4.




La sveglia rimbombò nella stanza e Verosika aprì gli occhi di scatto, il cuore le martellava nel petto per un attimo prima di rendersi conto... che non aveva sognato. O forse sì, ma non era un incubo. Cosa che ormai era diventata una spiacevole routine per lei.

''Non.. non ho sognato?'' mormorò, incredula.

Si mise a sedere, massaggiandosi le tempie e stiracchiandosi. C'era uno strano senso di calma che la avvolgeva, una quiete fin troppo sospetta. Dormire bene era ormai un lusso che non possedeva, eppure quella mattina... non si sentiva come se avesse lottato con i suoi demoni per tutta la notte. Era strano, ma di certo era anche bello.

Si alzò e nemmeno il tempo di mettere piede a terra che il suo telefono vibrò e , ovviamente, era Valentino. L'unico e solo. Quella quiete era già durata fin troppo.

''Verosika. Voxxy ti ha prenotato un appuntamento da Velvette. Vedi di andarci, devi fare le prove per gli abiti del prossimo concerto. Rispondimi e non farmi incazzare, xoxo.''

Verosika alzò gli occhi al cielo e si limitò a mandare un emoji del pollice in sù. Niente energia da sprecare su insulti , perlomeno non così presto.











Una volta raggiunto l'edificio di Velvette, entrò con passi incerti e subito venne accolta da lei stessa.

''Era ora, cazzo. Ti sto aspettando da una vita.'' sbottò Velvette non appena la vide, trascinandola per un braccio come se fosse un sacco di patate e non una celebrità.

''Sono in ritardo solo di cinque minuti..' protestò Verosika, lasciandosi trascinare.

''E in cinque minuti avrei potuto scoparmi due assistenti e ordinare un abito nuovo. Quindi zitta, troietta.''

Lo studio sembrava aver passato una guerra: stoffe ovunque, manichini nudi e rovesciati sul pavimento e un profumo pungente di lacca e caffè. Velvette frugò tra una pila di abiti e ne tirò fuori uno.

''Forza. Provati questo. Se ti va di merda, mi sparo.''

Verosika afferrò il vestito e si infilò dietro il separè, borbottando mentre si spogliava. Quando cercò di indossare l'abito, capì subito che qualcosa non andava... era più stretto di quello del giorno prima.

''Sbrigati. Se non vuoi che arrivi anche Val a godersi lo spettacolo.''

''Per carità, no.'' mormorò Verosika, cercando di camminare senza sembrare imbalsamata.

Velvette la guardò, inarcando un sopracciglio. ''Oh cazzo, ti sta stretto?''

Verosika annuì piano con un'espressione lievemente imbarazzata sul volto.

''Ma porca puttana, le misure erano perfette!'' sbottò Velvette, afferrando un secondo abito. ''Quelle stronze delle operaie finirò per ammazzarle. Tieni, prova questo.''

Stessa storia, anche il secondo sembrava cucito da un sadico. Il terzo non era da meno.

''Sul serio? Anche questo? Ma che cazzo si sono fumate quelle coglione prima di cucirli?'' urlò Velvette, buttando il vestito su una sedia. ''Questo l'ho fatto io personalmente. Non può essere sbagliato.''

E invece lo era. Le tette di Verosika minacciavano di fare un'uscita di scena drammatica da un momento all'altro.


Un silenzio pesante calò nella stanza.

Velvette guardò l'abito con la bocca aperta, poi alzò lo sguardo su Verosika, che teneva gli occhi bassi e le dita strette attorno al proprio braccio in un gesto di insicurezza che raramente mostrava.

Non servivano parole. Velvette lo capì al volo.

Senza dire nulla, si avvicinò alla porta, controllò che il corridoio fosse vuoto e la chiuse a chiave.

''Spogliati. Ti riprendo le misure.'' disse con un tono secco, ma che tradiva una punta di compassione, forse. Comunque qualcosa del genere.

Verosika non rispose. Sapeva che parlare avrebbe peggiorato le cose. Se avesse anche solo ammesso con un sussurro di essere ingrassata, Valentino avrebbe preso provvedimenti. E i suoi provvedimenti giravano attorno a digiuni, pillole o droghe pesanti.

