19.
Rientrare in casa fu un tormento. Avevo la testa piena delle parole di Striker, il suo tono calmo ancora nelle orecchie, il suo tocco ancora sulla pelle.
Ogni passo mi sembrava più pesante del precedente, come se stessi portando sulle spalle tutto il peso delle scelte che avevo fatto fino a quel momento.
Appena entrai in casa e finalmente riaccesi il telefono, un brivido mi percorse la schiena. Diciassette chiamate perse. Tutte da Millie.
Improvvisamente mi ricordai di averla mollata a lavoro senza dire nulla.
Merda.
Non feci nemmeno in tempo a sedermi che il telefono squillò di nuovo. Esitai un attimo prima di rispondere, ma sapevo che ignorarla avrebbe solo peggiorato la situazione.
"DOVE DIAVOLO SEI FINITA?!" mi urló non appena risposi.
"A casa..." mormorai, con un filo di voce.
"A CASA?!" ripeté, incredula. "Ti ho chiamata tutta la sera! Non rispondi, sparisci, e io devo farmi venire un infarto per sapere se sei viva?!"
Chiusi gli occhi e mi massaggiai la fronte. Avrei voluto temporeggiare, trovare una scusa, ma ormai non potevo più nasconderle la verità. Millie non meritava che le continuassi a mentire.
Feci un respiro profondo. Era il momento di dirle tutto.
"Puoi venire qui?"
Per un attimo restò in silenzio. Poi, con tono più tranquillo , rispose: "Sto arrivando"
Speravo con tutta me stessa che non la prendesse troppo male, ma avevo un profondo e radicato bisogno di parlarne con qualcuno, non potevo continuare s tenermi tutto dentro. Ero a pezzi.
Dopo venti minuti Millie era giá arrivata e si era messa comoda nel divano di fronte a me, a braccia incrociate e sguardo incuriosito tanto quanto sospettoso verso di me.
Feci un profondo respiro e le raccontai tutto: di Blitz, di quello che era nato tra noi, di come lo avevo fatto entrare in casa mia, di Fizzarolli, di Striker e di tutti i guai cui avevo deciso di cacciarmi.
Ogni parola mi usciva con fatica, come se confessare rendesse tutto ancora più vero, e Blitz ancora più distante.
Millie non disse una parola per tutta la mia confessione. Mi guardava con la bocca spalancata, e ogni tanto vi portava una mano davanti, scioccata.
Ma mi ascoltó per tutto il tempo. E non appena terminai, il suo sguardo era furente.
"SEI IMPAZZITA?!" sbottò, balzando in piedi.
Mi aspettavo che si arrabbiasse, ma sentirla così forte e vera contro di me, mi fece comunque male.
"Millie, io-"
"CIOÈ TU HAI NASCOSTO BLITZ PER TUTTO QUESTO TEMPO?" Continuava a gesticolare, esasperata.. "SUL SERIO, COSA TI È SALTATO IN MENTE? NON TI È IMPORTATO NULLA QUANDO TI HO DETTO DI STARGLI LONTANO??"
Abbassai lo sguardo, incapace di rispondere.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi la sua voce si ammorbidì, e con un lungo sospiro disse:
"E quindi adesso? Che cazzo facciamo?"
Mi aveva detto "facciamo." Mi si illuminó il volto, non mi stava lasciando sola in quella merda.
Alzai lo sguardo verso di lei, incredula. " ...Mi aiuterai?"
Lei sospirò, massaggiandosi le tempie, come se fosse consapevole che si sarebbe pentita presto di quello che mi stava dicendo.
"Se credi che ti lasci affondare da sola... e che lasci affondare quell'idiota da solo..sei ancora più stupida di quanto pensassi."
Mi scappò un piccolo sorriso. Non meritavo un'amica come lei.
Fu proprio in quel momento che il mio telefono squillò, impedendomi di risponderle fome
volevo. Era Fizz, risposi frettolosamente.
"Hey pupa, abbiamo trovato il modo di costruire un'arringa per Blitz!» mi annunciò Fizz, elettrizzato.
"C'è solo un problema" intervenne Asmodeus, più serio. "Ci serve un altro testimone ... un'altro amico storico ."
Istintivamente a quelle parole, il mio sguardo si posò su Millie.
Lei incrociò le braccia e sospirò. " Si, vaffanculo. Lo faccio."
