11.
🔞🔞nsfw alert
"Che fai? Cerchi di spaventarmi?" dissi, mentre tentavo di sembrare calma. Ma il suo respiro caldo e pesante contro la pelle del mio collo, tradiva qualsiasi maschera di sicurezza.
"Se fossi in te, avrei paura," disse, con un sussurro tagliente diretto al mio orecchio, mentre il pugnale scivolava lentamente lungo il mio collo.
"Non ho paura di te." La risposta uscì rabbiosa, ma mentre la pronunciavo, sapevo che non era vera.
La verità era che, più lui si avvicinava, più io ero terrorizzata di fare qualcosa di cui mi sarei pentita.
La sua risata fu bassa, quasi un ringhio. "Stupida..." mormorò.
Sentivo il suo respiro sempre più caldo contro di me mentre il coltello scivolava ancora, senza alcuna fretta, lungo il mio collo,senza mai toccarlo davvero.
La sua voce mi strisciava dentro come una lama affilata.
La sua mano sfioró poi il mio viso, ma non per accarezzarlo: per tenermi ferma, per farmi sentire il potere che aveva su di me in quel momento. "Sai che, con un coltello in mano, potrei farti tutto quello che voglio."
Non so perché , ma in quel momento le sue parole non sembravano minacce. Ma promesse, e mi terrorizzavano.. tanto quanto mi eccitavano.
"E cosa faresti?" La mia voce si ruppe a causa del respiro corto, ma lui non rispose.
Non ne aveva bisogno. Avvicinó il suo volto ancora al mio collo, facendomi sentire ancora di più il suo respiro caldo contro la mia pelle scoperta, istintivamente spostai il volto per lasciargli più spazio nel mio collo. Quel gesto fu più che chiaro, era un invito.
Blitz fece una risata quasi sussurrata di fronte a quel gesto. Ma era chiaro che non c'era alcun gioco o divertimento in quella risata.
C'era solo necessità, desiderio, che bruciava tra noi come un fuoco fuori controllo.
A quel punto avevo ormai perso ogni lume di ragione. Ero sempre più tesa, ma lo ripeto, non per paura.
Ero tesa perché sapevo come sarebbe andata a finire se non l'avessi fermato.
Ma non lo fermai.
Il coltello gli cadde di mano, o meglio, lo lasció cadere. E Blitz non perse tempo, la sua bocca trovò il mio collo con una fame che non avevo mai visto in lui.
Non c'erano più giochi, non c'erano più risate, ne litigi. C'era solo un'urgenza selvaggia, che ci consumava entrambi.
La mia mente non riusciva a stare al passo, ma il mio corpo sì. E quando finalmente la distanza tra noi sparì del tutto, non importava più il coltello. Non importava più nulla.
Mi lasciai andare ad un piccolo gemito mentre lui lasciava degli umidi baci lungo il mio collo. Non l'avessi mai fatto. Si fermó e mi guardó, finalmente incrociammo di nuovo i nostri sguardi. Aveva cambiato espressione, non c'era più minaccia, era come se il mio gemito l'avesse tremendamente fomentato, come se non si aspettasse che lo volessi così tanto, come se fosse incredulo al fatto che mi piacesse stare al suo gioco di minaccia.
Puntai gli occhi sulle sue labbra, e lui non ci mise molto a seguire l'invito che stavo facendo semplicemente guardandolo.
Mi afferró il volto con una mano e finalmente le nostre labbra si incrociarono, ancora una volta, ma stavolta non c'era paura o finzione. Era reale, intriso di passione e desiderio da parte di entrambi.
Mi fece indietreggiare fino al bancone della cucina senza staccarsi dalle mie labbra, poi, con un gesto rapido e quasi violento afferró entrambe le mie gambe, facendomi sedere sul mobile.
Seguì i suoi movimenti, avvolsi il suo collo con le braccia e la sua vita con le gambe, lasciando che lui prendesse tutto il controllo della situazione.
In quel momento non mi importava più di nulla. Non mi importava del coltello , nè dei suoi crimini, ne della sospettosità di Striker. Volevo solo e unicamente sentirmi sua sotto le sue mani.
Si staccó dalle mie labbra solo per togliersi la maglietta e lanciarla dall'altra parte della stanza.
Non sopportavo già quella distanza, lo avvicinai di nuovo a me afferrandogli il volto con entrambe le mani per sentire di nuovo le sue labbra contro le mie, mentre lui portava una mano sul mio seno, stringendolo con forza e lasciando che sentissi la presenza del suo membro coperto dal sottile tessuto della tuta, contro la mia intimità.
Mi staccai per prendere fiato, e lo guardai dritto negli occhi. Era bellissimo. Mi guardava serio ed eccitato. Non mi sembrava neanche vero.
Si allontanó di poco, abbassandosi all'altezza della mia intimità. Mi sfiló i pantaloni con una delicatezza che non si addiceva alla sua persona.
Poi inizió a baciarmi l'interno coscia, avvicinando il volto sempre di più alla fonte del mio piacere.
Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, mentre ansimavo, desiderando solo che la smettesse di temporeggiare.
Non mi sfiló le mutandine, le spostó con un dito, e poi, senza esitare ulteriormente , inizió a darmi piacere lasciandomi umidi baci tra le gambe, e facendovi armoniosi movimenti circolari con la lingua.
Istintivamente, portai la testa all'indietro e misi una mano tra i suoi capelli, seguendo i suoi movimenti e lasciandomi andare ad intensi gemiti.
