15.
Blitzo chiuse la porta alle sue spalle e raggiunse Verosika , seduta alla scrivania del camerino.
Si avvicinó lentamente, osservandola mentre si sistemava i capelli. Con un gesto incerto, le posó davanti un pacchetto che somigliava ad un farmaco.
Lei lo guardó stranita.
"Che roba è?"
Blitzo si appoggió alla la parete di di fianco a lei ed evitando il suo sguardo , farfuglió:
"Sai.. stamattina.. quando abbiamo.. ecco.. io non credo di essermi spostato in tempo."
Verosika sbuffó una risata incredula.
"Non ci credo. Hai davvero comprato una pillola del giorno dopo?"
"Sono abbastanza sicuro di aver fatto quello che temo. Quindi, si."
Lei scoppió a ridere ancora più forte.
"Che coglione."
"Che cazzo ridi. Volevi un figlio , per caso?"
"Prendo la pillola, razza di idiota."
Blitzo impallidì.
"E me lo dici solo adesso?"
"Si..? Qual è il problema?"
"QUAL È IL PROBLEMA? SAI QUANTE VOLTE HO COMBATTUTO CONTRO ME STESSO E PENSATO A MIA NONNA NUDA PER FARE IL SALTO DELLA QUAGLIA? Cristo, che cazzo!"
(salto della quaglia per chi non sapesse: coito interrotto.. cioè, uscire in tempo da- insomma, avete capito dai)
Verosika scoppió ulteriormente a ridere.
"Beh, adesso lo sai."
Blitzo sbuffó, incrociando le braccia.
"Comunque .. Mi è piaciuto come hai cantato, prima"
"Ah si?"
"Si, anche se non ho capito perché tenevi il microfono come se stessi impugnando un cazzo, peró nel complesso: bella performance."
"Ti hanno mai detto che ci sai proprio fare con i complimenti?"
"Oh, più volte di quante tu ne possa immaginare."
Verosika sorrise, e gli lanció uno sguardo.
"Potresti finire tu di passarmi la piastra? Non mi sento più le braccia."
"Oh- si, certo."
"Sai come si fa.. vero?" chiese lei, titutbante, come se stesse per affidargli un arma tra le mani.
"Si. La facevo sempre a mia sorella , un tempo."
Rispose lui, sincero, posizionandosi dietro di lei con la piastra tra le mani.
Verosika alzó un sopracciglio, incuriosita.
"Oh, hai una sorella?"
"Avevo."
Rispose freddamente, separandole con delicatezza i capelli.
Verosika si irrigidì.
".. Lei è..?"
"No, non è morta. È solo che per lei, sono morto io. Ma non mi va di parlarne.
"Ah.. capisco."
Il silenzio che seguì fu abbastanza carico di un sottile tensione nell'aria.
Verosika lo osservava dal riflesso dello specchio, mentre lui le lisciava i capelli con una delicatezza che le faceva venire la pelle d'oca.
Ogni volta che le sue dita le sfioravano il collo, sentiva un brivido lungo la schiena.
"Ti sei messo il mio eyeliner?" sogghignó, cercando di far sfumare la tensione.
Lui alzó lo sguardo e le lanció un sorrisetto sornione dal riflesso.
"Sta meglio a me."
"Non posso darti torto.. Mi fa quasi venire voglia di strapparti i pantaloni."
Blitzo tossì, soffocandosi con la saliva, rischiando pure di bruciarle un orecchio con la piastra.
"Ma che eleganza. Degna di te, davvero."
"Sono solo onesta." ridacchió lei, girandosi sulla sedia girevole verso di lui e incrociando il suo sguardo.
"E terribilmente seria."
Blitzo rimase con la piastra in mano a mezz'aria, mordendosi il labbro.
"Beh.. e chi sono io per impedirti di farlo?"
Ovviamente, Verosika non se lo fece ripetere due volte.
Gli slacció i pantaloni con una lentezza esasperante , prima di lasciar scivolare le sue labbra su di lui.
Al minimo contatto, Blitzo ansimó e lasció cadere la piastra sul pavimento. Tanto , alla fine, tutta quella roba la pagava Vox. E quindi: sti gran cazzi.
Le mise una mano tra i capelli , stringendo appena, senza mai toglierle gli occhi di dosso.
Poco dopo, la sollevó con foga e ,con uno scatto rapido e affamato, la fece sedere sulla scrivania.
Verosika colse immediatamente l'invito, avvolgendogli la vita con le gambe e tirandolo a se in un bacio selvaggio.
Ma prima che potessero concludere il loro atto artistico e godersi la pace dei sensi post coito, la porta del camerino si spalancó.
Vox.
Pallido, sguardo perso, occhiaie scavate, spettinato e con la cravatta messa male, che li guardava come se avesse appena beccato due gatti fare i bisogni sul tappeto.