E Velvette, per quanto stronza e per quanto Verosika non le stesse a genio, era pur sempre una donna. E in quel momento, si comportò da tale.

Con mani rapide e delicate, prese le nuove misure. Nessuna battuta, nessuna frecciatina. Solo silenzio.

''Stronza fortunata...'' borbottò poi, mentre trascriveva l'ultima cifra sul suo taccuino.

''Eh?'' fece Verosika, sollevando lo sguardo confusa.

''Le uniche misure cambiate sono le tette e il culo. Il resto è uguale.''

Verosika sbuffò una risatina, un pò sollevata. ''Grazie..''

''Non è niente. Non voglio vedere Val che manda un'altra persona in ospedale. Gli diremo che la prova è andata bene , ed entro la settimana vedrò di farti avere gli abiti della misura giusta.''


Ad interrompere quell'apparente calma fu il rumore insistente della porta che cercava di aprirsi e le seguenti urla che ne provennero.

''VELVETTE ,APRI QUESTA CAZZO DI PORTA.''

''Oh cazzo-'' Velvette nascose il taccuino dentro un cassetto. Poi si voltò verso Verosika ''Vestiti prima che sfondi la porta. CAZZO ,VALENTINO, UN ATTIMO!''

Verosika si rivestì alla velocità della luce mentre Velvette urlava contro la porta. Poi la aprì con una teatralità esasperata.

''Ma che cazzo? Non sai aspettare due minuti?''

''TU non devi mai farmi aspettare.''

''Ti stai sentendo di nuovo dio, Val? Che palle.''

Lo scambio fra loro fu rapido e velenoso, ma Valentino ovviamente ignorò ogni frase che non lo riguardasse direttamente e si rivolse a Verosika.

''Com'erano i vestiti? Voglio vederli addosso. Ora.''

Verosika sbiancò e Velvette si mise subito in mezzo.

''Oh no. Mi spiace. Devo scappare, ho...ho un trattamento laser prenotato. E si, Verosika viene con me. Ha dei baffetti scandalosi.''

Non aspettò neanche la risposta. Afferrò Verosika per il braccio e la trascinò fuori, di nuovo.


''Sappi che mi devi una bottiglia di gin, come minimo.'' sibilò mentre la riaccompagnava a casa.

E davanti alla porta, in lontananza, qualcosa attirò l'attenzione di Velvette. Un tizio basso, con una giacca trasandata e l'aria di uno che litiga con i semafori.

''Chi cazzo è quello?'' chiese a bassa voce, lievemente preoccupata.

Verosika impallidì ''La mia... guardia del corpo.''

''Ehm... Quello là?'' disse Velvette, indicando Blitzo proprio mentre cercava di rincorrere un piccione come un bambino di cinque anni.

Verosika si girò, guardò la scena, e sorrise imbarazzata. ''Si. Quello.''

Velvette sospirò annuendo lentamente. ''Okay. Non mi interessa. Mi astengo.'' e si allontanò con passo elegante.

Verosika raggiunse Blitzo, che non appena la vide sbuffò, con un espressione drammatica, come se stesse aspettando lì da giorni.

''Oh, finalmente, cazzo.''

''Che ci fai qui?'' Chiese lei già stanca in partenza.

''Mi hai chiesto tu di venire per firmare...qualcosa?''

''...Ah, già.''

Entrarono in casa, e prima ancora di parlare, Blitzo fu assalito da una gigantesca massa di pelo. Tex, il cane di Verosika.

''CIAO BELLO! Che c'è, senti l'odore della mia Loony vero?'' disse con un tono tenero mentre gli accarezzava il mento.

Verosika sorrise di fronte alla scena e richiamò Tex affinchè smettesse di molestare Blitzo.

Poi sbattè un contratto sul tavolo per richiamare la sua attenzione. ''Firma qui. E non sforzarti di leggere tutte le clausole, tanto non ci capiresti comunque un cazzo nemmeno se avessi un dizionario a fianco.''

Blitzo si lasciò cadere sulla sedia con la delicatezza di un elefante. ''Non è che mi stai incatenando in qualche accordo BDSM?''

''Ti piacerebbe. Muoviti.''

Prese una penna glitterata e la porse a Blitzo come se fosse un oggetto prezioso.