"Blitz.." dissi il suo nome ansimando.
Lui si rialzó all'altezza del mio volto e mi bació, facendomi sentire il mio stesso sapore, mentre con le dita continuava a rendermi sua.
Gemetti nella sua bocca mentre mi baciava, e lui ansimó, fermandosi e osservandomi negli occhi.
"Avresti dovuto cacciarmi davvero." sogghignó, mentre attraversava il mio volto con le mani.
"Forse." risposi, fiondandomi di nuovo tra le sua labbra, mordendogli quello inferiore , famelica.
Il suo ghigno si spense contro le mie labbra. E le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, stringendo con forza, quasi a voler lasciare il segno. Si staccó dal bacio e mi sollevó di peso dal bancone, mentre io mi aggrappavo a lui con le gambe strette attorno i suoi fianchi.
Si mosse a grandi passi verso la camera da letto, senza mai distogliere lo sguardo dal mio.
Mi fece sbattere contro lo stipite della porta, ma non mi importava. Anzi, quel colpo improvviso mi fece sorridere contro la sua bocca. Mormoró un verso divertito mentre affondava le dita nella carne delle mie coscie.
Appena entrati in camera, mi lasció cadere sul letto e rimase per un attimo in piedi a fissarmi dall'alto.
Poi, si chinó su di me, facendo scorrere lente le sue mani lungo le mie gambe, fino a risalire sotto la mia maglietta.
Me la sfiló piano, come se volesse imprimere nella sua mente, ogni centimetro del mio corpo.
"Così stai meglio" sussurró con voce roca.
Non risposi, mi limitai a sorridere e a tirarlo dai pantaloni,di nuovo verso di me.
Sorrise e incroció i miei occhi. C'era qualcosa di feroce nel sua sguardo. Non era più solo desiderio. Era possesso. Fame.
Con uno scatto deciso, mi afferró entrambi i polsi e li spinse sopra la mia testa, schiacciandomi ulteriormente contro il materasso mentre si abbassava contro di me, lasciandomi baci, che non erano più solo baci, ma morsi, nel mio collo, che lasciavano degli evidenti marchi.
Era come se volesse reclamarmi, lasciare su di me quante più tracce possibili della sua presenza. I suoi morsi diventavano sempre più decisi, facendomi scappare gemiti impossibili da trattenere.
Sollevó il volto, osservando soddisfatto i segni rossi che aveva lasciato. Il suo volto si riempì di un espressione compiaciuta.
"Questi ti rendono roba mia, lo sai no?" disse respirando profondamente contro di me, senza mai mollare la presa nei miei polsi.
Quella frase non avrebbe dovuto piacermi. Eppure... mi incendiava.
Provai a liberare i polsi, ma la sua presa si fece più stretta. "Dove pensi di andare?" ringhió piano.
"Magari sopra.." sussurrai con un tono di sfida appena percettibile.
Il suo sorriso si allargó, pericolosamente. "Non oggi."
In un gesto rapido, liberó una mano per privarsi dei pantaloni che non so per quale motivo aveva ancora addosso, lasciandoli cadere sul pavimento. E senza aspettare oltre si mosse contro di me, lasciando che sentissi ogni singolo centimetro di lui, facendomi inarcare sotto il suo tocco, incapace di trattenere gemiti.
Il suo sguardo era intenso, come se volesse punirmi per ogni parola detta e allo stesso tempo proteggermi da tutto ció che era fuori dalla stanza.
Lasció finalmente andare i miei polsi e portó le mani ai miei fianchi, tenendomi ferma, mentre spingeva il bacino contro il mio, lento e pesante, lasciando che sentissi quanto fosse eccitato, per me.
"Che stai aspettando?" chiesi quasi sussurrando, ormai stanca di quell'attesa.
Mi sorrise con perversione, e il limite che ancora ci separava, si spezzó definitivamente.
Blitz spinse con più decisione, lasciando che finalmente le nostre intimità si fondessero, facendomi emettere un gemito più alto.
E la sua bocca tornó subito a cercare la mia, ma non era più un bacio, era un assalto, misto ai nostri respiri sempre più affannosi.
Imprecó contro le mie labbra con la voce così bassa da sembrare un ringhio, muovendosi dentro di me. Ogni spinta era più profonda, più affamata, le mie unghie gli graffiavano la schiena e lui ansimava piano , come se ogni mio tocco lo fomentasse sempre di più.
Il piacere ci avvolgeva entrambi, crescendo sempre di più, e ogni sussurro , ogni gemito riempiva la stanza e ci avvicinava sempre di più a quel punto di rottura.
E quando finalmente l'orgasmo ci raggiunse, fu violento e travolgente, ci lasció senza fiato.
Blitz si lasció cadere su di me, affondando il volto tra il mio collo e la spalla.
Io respiravo affannosamente, mentre passavo le dita tra i suoi capelli.
Dopo qualche secondo lo sentì ridere.
Alzó il volto per guardarmi.
"Sei davvero una ragazza problematica, lo sai?"
Sorrisi a mia volta. "Senti da che pulpito."
Sorrise di nuovo, e dopo avermi lasciato un altro piccolo bacio sulle labbra, si mise comodo sul mio petto.
Era esattamente lì che entrambi volevamo stare.
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aoo 1630 parole di scopata, spero che siano sufficienti AHAHAHA
era troppo presto per farglielo fare? forse, ma tutto avrá presto più senso
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