13.

La luce dell'alba filtrava dalle finestre, disegnando a poco a poco linee dorate sul pavimento in marmo rosa.

Blitzo era sveglio da un pezzo, sdraiato a fissare il soffitto con le mani incrociate sul petto.

Non pensava. Rimuginava.

Aveva dormito male, ma era comunque felice. O almeno... lo era fin quando il cervello non aveva cominciato a fargli le solite domande del cazzo.

E se non provo davvero quello che penso di provare?

E se tutto questo fosse una cazzata?

E se lei mi stesse prendendo in giro?

E se.. E se finisse come con Fizz?

Sentiva il cuore battere troppo in fretta per uno che non era nè in fuga nè in pericolo. Qualunque cazzo di cose stesse provando, era terrificante.

Verosika, accoccolata di fianco a lui, si mosse appena, risvegliandosi lentamente con qualche verso che suonava vagamente come un insulto.
Aprì un occhio e lo vide.

"Hai lo stesso sguardo di uno che ha appena fatto un omicidio." mormoró stiracchiandosi.

"Quindi.... sexy?" cercó di scherzare lui, con un mezzo sorriso stanco, mentre cercava ancora di scacciare le paranoie dalla testa.

Ma si sa che più provi ad allontanarle, più esse si legano a te come colla.

Verosika sbuffó una risata pigra e lo colpì con un cuscino senza troppa forza.
"No. Tipo...preoccupante direi."

Blitzo ridacchió e riportó lo sguardo sul soffitto come se potesse trovare risposte esistenziali tra le crepe dell'intonaco.

Ci fu silenzio denso e pesante per un pó. Poi, con la voce impastata dai dubbi e l'esitazione, Blitzo aprì bocca.

"Senti... Ieri sera è stato.. beh, lo sai."

"Si. Lo so."

Altro silenzio. Un pó troppo lungo.
Quel silenzio pieno di domande che nessuno dei due trova il coraggio di fare.

"Ma quindi.. cioè.." inizió lui, inciampando nelle sue stesse insicurezze. "Noi cosa siamo, adesso?"

Verosika lo fissó per un momento, sorpresa. Poi scoppió a ridere, ma non con cattiveria , nè per prenderlo in giro.
Era la risata spontanea di chi è confuso tanto quanto te. E anche un pó in imbarazzo.

"Ehm.. Siamo due che si piacciono e scopano troppo?" provó, alzando le spalle.

Blitzo rise anche lui, secco e un pó più nervoso. "Si ma, anche amici? Colleghi con benefici? Oppure... Cristo, spero non tipo.. fidanzati. Non sono pronto ad avere una tazza coi nostri nomi sopra."

Verosika sollevó un sopracciglio, divertita. "Dove l'hai viste , ste tazze?"

"Non lo so. In qualche incubo probabilmente."

Risero entrambi, ma qualcosa era cambiato. C'era tenerezza si, ma anche quell'inquietudine dolceamara che nasce quando qualcosa inizia ad importarti davvero. Quando non è più solo un gioco.

Verosika si sporse sopra di lui e gli lasció un bacio rapido sulle labbra, quasi fugace. Ma Blitzo la guardava come se quel gesto lo avesse mandato ancor più in corto circuito.

Con un misto di adorazione e panico. Come se fosse felice e il fatto stesso di esserlo gli facesse venir voglia di scappare.

"Sta tranquillo." sussurró lei inclinando la testa. "Non siamo fidanzati. Non troverai nessuna tazza col nostro nome in cucina."

"E quindi...cosa siamo?" ripetè lui, stavolta con tono più insistente e serio.

Verosika non rispose subito. Distolse lo sguardo, alzó gli occhi al cielo con un espressione mezza esasperata e si alzó dal letto.

"Vado a preparare del caffè. Ti aspetto in cucina." taglió corto, sparendo nel corridoio.

Blitzo annuì, con un filo di rassegnazione.

Poi , sottovoce, come non volesse essere sentito neanche da se stesso:

"Credo di volerla...quella tazza.."



Intanto altrove...