Non riuscii a trattenere un sorriso e un piccolo urlo entusiasmato.
intanto altrove
"E così le ho detto: 'Hey baby, ti va di vedere le stelle?' . Ma quella ha pensato che la stessi portando in qualche posto spettacolare, mentre io in realtà volevo solo scoparmela sul posto...E quindi-"
Il monologo di Chaz fu brutalmente interrotto da un colpo secco contro le sbarre che rimbombó in tutta la cella, facendo voltare di scatto i due.
Blitz sbarró gli occhì e sibiló nel vedere Striker dall'altra parte delle sbarre.
Ma non fece in tempo a dire nulla che lui, con un movimento rapido e violento, gli afferró i polsi e gli ammanettó le mani dietro la schiena.
Blitz provó a opporre resistenza, ma Striker lo strattonó con forza,costringendolo a seguirlo fuori dalla cella.
Lo trascinó lungo il corridoio fini a uno stanzino che puzzava di whisky e fumo. Quello sgabuzzino che Striker chiamava 'Ufficio'.
Con un gesto brusco, lo spinse a sedersi su una sedia scomoda, assicurandosi che le manette lo tenessero bloccato.
Striker , invece, restó in piedi davanti a lui col cappello leggermente inclinato, un sigaro tra le labbra e quel solito sorriso divertito e acido.
"Dunque.. mio caro amico" inizió con un tono falsamente amichevole.
"Cosa ci facevi in casa di T/n?"
"Ah sai, aveva la finestra aperta e sono entrato."
"Cazzate."
"Non è mica colpa mia se quella troietta per cui sbavi non è interessata a te. Non affibbiarmi strane colpe solo perché sei sessualmente frustrato."
Striker fece una risata ironica.
"Un pó troppe informazioni... per uno che era entrato in quella casa solo per rubare."
Blitz sbuffó, roteando gli occhi, messo in difficoltà dalla provocazione.
"E dai Striker, se proprio devi interrogarmi con sto tono del cazzo, almeno offrimi da bere"
Striker fece una smorfia di finta sorpresa.
"Ah certo, che maleducato. Ti prego di perdonarmi"
Con fare teatrale, prese una bottiglia di whisky e riempì con cura un bicchiere. Poi, con un sorriso di cortesia, lo porse lentamente a Blitz.... Solo per lasciarlo cadere accanto a lui.
Il bicchiere si schiantó sul pavimento, facendo finire il vetro ovunque e spargere il liquore sul pavimento, già lercio da prima.
Blitz lo guardó con un sorrisetto ironico. "Oh no, adesso si che ho paura."
Striker si chinó lentamente , avvicinando il viso a pochi centimetri dal suo.
"Sai cosa non capisco Blitz?" mormoró con tono basso e velenoso.
"Perché ti ostini a rimanere in questa città? Pensavi davvero che ti avrei lasciato a piede libero?"
Blitz fece una finta risata, piegando la testa di lato.
"Ehi, almeno ho resistito là fuori un bel pó di tempo. Credevo mi avresti preso prima."
Striker allargó il suo sorriso, raddrizzandosi e versando un bicchiere per se stesso.
"Ah, quindi ammetti di essere colpevole?"
Blitz lo fissó con aria di sfida. Gli si poteva dire la qualunque : stronzo, acido e ignorante, ma di certo non era stupido.
"Ho forse detto una cosa del genere?"
Striker serró la mascella e deglutì il whisky in un solo sorso, senza mai distogliere lo sguardo da lui.
Poi, posó il bicchiere vuoto sulla scrivania, e si avvicinó nuovamente.
"Sai Blitz, non sono ancora riuscito a decifrarti."
Blitz sospiró, affondando la schiena contro la sedie con fare annoiato.
"Che c'è, vuoi anche metterti a psicanalizzarmi adesso?"
Ma Striker ignoró il suo commento, come se nemmeno l'avesse sentito.
"Riesci sempre a farti trovare nel posto sbagliato al momento sbagliato... Dimmi un pó, ti capita spesso di essere sulla scena di un omicidio con le mani sporche di sangue?"
Blitz smise di sorridere. Lo guardó serio, serrando la mascella e studiando il suo volto. Striker sembrava divertirsi troppo per i suoi gusti.
"Che cazzo stai cercando di fare?"
"Oh io? Assolutamente niente. Dico solo che... è buffo, no? Il tuo fidanzatino muore ammazzato e tu sei lì.Fresco come una rosa e con le mani zuppe del suo sangue. E non dici una parola. Non ti difendi. Non combatti. Te le prendi tutte come un bravo cagnolino."
Blitz sentì qualcosa stringergli lo stomaco e grazie al cielo era ammanettato, o di li a poco gli sarebbe saltato al collo.
Striker notó la sua tensione, e fece un passo avanti, posizionandosi dietro di lui.
