamma mi chiama per la cena.
Oggi mi sforzo di sorridere un po' di più, così da non farla preoccupare.
Ci manca solo che mamma diventi apprensiva.
Provo a fare due battute su quanto cucini male e faccio quante più smorfie possibili nell'ingoiare il cibo.
Non so se sono stata una brava attrice, ma credo che mi abbia creduta.
Finisco di mangiare e mi alzo.
Giusto il tempo di voltare le spalle a mamma e il sorriso finto che ero riuscita a montare, crolla come una maschera di cera.
Voglio solo andare a dormire.
Fine flashback
Non nego che la paura di queste cuffie c'è ancora, come un antico residuo della me che aveva paura della morte e che aveva preso queste cuffie solo in un momento di pazzia.
Ora sento che non sono pazza: sono realista.
Morire toglierebbe solo un peso dalle spalle della mia famiglia e dal cuore di Nick.
La mia morte farebbe del bene a tutti.
Stringo fino a non avere più aria.
La vista si appanna.
Mi sembra di non riuscire più a respirare, ma non riesco nemmeno ad uccidermi.
Più stringo più mi mancano le forze per continuare.
Mi guardo intorno e cerco di trovare qualcosa che mi possa aiutare.
Solo l'armadio sembra essere utile.
Incastro le cuffie tra questo e il muro e tiro come posso.
Di nuovo la vista si appanna.
Sento mancare le forze.
Forse oggi sono riuscita davvero a togliermi di torno…
Spazio autrice
Ciao a tutti🖤
Scusate se sono stata molto assente, ma sto scrivendo capitoli su capitoli di Erika e la cosa mi ha presa in un modo che non credevo possibile.
Avrò scritto circa 15 pagine in quattro giorni.
E non ho trovato più modo di aggiornare.
In più sto imparando giapponese senza uno straccio di motivo... E questo vi fa già capire molto sulla mia sanità mentale.
Insomma, tornando a noi, questo è l'ultimo capitolo del finale alternativo di TheAnonymousone352.
Non so se volete che pubblichi di nuovo il finale della storia originale, perché tanto ho capito che l'unica cosa che si voleva cambiare era alla fine l'incontro tra Aurora e Nick prima della sua morte.
Quindi ovviamente non cambierò la fine.
Alla fine ciò che volevo sapere da voi era se volevate di nuovo gli episodi che sono accaduti dal 1 marzo in poi.
Aspetto le vostre risposte.
Bye 🖤
~ Dark Light
P.s. mi raccomando come sempre di commentare con le vostre idee per i finali alternativi.
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