Tra un lento sospiro e un lieve tic all'occhio, Vox se ne stava di fronte il suo specchio a sistemarsi la cravatta.

La mascella tesa e lo sguardo severo.

Erano giorni che non dormiva bene o se lo faceva, si trovava a fronteggiare i suoi demoni interiori nei suoi stessi sogni.

Mentre stringeva l'ultimo nodo del tessuto che aveva tra le mani, lo schermo del suo telefono si illuminó e ne provenne un suono.

Vox lo guardó con la coda dell'occhio, e lo prese distrattamente tra le mani, come se fosse scocciato dall'ennesimo sponsor che lo contattava.

Ma stavolta non era uno sponsor.

Una foto nitida, troppo nitida, e troppo ravvicinata, di lui e Valentino con i corpi scandalosamente intrecciati e dettagli visibili che non lasciavano spazio all'immaginazione o ai fraintendimenti.

Il suo sguardo si sgranó e il respiro gli si bloccó in gola.

"Scommetto che i tuoi fan lo adoreranno." aveva aggiunto quel contatto sconosciuto.

Vox non rispose. Le sue dita tremavano appena, ma abbastanza da fargli mancare il touch screen per ben tre volte.

Spense il telefono. Lo riaccese. Lo rispense. Riaccese di nuovo.

La foto restava lí, come una ferita sanguinante impossibile da ignorare.

Restó immobile. Nessun tic, nessun battito di ciglia. Solo il gorgoglio lontano del suo acquario.

Poi, con una lentezza glaciale, posó il telefono sulla scrivania.

Fece per alzarsi piano, ma la sedia slittó via sotto il peso improvviso della rabbia Seguirono un pugno sulla scrivania e la porta alle spalle che si apriva

"Vox, sei pronto? È arrivata l'aut- .. tutto bene?"

Era Valentino. Lo aveva visto con i pugni serrati sulla scrivania e l'espressione gelida. E per quanto fosse inquietante, non era da lui.

Vox non rispose, si voltó lentamente e indicó con un cenno del capo il suo cellulare ,ancora acceso sulla scrivania.

Valentino si sporse e lo prese tra le mani, abbassandosi gli occhiali da sole per vedere meglio.

"Oh... sexy."

Vox lo fulminó con lo sguardo.

"Cioè.. Oh, cazzo.." si corresse Valentino guardando meglio la foto.

"Chi te l'ha mandata?"

"Anonimo."

"Vabbè, che drammatico. Se viene pubblicata possiamo benissimo dire che non siamo noi."

"Sul serio Val? Secondo te possiamo dire che NON SIAMO FOTTUTAMENTE NOI?"

Valentino deglutì a quell'improvviso ed inusuale volume alto della voce di Vox.

"Okay.. siamo evidentemente noi. Ma insomma, non ci vedo nessun dramma, lo sanno tutti che stiamo insieme, è ovvio che scopiamo, non è chissà quale scoop. Al massimo ci si fanno due seghe sopra."

Vox sospiró portandosi due dita alle tempie come se ogni parola che uscisse dalla bocca di Valentino fosse non fosse altro che un gran mal di testa.

"Senti, sei Vox, cazzo. Non puoi lasciarti destabilizzare da un coglione che ci ha beccati a scopare. Su quella foto ci siamo noi nudi? Beh, sti cazzi, siamo fottutamente sexy e chiunque la vedrá si rifará gli occhi. Adesso andiamo, dobbiamo andare all'intervista con i cazzo di giornalisti."

Vox tiró un altro sospiro per calmarsi. Valentino era un idiota, ma su una cosa aveva ragione: non poteva lasciarsi destabilizzare da una semplice foto. E lui era Vox, avrebbe di certo trovato una soluzione che non compromettesse la sua immagine.

Si ricompose, infiló il cellulare in tasca e si lasció portare fuori da Valentino.

"Tutto sotto controllo." pensava tra se e se. Ma i tic delle sue dita che si muovevano nervosamente l'una sull'altra, lo tradivano.



Intanto..