Ma nessuna scenata, nessun insulto, nessuno sguardo tagliente. Solo silenzio e un disinteresse quasi inquietante.
Verosika allontanó Blitzo con un calció e si tiró giù il vestito in fretta.
"CAZZO- VOX, POSSO SPIEGARE. LUI NON È NIENTE PER ME, STAVAMO SOLO- È STATA SOLO L'ENFASI DEL MOMENTO IO-"
Blitzo, che non aveva avuto nemmeno la decenza di coprirsi, la guardó alzando appena un sopracciglio.
"Solo l'enfasi, eh?"
Ma Vox non reagì. O almeno non nel modo in cui si sarebbero aspettati.
"L'evento di domani è saltato e Velvette ha dei nuovi abiti per te."
E non aggiunse nient'altro.
Semplicemente si voltó e se ne andó, assorto nei pensieri, come se non li avesse appena beccati a fare porcate sulla scrivania. Come se non fosse nemmeno l'ultimo dei suoi problemi.
Verosika rimase immobile per un attimo.
Vox sembrava.. non sembrava nemmeno Vox.
"Non ti è sembrato... strano?" chiese ,senza nemmeno voltarsi verso Blitzo.
"Solo più coglione del solito. Perchè?" rispose lui con nonchalance , mentre finalmente si decideva a sistemarsi i pantaloni.
"Non lo so.. Lo hai visto , insomma, sembrava uno scappato di casa, non è da lui."
"E sti cazzi? Sará che il suo schiavo sessuale non gliel'ha succhiato abbastanza bene. Che te ne frega?"
Verosika sospiró.
"Hai ragione.. Almeno domani ho la giornata libera. Andiamocene prima che se ci ripensi e torni con un coltello."
"Sissignora." rispose Blitzo, accennando un piccolo sorriso colpevole tra se e se.
Il visggio di ritorno in auto, fu abbastanza silenzioso.
Blitzo guidava con le mani strette sul volante e la mascella tesa, come se stesse forzando se stesso di non parlare. Verosika guardava fuori dal finestrino, ignara della crisi esistenziale di Blitzo.
Poi, lui cedette e ruppe quel silenzio.
"Potevi evitarlo."
"Uh? Evitare cosa?" chiese Verosika, voltandosi verso di lui.
"Di dire che non siamo niente. In quel modo. E di darmi anche un calcio."
Verosika sbuffó.
"Oh, ma perfavore. Era una frase di circostanza."
"Ah , fantastico. Quindi adesso io sono il cazzo di circostanza? Significa che se non ero io, poteva essere chiunque altro?"
"Sul serio, vuoi metterti a litigare per questo?"
"Non voglio litigare. Volevo solo dirti che, potevi evitare."
"Ma cosa cazzo volevi che gli dicessi? 'woopsie il mio patatino mi solo stava aiutando a scaricare lo stress post esibizione ' ?!"
Blitzo sbuffó.
"No. Peró ecco, potevi non .. dirlo in quel modo."
Verosika alzó la voce.
"In quale modo?"
"In quel modo. Come se fosse .. vero."
"Oh, cristo. Senti, non ho voglia di starti a sentire."
"Certo, come al solito."
Verosika alzó gli occhi al cielo e tornó a guardare fuori dal finestrino per evitare il discorso.
Rimasero entrambi in silenzio, fin quando passarono accanto ad un edificio circondato da volanti ed in fiamme.
Verosika spalancó gli occhi e si sporse.
"ODDIO MA CHE CAZZO SUCCEDE LÌ? RALLENTA, VOGLIO VEDERE."
Ma Blitzo non rispose, nè si voltó.
Strinse le mani sul volante come se volesse stritolarlo e accelleró bruscamente.
Verosika lo fissó, confusa.
"Ma che cazzo fai-?"
Nessuna risposta. Solo il rumore del motore che accellera.
Lei continuó a fissarlo, turbata.
"Ma che ti prende?"
Ancora silenzio.
"Blitzo? Ti sto parlando."
"Come credi che me le sia fatte queste?" rispose acido lui, indicando appena la parte del suo volto marchiata.
Verosika serró appena la mascella.
"Vuoi.. parlarne?"
disse poi, con tono basso e quasi dolce.
Lui sbottò.
"NO" e la fissò, con sguardo serio. Troppo serio.
"E non provare a richiedermelo. D'altronde, non siamo niente, ricordi?"
Verosika restò con la bocca semi aperta per un momento, poi la chiuse, e restò in silenzio.
Abbassò lo sguardo, giocherellando nervosamente con uno dei suoi bracciali.
Si sentiva tremendamente in colpa, per tutto. E non potè fare a meno di chiedersi se stesse facendo la cosa giusta con lui.... o se si stesse solo cacciando in un nuovo modo per rovinare se stessa.
Riusciva a malapena a tenersi in piedi da sola. Figuriamoci se poteva anche reggere il peso di qualcuno che sembrava crollare dentro, ogni giorno, un pezzo alla volta.
intanto, altrove...