Lentamente si abbassó, fino a parlare direttamente nel suo orecchio.
"Dimmi la veritá,Blitz" inizió, con un sussurro minaccioso. "Non hai mai pensato che fosse strano? Come cazzo ha fatto qualcuno a fregarti così bene? E a uccidere Stolas così facilmente... insomma, uno del suo calibro... morire così tragicamente. Un coltello dritto nel suo cuore, e una squadra fuori dalla porta già pronta a prenderti. Tutto troppo perfetto per essere una storia credibile, non trovi?"
Blitz sentì un brivido lungo la schiena, e le immagini di quel giorno gli tornarono in mente, causandogli una fitta al petto.
"Non me ne frega un cazzo di quello che pensi. Non l'ho ucciso io."
A quelle parole Striker tornó davanti a lui per guardarlo negli occhi, mentre nelle sua labbra il sorriso era sempre più sadico.
"Oh Blitz, Blitz, Blitz.. Lo so perfettamente che non l'hai ucciso tu."
Blitz sentì qualcosa esplodere dentro di lui. Un'improvviso pensiero gli illuminó il volto di rabbia.
Striker ridacchió. "Andiamo, uccidere il figlio del sindaco in modo così poetico... Dev'essere stato qualcuno di veramente esperto."
Blitz a quel punto realizzó qualcosa che avrebbe dovuto realizzare molto tempo prima.
La sua mente urlava, si rifiutava di accettare di essere stato così cieco fino a quel momento.
"Tu..." La sua voce uscì tremante, ma non per la paura, ma per la rabbia. "Lo hai... ucciso tu."
Striker inclinó la testa, con quel maledettissimo sorriso ancora stampato sulle labbra.
"Non ho mai detto questo."
"BASTARDO!" Sbottó Blitz, balzando in avanti con tutta la forza che aveva, facendo stridere le gambe della sedia metallica sul pavimento, mentre cercava di azzannarlo, di strappargli quel fottuto sorriso dalla faccia.
Ma le manette lo tenevano incatenato alla sedia, e Striker fece un passo indietro, guardandolo con aria quasi compiaciuta.
"BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA." Blitz si dimenava cercando di liberarsi dalle manette.
"L'HAI AMMAZZATO TU."
Striker si sedette a pochi metri da lui, quelli sufficenti affinchè non potesse raggiungerlo, e si accese un sigaro con una calma inquietante.
"Tu che dici Blitz? Mi reputi così esperto da esserne capace?"
Blitz strinse i denti. Non ci vide più, ogni cellula del suo corpo voleva saltargli addosso e spaccargli quella faccia di cazzo contro il muro.
Striker si avvicinó di poco, abbastanza da guardarlo dritto negli occhi.
"Dai, in fondo era solo un uccellino fuori dal nido che pensava di poter giocare con i randagi.. come te."
Blitz respirava a fatica. Le sue mani tremavano, e tutto attorno a lui era offuscato, riusciva a vedere solo la nebbia rossa di rabbia che lo circondava.
Striker sorrise, soddisfatto dalla reazione.
"Non guardarmi cosi Blitzy. Dovresti ringraziarmi anzi, ti ho liberato da un problema. Insomma, è ovvio che la vostra storiella non sarebbe durata poi così a lungo."
Blitz urló contro di lui, un urlo primordiale ,carico di rabbia e dolore. Provó a spezzare le manette e ad alzarsi, ma goffamente riuscì solo a far ribaltare la sedia su cui si trovava.
Nella sua mente scorrevano limpide le immagini di come avrebbe voluto farlo a pezzi. Ma era legato, era in svantaggio. Lo era sempre stato.
Striker rise di gusto nel vederlo cadere in quel modo.
"Sai, visto da qui, mi fai quasi pena." commentó, ridendo.
Blitz dopo aver capito definitivamente che era inutile provare a liberarsi, si fermó.
"Perché." sussurró a malapena.
"Hm?"
"Perché lo hai fatto?" chiese, freddo e distaccato. Come se nulla più importasse.
"Non sono sempre stato un poliziotto. Ero il sicario personale di una puttanella ricca e di quella checca di suo fratello, li odiavo, ma pagavano bene... E poi, tu non mi sei mai stato simpatico."
"Striker... Giuro su mia madre che ti faró a pezzi un giorno."
"Non vedo l'ora."
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non mi sento più le dita questo interrogatorio è stato un PARTO.
ma lo adoro cazzo. spero che faccia un bell effetto anche a voi✨✨
btw preparatevi che le sorprese e i plot twist non sono finiti.
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