Il cellulare di Blitzo squilló mentre Verosika era intenta a preparare il pranzo, o meglio, riscaldava gli avanzi della sera prima ordinati a domicilio.

Lo afferró e si infiló in bagno cercando di non dare nell'occhio.

"Dimmi."

"Ho fatto quello che mi hai chiesto. Procedo con la fase due?"

"Oh cazzo, sei stato più rapido del previsto.."

"Spero che tu sia consapevole del professionista con cui hai a che fare."

"Si si smettila di succhiarti il cazzo da solo, Striker. Comunque , ok, procedi con la fase due."

"Sarà fatto. Mi auguro che tu abbia i soldi che mi spettano."

"Oh andiamo, sono o non sono il tuo migliore amico? Fidati di me."

"Mi fideró solo quando li vedró materializzarsi sul mio conto."

"Allora vedi di sbrigarti a finire il tuo lavoro."

Più tardi, altrove..

La luce dell'edificio era abbagliante , quasi accecante, come se volesse far risplendere ogni parete di quella stanza. Ma nemmeno tanta luce scintillante riusciva a coprire la plastica incrinata del sorriso di Vox.

Entrambi erano seduti composti sopra il palco di fronte al quale vi erano decine di giornalisti muniti di telecamere e taccuini. Sembravano un branco di squali affamati, pronti a trucidarli con le loro domande.

Fin'ora avevano ricevuto solo domande leggere e futili a cui aveva risposto superficialmente con la solita voce calcolata. Ma dentro di se, una parte di lui stava contando i secondi alla detonazione.

E la bomba infatti arrivó. Ma non quella che si aspettava. Una peggiore.

Un giornalista, piazzato in prima fila come un cecchino, alzó il microfono con la calma di chi ha un'arma micidiale tra le mani.

L'uomo finse la più assoluta casualità e nonchalance mentre lanciava il colpo.

"Signor Vox, cosa può dirci in merito al suo ex collega? Sa.. Il signor Alastor, con cui conduceva quel famoso podcast alla radio. Gira voce che ci sia stata una brusca rottura tra voi."

Silenzio.

Il sorriso di Vox si frantumó in mille pezzo. Le sue labbra rimasero aperte per un attimo, come se fosse andato in tilt e le parole gli fossero rimaste incastrate.
Occhi sgranati e pupille dilatate.  Non c'era più il re della scena e la compostezza. C'era solo un tizio che aveva l'aria di chi sta per vomitare la sua stessa anima.

Per la prima volta in tutta la sua carriera... Vox sembró umano.

Le mani gli tremarono e si alzó lentamente, troppo lentamente,
come se fosse una bomba pronta ad esplodere.

"Chiedo scusa." mormoró con un filo di voce,
prima di uscire dalla stanza.

Un'uscita di scena muta, solo col rumore delle fotocamere che lo divoravano mentre usciva.

Valentino rimase lì, immobile. Poi venne travolto:

"Va tutto bene?"
"Che succede al suo collega?"
"Cosa significava questa reazione?"
"È vero che il signor Vox-"

Valentino sputó senza grazia a terra la gomma che stava masticando , e si alzó di scatto con lo sguardo assatanato.

"Ma che cazzo avete da guardare ancora? Show finito, andatevene fuori dai coglioni." Puntó un dito contro uno dei cameramen.
"Spegni quell'affare o ti infilo l'asta del microfono su per il culo."

E corse a raggiungere Vox in camerino, irrompendogli dentro come una furia.

"SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO TI SUCCEDE?"

Vox era lì, voltato di spalle , con una mano stretta contro il muro come se lo stesse usando come appoggio per non cadere.

"Va via." La sua voce era rotta e quasi irriconoscibile.

E Valentino esplose.
"Oh vaffanculo Vox. Sono anni che mi reggo i tuoi rimproveri, che fingo che certe cose non mi tocchino e che ti lecco il culo mediaticamente. E TU? Ti permetti di crollare solo per quel fottutissimo nome? DAVANTI A TUTTI? CRISTO, PENSAVO TI FOSSE PASSATA."