Il ticchettio dei tacchi di Velvette sul parquet di lusso rieccheggiava nella stanza piena di un silenzio quasi intimidatorio. Portava con se una borsa rosa fluo piena di abiti firmati e giudizi assolutamente non richiesti per chiunque le si parasse davanti.
"Valentino?" chiamò, senza troppa enfasi. " Ho portato i vestiti per il photoshoot di domani. Se non ti stanno, puoi anche metterti un sacco della spazzatura, tanto starebbe benissimo col tuo carattere."
Nessuna risposta. Solo un lieve odore di sigaretta.
Velvette girò l'angolo del salotto e lo trovò lì, sprofondato sul divano, con la sigaretta accesa che pendeva tra le dita e lo sguardo perso nel vuoto.
Per un attimo, pensò che fosse morto così. Poi vide la sigaretta che tremolava appena tra le dita e capì che stava semplicemente... dissociando.
"...Val?" si avvicinò un pò. Occhiaie scavate ,camicia slacciata e nessuna risposta.
"Okay, wow. La realtà ti ha preso a pugni?"
Lui deglutì a vuoto, poi mormorò: "Vox."
Velvette sospirò, poi posò la borsa sul pavimento e si sedette sul bordo del divano.
"Che ti ha fatto stavolta? Non ti ha taggato in un post su instagram?"
Nessuna risata o insulto. Solo silenzio.
Lei lò guardò meglio, e stavolta vide una crepa. Una vera crepa. Quella che si nasconde dietro tutta la sua merda tossica e il carisma da vipera. Quella che ogni tanto la fa stare zitta e le ricorda che persino lui, è umano.
"Val... cos'è che non va?"
Valentino sospiró e portó la sigaretta tra le labbra, rilasciando una nuvola di fumo malinconico nell'aria.
"Niente. Grazie per i vestiti, puoi andare." disse poi, ricomponendosi, come se si fosse risvegliato da un momento di tranche.
"Eh no, non fotti con me. Adesso parli."
"Lascia perdere. È una causa persa."
"Oh lo so. Entrambi lo siete...Eppure non riesco a non volervi bene lo stesso."
Valentino sbuffó una risata, seguita da un lungo sospiro.
"Non so che gli prenda.. È .. diverso."
"Beh, gli si saranno scaricate le batterie da sociopatico."
Valentino storse gli occhi.
"Parlo sul serio. È tutto preso da.. non lo so, Alastor."
Velvette sgranó appena gli occhi e sospiró.
"Oh per l'amor del cielo... Alastor.. Dio, credevo gli fosse passata."
"Evidentemente no. È bastato che un coglione lo nominasse per farlo crollare."
"E hai provato a parlargli?"
"CRISTO, CERTO CHE L'HO FATTO!"
"Oh certo, me lo immagino come hai provato a parlargli. Facendo l'isterico o provando a confortarlo offrendogli il culo su un piatto dorato."
Valentino sbuffó e distolse lo sguardo.
"Sai, per quanto possa sembrare difficile da credere, persino Vox ha dei sentimenti."
"Si. Per Alastor."
"No coglione, per te. Lo conosci meglio di me, sai benissimo che non ammetterebbe nemmeno sotto tortura perché ha l'ego e l'orgoglio più grossi del cazzo, ma lo fa. O non saresti qui."
Valentino serró la mascella, senza rispondere.
Velvette lo osservó per qualche secondo in silenzio, poi si alzó in piedi.
"Sai che ti dico? Ti lascio i vestiti qua e me ne vado. Non so se ti serviranno per il photoshoot o per il funerale della vostra relazione, ma io intanto te li lascio qui."
Fece per andarsene, poi si voltó un'ultima volta verso di lui, con uno sguardo meno sprezzante e quasi tenero. Quasi.
"E se un giorno ti svegli meno velenoso del solito... prova a parlargli. Non a scoparlo e non a dominarlo. A parlargli. Chissà, magari funziona."
E uscì, lasciando dietro di se l'odore di lacca e verità un pó troppo scomode.
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buon pomeriggio pupi, oggi siamo tornati coi nostri innamorati disfunzionali 😔✨ e spero veramente di non star facendo troppo casino con la trama- giuro ho il terrore di arrivare ad un punto in cui mi dico "e mo? come cazzo lo risolvo sto casino?" peró dai.. spero che non succeda.
COSA SUCCEDERA? ELSA COSTRUIRÁ IL CASTELLO DI GHIACCIO- ah no quella era un'altra storia, come non detto-
VEROSIKA LASCERÁ ENTRARE KEN NELLA SUA CASA DELLE BARBIE? VALENTINO SI FARÀ UNA TISANA ALLA MELATONINA?
lo scoprirete solo continuando a leggere😔✨
vi droppo pure questa fanart che ho disegnato tempo fa✨
a presto pupi 🫦✨
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