Lui la afferrò con due dita, schifato. ''Bella. Posso averla? Mi serviva proprio qualcosa con cui grattarmi il culo.''

''Senti, firma e sta zitto.''

Blitzo rise e scrisse il suo nome con la grafia di un bambino dell'elementari ubriaco.

''Pure il cognome. Non è ufficiale sennò.''

Blitzo la guardò, titubante. ''Per forza?''

Verosika annui, incrociando le braccia, e Blitzo con un lungo sospiro aggiunse il suo cognome. Cognome che non sentiva suo in alcun modo. Lo odiava e odiava anche chi glielo aveva dato.

Poi le restituì la penna e il foglio. ''Ecco fatto. Adesso sono ufficialmente il tuo schiavo personale?''

Verosika prese il contratto tra le mani e strizzò gli occhi cercando di decifrare la calligrafia. ''Blitzo.. Bacchio?''

Blitzo sbuffò, storcendo gli occhi. ''Buckzo.'' la corresse, con tono stizzito.

''Ah.. ok.'' Si voltò e tirò fuori da un cassetto un'agenda. Ma non un agenda normale. Una di quelle enormi e decorata con cuoricini e glitter.

''Tieni. Da ora in poi, questa sarà la tua bibbia. Ci sono tutti i miei impegni della settimana in cui dovrai accompagnarmi.''

Blitzo la sfogliò con l'aria di uno che si era già pentito. ''Domani alle nove: accompagnare Verosika dal parrucchiere...Dieci e trenta: shooting per sponsorizzare la linea di lingerie Veltette... Dodici.. Ma cristo santo, dormi mai?''

''Dormo quando muoio. Tu devi solo guidare, aprirmi le porte, assicurarti che nessuno mi tocchi e sembrare sexy con lo smoking mentre lo fai.''

''Sexy ci sono nato, pupa.'' disse lui, sfoggiando un sorrisetto da idiota. ''Lo smoking, invece..''

''Appunto.''

Verosika sparì in una stanza e ne uscì pochi secondi dopo con un completo perfettamente stirato, taglia Blitzo. Glielo lanciò addosso come un sacco dell'immondizia costoso.

''Eccolo qui. Su misura e gentilmente fornito da... amazon.''

''Non la metto sta roba.''

''Se non lo metti, puoi scordarti i tuoi soldi. Non puoi andare in giro con me vestito come uno spacciatore fallito.''

Blitzo sbuffò e guardò con aria sospetta il completo. Poi sospirò, ''Va bene. Ma voglio degli occhiali da sole. E una pistola.''

''Ti posso dare uno spray al peperoncino. Per ora.''

''Affare fatto.''

Verosika sorrise si appoggiò al tavolo con eleganza snob. ''Perfetto. Ti aspetto domani alle otto.''

''Di sera, spero.''

''Di mattina.''

''DI MATTINA?''

''Si. E vedi di essere puntuale. Prima parrucchiere, poi shooting.''

''A cosa ti serve una guardia del corpo per andare dal parrucchiere?! Devo assicurarmi che non ti lascino le doppie punte?''

''E' il tuo lavoro. Che ti piaccia o no. Se vuoi essere pagato, devi seguirmi ovunque vado.''

''Oh dio..''

''E se lo fai senza lamentarti, posso anche darti qualche centone in più.''

''Non posso promettertelo, io amo lamentarmi.''

''Beh, peggio per te.. adesso vattene prima che Tex ti scambi per un giocattolo da masticare.''

''Ok, ok, me ne vado.''

Verosika lo accompagnò alla porta con un sorrisetto sornione. ''A domani, guardia del corpo. E ricordati: un solo graffio su di me, e oltre a licenziarti ti faccio sbranare dal mio cane.''

Blitzo rise, fermandosi sulla soglia. ''Wow che tenera. Potrei quasi innamorarmi.''

''Condoglianze.''

E senza ulteriori scambi passivo aggressivi, Blitzo si dileguò e Verosika rimase da sola.

E per la prima volta, non vedeva l'ora che arrivasse il giorno dopo.

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eccomi di nuovo 😔✨
oggi non ho niente da aggiungere quindi.. spero vi sia piaciuto il capitolo chill con la new entry di Velvette e ci becchiamo al prossimo capitolo

mi sento così

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