"Valentino, vattene, non mi serve il tuo momento isterico."

"Certo , perché te la cavi benissimo anche da solo coi momenti isterici. Mi spieghi che cazzo ti prende? Prima la foto, adesso Alast-"

"Non. Dire. Quel. Nome."

"O sennó che fai? Mi zittisci come fai sempre? No sai che c'è? Stavolta non mi sto zitto."

Si avvicinó di qualche passo, mentre Vox era ancora voltato di spalle.

"Cristo Vox, io ti amo, perché devi rendere tutto così difficile dietro questo personaggio che ti sei costruito?"

Vox si giró, lo guardó e non disse nulla.

Valentino sbuffó una risata amara.
"O forse sono io il coglione che continua a pensare che ci sia un essere umano che riesce a provare qualcosa per me dietro sta facciata da statua... fanculo Vox, mi sono rotto il cazzo di te."

Gli si avvicinó di scatto, sbattendolo al muro e urlandogli tutto quello che teneva dentro da troppo.

"Credi che non lo sappia? Che mi manipoli costantemente con quei sorrisi da pornostar e con i tuoi "Lo FaCcIo PeR tE" di qua e di lá? Che mi tratti come una cazzo di pedina nel tuo gioco sadico? Io faccio solo parte delle cose che alimentano il fottuto ego , no?"

Vox lo guardó , ma stavolta non c'era traccia della sua espressione sempre solida e composta. Era turbato. Sia dentro che fuori.

E Valentino continuó.
"Credi davvero ..che io non sappia aprirmi un cazzo di barattolo da solo? Magari è solo un modo per dimostrarti che ti amo, perché so quanto ti piace sentirti fondamentale ... E tu per me cosa cazzo fai? Insomma, nemmeno mi dai il lusso di guardarmi mentre scopiamo..."

Valentino indietreggió lentamente.
"E poi mi dai la conferma definitiva che la nostra storia non vale un cazzo , sbattendomi in faccia che l'unico che riesce a farti crollare è , e sará per sempre,  quel fottuto Alastor."

Vox lo guardó, ancora in silenzio. Ma stavolta in quel silenzio... c'era una traccia di qualcosa.

Valentino sbuffó e si voltó, facendo per andarsene, ma non appena posó la mano sulla maniglia e dischiuse la porta, Vox parló.

"Mi dai solo problemi. Mi fai quasi crollare l'immagine con le stronzate che combini. Passo le notti a ripulire gli scandali che lasci in giro come merda di cane..."

Fece una pausa, mentre si avvicinava, e con un scatto richiuse la porta e lo guardó fisso negli occhi.

"A cosa cazzo dovresti servirmi, eh? Secondo te , per quale cazzo di motivo ti tengo ancora nella mia vita se non fai altro che complicarmela giorno dopo giorno?"

Valentino lo guardó spiazzato e confuso.

"Cosa dovrebbe significare?"

"Che se ti voglio nella mia vita nonostante sei un dito insabbiato nel culo, allora un motivo ci sarà, non trovi?"

"Allora perché non riesci a dirmelo?.." chiese Valentino con voce quasi incrinata.

"Dirti cosa?"

"Che mi ami."

Vox sospiró.
"Senti, non è nè il luogo , nè il momento per i drammi coniugali. Va via. Ho bisogno di stare da solo."

Valentino si morse l'interno della guancia per trattenere le urla.
"Come cazzo ti pare."
borbottó uscendo e sbattendo la porta dietro di se.

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Vabbe proprio come nella Stolitz, anche stavolta i personaggi secondari con la romance toxic hanno totalmente rubato la scenama va bene così perché ricordate CHE TUTTO HA UN SENSO🫵🏻🫵🏻

o almeno spero- spero di non fare troppo casino con la trama help

e che dire oggi il nostro AGENTEEE🗣️🗣️ 🔥
si è trasformato in un GIORNALISTAAAA🗣️🗣️ 🔥

e sono state anche nominate una vecchia conoscenza e una nuova conoscenza 👀 chissà cosa ce ne faremo😩✋🏻

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